Neolaureati stagisti con la promessa di un posto che non arriva. Un fenomeno trasversale diffuso in Ticino e studiato dalla Supsi
Il dazio da pagare per entrare nel mondo del lavoro è un periodo più o meno lungo di precarietà. Fino a 25 anni, lo stage è la regola. Infatti, nel 2017, l’8% dei lavoratori (soprattutto dai 15 ai 24 anni) aveva un contratto di durata determinata (fonte Rifos). Questo può favorire indebitamento giovanile e discriminazione tra chi può vivere lavorando gratuitamente e chi non può permetterselo.
Per alcuni, dal primo stage si passa al secondo con la promessa di un posto che non arriva. Pur di fare curriculum c’è chi accetta paghe offensive e talvolta non viene seguito.
Attraverso la disoccupazione, c’è poi chi passa da una prova all’altra. Forza lavoro gratuita pagata dalla disoccupazione. C’è chi la impiega per davvero, chi ne approfitta per avere manodopera gratuita, chi passa da un fallimento all’altro e continua a ricevere professionisti in cerca di impiego. Concorrenza sleale anche verso chi rispetta le regole.
Infine, c’è il nuovo mondo dell’economia dei lavoretti in rete dove la precarietà la fa da regina.
Vi raccontiamo cinque volti diversi del lavoro gratuito (in modo anonimo per rispetto dei diretti interessati) raccolti soprattutto grazie a sindacati e commentate dal prof. Spartaco Greppi, economista alla Supsi, impegnato nella ricerca ‘Free Work’ tra lavoro gratuito e libero. «Il fenomeno c’è e lo stiamo monitorando. Se non lo si affronta seriamente tra sindacati, Stato e imprenditori è destinato a peggiorare con effetti a catena sulla collettività. L’Avs si fonda sui prelievi salariali, se stagnano o diminuiscono, si mette in pericolo parte del finanziamento dell’Avs».
Per alcuni lo stage più che un’occasione di formazione per maturare esperienza diventa una forma di sfruttamento, ossia assunzioni di lavoratori a basso costo. Un rischio noto alle autorità cantonali che hanno emanato, due anni fa, linee guida per gli stage alle aziende.
«L’ispettorato del lavoro nel 2017 ha rilevato una trentina di situazioni problematiche nel rispetto del contratto di lavoro nell’ambito degli stage. È un fenomeno che rileviamo, non tutti i casi vengono alla luce, ma non ho elementi per dire che è allarmante», dice alla Regione Stefano Rizzi. Il direttore della Divisione economia sottolinea poi che si registrano poche segnalazioni e ricorda che la multa prevista arriva fino a 30mila franchi.
Per il ricercatore Greppi, si pone un problema di indebitamento: «È giusto acquisire esperienza e costruire la propria rete di contatti, ma è pur vero che non tutti possono permettersi stage prolungati. Se non si regolamenta il settore si rischia di creare diseguaglianze di reddito. Neolaureati che non hanno alle spalle la famiglia o risorse economiche, rischiano di indebitarsi passando da uno stage non pagato all’altro», spiega l’esperto.
Soprattutto per i neolaureati è importante sapere come muoversi, per non cadere in una spirale di stage non pagati che rischiano di far perdere tempo. «Occorre stare attenti a porre degli obiettivi all’inizio dello stage che deve avere un progetto formativo, altrimenti si perde il proprio tempo e si viene usati per un lavoro di basso profilo», spiega ancora il professor Greppi. «Inoltre, continua, è bene chiarire quali spese sono riconosciute e che cosa si ottiene alla fine: se tutto fila liscio, si dovrebbe tradurre in assunzione, se viene proposto un altro stage nello stesso contesto occorre fare attenzione».
Un sottobosco di lavori gratuiti o sottopagati conditi da promesse di un posto di lavoro che spesso non arriva. Un nuovo malandazzo che sembrerebbe aver messo radici qua e là in Ticino e la Supsi sta cercando di fotografare. Stage per formarsi o sfruttamento di manodopera gratuita?
Ne parliamo con uno dei ricercatori, il prof. Spartaco Greppi, economista e responsabile dell’Unità di ricerca di lavoro sociale del Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale alla Supsi, impegnato nella ricerca ‘Free Work’ tra lavoro libero e lavoro gratuito.
Il problema esiste. Per neodiplomati e laureati sta diventando una modalità di entrata nel mondo del lavoro. Lo stage in sé non è negativo, ma lo diventa se si prolunga, se si continua da uno stage all’altro con promesse di un impiego che non arriva. Quando ciò è seriale abbiamo un grosso problema.
L’Ufficio federale di statistica (Ust) ha rilevato un forte aumento degli stage fra i giovani tra i 15 e i 24 anni dal 2010 a oggi in Svizzera. Tra i salariati in questa fascia d’età (apprendisti esclusi), quasi un quarto dei contratti di lavoro sono a tempo determinato e fra questi il 41% sono rappresentati da stage.
Abbiamo rilevato l’aumento significativo dei tempi parziali brevi, spesso vincolati alla disponibilità a rientrare al lavoro nel tempo di non lavoro. Stiamo poi assistendo ad un aumento delle persone senza attività lucrativa (chi non percepisce reddito o è di poco conto) che versano i contributi minimi previsti dalle assicurazioni sociali di base. Quest’ultimo fenomeno non è circoscritto ai giovani. Inoltre, vi è una tendenza a rimanere più a lungo nella categoria delle persone senza attività lucrativa. Tendenze che non possono che inquietare per quanto riguarda gli effetti sullo Stato sociale.
È un fenomeno trasversale che coinvolge vari ambiti, da quelli che richiedono profili professionali avanzati fino a quelli più tradizionali. Questa nuova realtà è in divenire, si insinua in varie professioni ed è ancora di difficile lettura.
Riscontri di lavori gratuiti sono stati rilevati e documentati anche da fonti sindacali e organizzazioni di categoria. Abbiamo fotografato una serie di figure professionali che vivono il lavoro gratuito. Dallo stagista plurilaureato che guadagna 500 franchi al mese lavorando a tempo pieno fino a chi ha due lavori, uno di giorno per vivere, uno di notte per passione. C’è poi chi fa volontariato a eventi culturali o sportivi in cambio di un attestato da mettere nel curriculum vitae. Ma anche l’operaio che vede estendere l’orario di lavoro senza essere adeguatamente pagato né in ferie né in denaro.