Ticino

Rimborsi, Bacchetta-Cattori: 'Il controllo finanze non ci allarmò'

Il coordinatore della Sottocommissione finanze non ci sta e precisa il ruolo della Gestione: 'L'alta vigilanza non scatta sulla base di una generica osservazione'

Ti-Press
2 marzo 2018
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«Come deputati non ci stiamo a passare per coloro che sapevano e pur sapendo avrebbero tollerato una situazione non corretta per quanto riguarda i rimborsi del governo. Nei documenti trasmessici, il Controllo cantonale delle finanze non ha mai attirato la nostra attenzione su irregolarità, vere o presunte». Dal 2003 membro della commissione parlamentare della Gestione e oggi anche coordinatore della sottocommissione ‘finanze’, che si sta occupando del dossier sui controversi benefit del Consiglio di Stato, il popolare democratico Fabio Bacchetta-Cattori respinge il rimprovero mosso al Gran Consiglio di non essersi attivato per tempo nonostante le informazioni del Ccf, il Controllo cantonale delle finanze. «Il Ccf, nei suoi rapporti voluminosi inviati alla Gestione, alla voce ‘Apprezzamento generale’ ha sempre scritto – riprende Bacchetta-Cattori – che i dati presentati dall’Esecutivo erano contabilmente corretti e conformi alle disposizioni legali in vigore. E quando il Controllo delle finanze, paragonabile all’ufficio di revisione che verifica la contabilità di una società, ti dice che è tutto corretto, l’alta vigilanza del parlamento non scatta». In quei rapporti ci sono però altre voci. Come la ‘Osservazioni e proposte principali’. Alla quale, in un rapporto ad esempio del 2012, il Ccf scriveva: “Invitiamo il Consiglio di Stato a sottoporre per approvazione all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio anche la Nap 44/2011 del 20 aprile 2011 che attualizza (oltre ai diritti conferiti per legge) le agevolazioni concesse al consigliere di Stato durante l’esercizio del mandato e dopo la cessazione dello stesso”. Già, la famosa nota a protocollo 44. Quella con le agevolazioni appunto di fine mandato – due mesi di stipendio supplementari, regalo fino a 10mila franchi e rimborso forfettario mensile di 300 franchi per il telefono, nonché l’indennità di seimila franchi per il Cancelliere – che né quest’ultimo né l’Esecutivo hanno mai trasmesso al parlamento. Ebbene, quell’annotazione del Ccf non doveva alla Gestione far saltare la mosca al naso? «L’alta vigilanza non può scattare sulla base di una semplice, generica osservazione, priva dunque delle necessarie indicazioni di dettaglio, come quella in cui si formula un invito al Consiglio di Stato – sostiene Bacchetta-Cattori –. Diverso sarebbe stato il discorso se il Ccf avesse avvertito esplicitamente la Commissione della gestione che vi erano delle anomalie sui benefit del governo».

Per la prossima seduta parlamentare, che si aprirà il 12 marzo, la sottocommissione ‘finanze’ dovrà redigere all’attenzione del plenum un rapporto sulla vicenda rimborsi, dopo aver sentito il governo e i funzionari che si sono occupati del dossier. Tra i funzionari l’ex cancelliere Giampiero Gianella, al quale il Consiglio di Stato ha nel frattempo chiesto la restituzione dei due mesi di stipendi supplementari in quanto già beneficiario della pensione. Salari extra che non possono essere considerati delle indennità di uscita ai sensi della Legge sugli stipendi dei dipendenti dello Stato: indennità previste dall’articolo 27 ma solo in caso di disdetta del rapporto di impiego per licenziamento senza colpa oppure dopo un lungo periodo di malattia. Fattispecie insomma particolari e non pertinenti nel caso in questione. L’Esecutivo sta intanto lavorando a una risoluzione per ridurre fra l’altro, sembra, il rimborso forfettario mensile delle spese telefoniche.