La Commissione di vigilanza Lia procede con la riscossione delle tasse 2018. Ma il governo aveva chiesto di pazientare
Sul ‘dossier Lia’ non ci sono solo incognite. C’è pure una buona dose di tensione, dopo che la Commissione di vigilanza ha avviato la procedura di rinnovo di iscrizione all’albo, con relativa riscossione della tassa. Come spiegava la direttrice Cristina Bordoli Poggi ai microfoni della Rsi mercoledì, “in questo momento il dispositivo legale non ha subito alcuna modifica. E quindi dobbiamo continuare ad applicarlo così com’è”. Andando cioè a sollecitare le oltre cinquemila ditte iscritte all’albo, che hanno tempo fino a fine marzo per procedere al rinnovo secondo articoli e regolamento della Legge sulle imprese artigianali in vigore dal 2015.
Tutto facile? Mica tanto. Perché il destino della Lia è incerto, per non dire compromesso: il Tribunale cantonale amministrativo (Tram) a metà novembre ha accolto un primo ricorso contro l’obbligo di iscrizione all’albo, rafforzando la tesi di chi ritiene che la ‘legge anti-padroncini’ è discriminatoria. Il governo discuterà della tenuta giuridica dell’impianto la prossima settimana (al più tardi la settimana seguente), sulla base di due perizie commissionate prima di Natale. Se quella interna all’Amministrazione suggerisce di rinunciare del tutto alla Lia, quella esterna accorderebbe qualche chance di sopravvivenza alla normativa qualora si prevedesse un’iscrizione su base semi-volontaria e, soprattutto, non a pagamento. Ma avrebbe ancora un senso?
Conscio dell’ingarbugliata matassa che ha tra le mani, il Consiglio di Stato aveva dunque chiesto già prima delle Feste alla Commissione di vigilanza di pazientare sulla riscossione delle tasse 2018. In attesa insomma di chiarire il destino della legge, evitando se del caso di ritrovarsi nella spiacevole situazione di dover ristornare (almeno in parte) i soldi raccolti... Peraltro, aveva fatto presente l’Esecutivo, le casse della Commissione non sono vuote: i controlli sul mercato del lavoro sarebbero dunque potuti andare avanti anche durante questi mesi di empasse. Indicazione caduta nel nulla, vista la procedura aperta proprio in questi giorni e che non ha mancato di creare malumore a Palazzo. La richiesta di sospendere l’incasso sarà quindi formalizzata nuovamente, stavolta in forma scritta, con una lettera dai toni più perentori: se non sarà il governo a scriverla, ci penserà con ogni probabilità il Dipartimento del territorio.
Detto delle perizie e della prima sentenza, va ancora aggiunto che il Tram dovrebbe deliberare a breve – al più tardi nel corso del prossimo mese – sui tre ricorsi che la Comco ha inoltrato verso fine 2016 contestando la compatibilità della Lia con la Legge federale sul mercato interno, la Lmi. Da ricordare che la Commissione della concorrenza è legittimata a ricorrere a livello cantonale per far accertare eventuali violazioni appunto della Lmi. Al Tram sono giunti finora una settantina di ricorsi in tutto legati alla Legge sulle imprese artigianali. La maggior parte per il diniego di iscrizione all’albo: la ditta riconosceva di doversi iscrivere ma l’iscrizione le era stata negata a causa dell’assenza di uno o più dei requisiti previsti. Alcuni ricorsi sono stati ritirati in quanto divenuti nel frattempo privi di oggetto. Il Tribunale amministrativo ha inoltre evaso una serie di ricorsi contro le multe per esercizio abusivo dell’attività artigianale: sanzioni inflitte a ditte che avevano eseguito lavori senza essere iscritte o senza aver inoltrato una domanda di iscrizione. Il Tram li ha evasi nel senso che ha rinviato le pratiche alla Pretura penale, sostenendo che si tratta di diritto penale amministrativo. Nelle decisioni di multa veniva invece indicato il Tribunale cantonale ammini