L’acqua non ha rovinato il vino. O meglio, le piogge di questo fine settimana non hanno intaccato la diciannovesima edizione di Cantine aperte. Tanto che quando raggiungiamo il direttore di Ticinowine Andrea Conconi, lo troviamo decisamente soddisfatto: «Per alcuni dei partecipanti è stata l’edizione migliore degli ultimi tre anni», ci dice. Giovedì e venerdì il prologo alla Casa del vino di Morbio Inferiore con la degustazione dei Merlot ticinesi che hanno sbancato (20 medaglie d’oro su 39) il recente mondiale del Merlot. Poi, sabato e domenica, la due giorni ‘popolare’ in cui 72 produttori ticinesi hanno accolto centinaia di appassionati e curiosi nei propri luoghi di produzione. Ottima, a dire di Conconi, l’affluenza (anche da fuori cantone, nonostante le lunghe code al Gottardo) e la cifra d’affari, con una nota positiva su tutte: la presenza interessata di molti giovani, sintomo di un settore che ha prospettive.
Un successo di pubblico non scontato, aggiunge il direttore di Ticinowine, non solo per il meteo, ma anche visto il cambiamento di data: non più l’ultima settimana di maggio, ma a Pentecoste. «Abbiamo voluto spostarlo per favorire anche il pubblico da Oltralpe». Una sfida apparentemente vinta. Come vinta sembra essere la sfida di un intero settore, quello vitivinicolo ticinese, che è nato negli anni Settanta – non di rado da piccole realtà locali e familiari – ed è poi cresciuto molto nei decenni, con un aumento vertiginoso della qualità favorito, negli ultimi anni, pure dall’arrivo di giovani viticoltori formati.
«C’è effettivamente un buon cambio generazionale nel settore», annota ancora Conconi. Un po’ come sta avvenendo in alcune realtà del Malcantone, al centro dell’annuale visita organizzata da Ticinowine per autorità cantonali e stampa. Una realtà fatta di piccoli produttori. «Non si possono però certo chiamare hobbisti. Ad esempio Davide Ghidossi – titolare di una cantina a Croglio – ha ripreso la passione dal padre Gianfranco, ingegnere elettronico, e ne ha fatto una professione». Lo stesso succede pure poco lontano, a Beride, dove alla cantina Zündel, Myra, dopo studi specifici, lavorerà nell’azienda familiare fondata dal padre Christian.
Vigneti di Merlot, ma non solo. Nel visitare le cantine, molti hanno potuto rendersi conto di come in Ticino ormai si coltivi con successo anche altri tipi di uva. «Il clima del Ticino si adatta bene al Merlot, la cui vinificazione dà un prodotto estremamente elegante alle nostre latitudini. Ma ci sono anche piccole coltivazioni di Chardonnay, Syrah, Cabernet che hanno bisogno di più sole per arrivare a maturazione. Con i cambiamenti climatici in atto, raggiungono una buona maturazione». Ci si adatta, insomma. E spesso si trovano soluzioni anche ad annate che sembrerebbero disastrose, come quella del 2014, quando i raccolti erano stati falcidiati dal moscerino suzukii: «I viticoltori non si sono persi d’animo, hanno correttamente scelto di buttare tutta l’uva non più che perfetta e hanno così prodotto comunque un’annata di qualità». Negli ultimi anni son poi arrivate altre novità: «Sono nati vini dolci, sullo stile del Porto ed è aumentata la produzione dello spumante, che va incontro alla moda delle bollicine, la quale mostra il maggior trand positivo sul mercato. Certo, il Ticino non diventerà una nuova Franciacorta, ma ci sono ottimi prodotti. Prodotti che si possono scoprire anche grazie a Cantine aperte».