In risposta a un’interrogazione, il Municipio spiega che cosa sta attuando per contrastare le isole di calore
“Il problema delle isole di calore è ben noto. La Città si è da tempo attivata per affrontarlo”. Inizia così la risposta del Municipio all’interrogazione di Jacopo Scacchi – primo firmatario –, Andrea Stephani, Sara Haeuptili Nguyen Trinh e Gianna Bonina che chiedevano se l’esecutivo fosse al corrente della problematica e se fosse stato implementato un sistema di misurazione per individuare i luoghi più caldi.
Dalla risposta emerge che sono tre le zone critiche rilevate da uno studio commissionato “per analizzare e valutare in modo dettagliato la problematica in oggetto”. Grazie ai rilievi termici effettuati in tutti i quartieri, utilizzando droni e sonde portatili, tra le principali isole di calore identificate c’è la Stazione Ffs, “una delle aree più trafficate con fermate dell’autobus, piazze e aree di incontro, caratterizzate da alte temperature anche durante la notte”. Un’altra area critica è il nucleo di Mendrisio che “comprende le vie principali, il Municipio e altre piazze, dove le temperature elevate sono amplificate dalle superfici dure e impermeabili”. Infine, la zona ospedale / scuole “lungo via Alfonso Turconi, dove si trovano numerose strutture scolastiche e sanitarie”. Lo studio – dal titolo ‘Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici - isole di calore - Analisi e strategia’ – ha anche evidenziato che nelle aree periferiche, come Genestrerio e Ligornetto, si registrano “isole di calore nelle vicinanze di parcheggi e strade principali”. A Rancate, invece, le alte temperature si verificano solo in “alcune zone” non specificate nella risposta, mentre gli altri quartieri ‘di montagna’ sono meno toccati dal fenomeno.
A conclusione dello studio sopracitato, vengono proposte diverse possibili soluzioni. Si suggerisce, ad esempio, di “incrementare le aree verdi con la piantumazione di alberi e la creazione di giardini urbani”, così come “utilizzare materiali riflettenti per le superfici stradali e i tetti”. Viene anche proposto di “implementare fontane e altri sistemi di raffrescamento idrico”. Ora, con questo studio in mano, tocca alla Città trovare delle nuove soluzioni che, ribadisce l’esecutivo, “richiedono azioni integrate che uniscano soluzioni tecniche, urbanistiche e sociali, con il coinvolgimento di enti pubblici, privati e cittadini e in questo senso la Città non può pensare di affrontare il problema da sola, senza un approccio più ampio e condiviso”. Questa collaborazione tra le parti, per l’esecutivo è dovuta in quanto “le possibili spese legate al promovimento di specifiche misure sono da tenere in debita considerazione, anche per rapporto alla situazione finanziaria della Città”.
I firmatari de L’AlternativA – Verdi e Sinistra Insieme, hanno sollevato anche la questione di un possibile intervento all’Ospedale Beata Vergine (Obv), chiedendo una sistemazione della piazza per una migliore gestione climatica. L’esecutivo ha ricordato che l’area è di proprietà privata – dell’Ente Ospedaliero Cantonale –, e che “è stata coinvolta nel progetto di realizzazione della nuova area dell’ospedale e relativa piazza antistante”.
Attualmente, la piazza non dispone di ampie zone ombreggiate, ma – sottolinea l’esecutivo –, “il piano di piantumazione e gestione della piazza, prevede delle fasi di sviluppo delle alberature con una proiezione su un anno, cinque anni, dieci anni e vent’anni”. Queste tempistiche sono “necessarie per la crescita naturale delle piante, che attualmente risultano essere di piccole dimensioni”. L’esecutivo conclude che sebbene “la situazione non è delle migliori, va monitorata nel suo sviluppo. Si confida che presto ci saranno dei miglioramenti e con lo sviluppo della vegetazione, garantendo comunque la giusta sicurezza operativa della piazza, si potrà godere di zone maggiormente ombreggiate e più fresche”.