Affaire rimborsi, il Consiglio di Stato scrive all’ex Cancelliere per farsi restituire gli extra. Percepiva già la pensione
Quei due mesi extra di stipendio percepiti dall’ex Cancelliere dello Stato Giampiero Gianella dopo il suo pensionamento sono da restituire. A chiederlo lunedì con una lettera spedita al diretto interessato è il Consiglio di Stato, giunto dunque a una prima importante conclusione sulla vicenda dei rimborsi. Il diritto a due mesi supplementari di salario concesso in passato “per prassi” ai consiglieri di Stato, poi dal 1999 formalizzato in una “nota a protocollo”, non può essere esteso al Cancelliere. Posto che sulla legittimità di tale condono ai ministri uscenti si esprimerà ben presto lo stesso Esecutivo (è uno dei punti critici della questione e dal profilo giuridico la matassa è ancora piuttosto ingarbugliata), la “bufera” sollevata dall’Mps ha sortito il primo risultato: per quanto quella del Cancelliere rappresenti la posizione più alta tra i funzionari dello Stato, “funzionario” pur sempre rimane. Indi per cui un salario “extra” giustificato dalla necessità di affiancare il suo successore non regge: come in ogni azienda, il passaggio di consegne tra un dipendente e il suo subentrante viene solitamente programmato prima della scadenza del contratto. Così è stato anche per l’avvicendamento in Cancelleria, con Arnoldo Coduri nominato nel febbraio 2016 ed entrato in carica solo il 1° settembre dello stesso anno, quando Gianella è passato al beneficio della pensione. Scriveva a febbraio 2016 il governo: “Coduri inizierà la sua attività nei prossimi mesi, durante i quali sarà per un periodo affiancato dall’attuale Cancelliere dello Stato Giampiero Gianella che assicurerà il passaggio di consegne”. Mal si comprende dunque perché Gianella avrebbe dovuto essere stipendiato anche nei mesi di settembre e ottobre.
Mesi in cui – ed è il secondo elemento – ha percepito la rendita previdenziale. Sì, perché la pensione è stata regolarmente versata dall’Istituto di previdenza del Canton Ticino al termine del contratto di lavoro, mentre i servizi statali – sollecitati dallo stesso Gianella – hanno provveduto a versargli le due mensilità “extra”, secondo la “nota a protocollo” numero 103 del 2016 (il beneficio ai due extra dopo il 1999 era finito dapprima nella decisione governativa “Nap 44”, infine nella “Nap 103”, vedi infografica).
La necessità di sottoporre queste decisioni al parlamento è uno dei punti ancora da chiarire nell’affaire “rimborsi”. Se sul fronte penale il pg John Noseda dovrebbe chiudere l’incarto oggi (si va verso un secondo decreto d’abbandono), sul fronte amministrativo e politico gli approfondimenti sono in corso. Ieri il Consiglio di Stato si è espresso con un comunicato, ribadendo che si stanno compiendo “tutti i passi necessari per fare chiarezza”. Il governo “fa comunque osservare che la legalità dei rimborsi è garantita dall’articolo 7 della Legge sugli onorari e sulle previdenze a favore dei membri del Consiglio di Stato” del 2005, con l’approvazione da parte dell’Ufficio presidenziale nel 2011 “del forfait di 15’000 franchi e dell’elenco spese”. Su “tutte le altre questioni” sono attesi ulteriori approfondimenti. Detto dei due mesi extra di salario (che comunque non si sovrappongono, nel caso dei ministri, alla rendita della pensione), resta da chiarire la legittimità del rimborso per spese telefoniche di 300 franchi al mese (attualmente non sospeso) e l’opportunità di un dono a fine mandato di 10’000 franchi esentasse che può essere versato anche ‘cash’.