Balerna, Chiasso, Coldrerio, Mendrisio, Novazzano e Stabio si oppongono alla decisione del Datec e ricorrono al Tribunale federale amministrativo
Balerna, Chiasso, Coldrerio, Mendrisio, Novazzano e Stabio lo avevano annunciato: la vertenza sulla corsia dei Tir tra Coldrerio e Balerna non è finita con la decisione del Datec di approvare il progetto dell'Ufficio federale delle strade (Ustra). Nei giorni scorsi i sei Comuni hanno infatti presentato ricorso al Tribunale federale amministrativo (Taf) contro la decisione del Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni. Un ulteriore passo che testimonia la piena contrarietà a un progetto di cui si discute da ormai un paio d'anni e che Ustra immagina di realizzare tra il 2025 e il 2027, con l'obiettivo di far sostare fino a 130 mezzi pesanti lungo l'autostrada a sud di Coldrerio.
Il ricorso inviato al Taf è strutturato in sette motivi principali. Si comincia con la violazione del diritto di essere sentiti per passare direttamente alla corsia per lo stazionamento dei veicoli pesanti – il punto più corposo –, alla procedura di esame di impatto ambientale, fino ad arrivare a tematiche più puntuali come quelle ambientali, di inquinamento fonico e dell'aria e al cantiere. Per i Comuni “il Datec non si è effettivamente confrontato con le contestazioni sollevate dai Comuni ricorrenti – si legge –, in particolare in riferimento alla giustificazione della corsia per lo stazionamento dei veicoli pesanti, limitandosi a riportare e appoggiare le argomentazioni dell'Ustra”. Argomenitazioni che erano state definite “esaustive” nella decisione presa a inizio ottobre.
Entrando nello specifico del progetto, i Comuni ribadiscono che la corsia dei Tir è contestata in quanto “non è il frutto di una corretta ponderazione degli interessi in gioco e di una valutazione di possibili alternative (principi ancorati nel diritto federale)”. A mente dei ricorrenti vi sono delle circostanze che la portano a essere “un'opera inutile”. A partire dall'evoluzione del traffico pesante, “in costante diminuzione negli ultimi decenni”. Un fatto che “dovrà essere l’obiettivo anche in futuro alla luce di quanto prefissato dal diritto federale (art. 84 della Costituzione) in merito al trasferimento del traffico merci pesante attraverso le Alpi dalla strada alla ferrovia con l’obiettivo di raggiungere al massimo 650’000 viaggi annui”. A questo si aggiunge che l'entrata in funzione, nel dicembre 2022, del Centro di controllo dei veicoli pesanti di Giornico “permette di gestire più agevolmente e con anticipo il traffico pesante diretto verso la dogana di Chiasso”. Fatto, quest'ultimo, che per i ricorrenti, in questi ultimi anni “ha portato benefici concreti in termini di riduzione dei giorni di incolonnamento dei veicoli pesanti alla dogana”. Tra i punti esposti da Ustra a favore della corsia ci sono “presunti eventi straordinari nei pressi della dogana di Chiasso che impedirebbero la gestione del traffico pesante”. Eventi che per i Comuni “non possono essere considerati straordinari in quanto prevedibili e gestibili con un certo anticipo, come per esempio scioperi e giorni festivi in Italia, o comunque insiti nell’esercizio autostradale e riguardano tutta la rete stradale, come incidenti e maltempo”. Altro punto sollevato è il processo di digitalizzazione in corso delle procedure di sdoganamento che “permetterà di snellire e ridurre i tempi di attesa dei veicoli pesanti presso la dogana, e quindi le colonne, facilitando la gestione durante i periodi più intensi e di emergenza”. I Comuni lamentano il fatto che il Datec “non ha neppure ritenuto di dover consultare l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini per ottenere dei riscontri sul processo di digitalizzazione in corso e i suoi effetti positivi sulla gestione dei Tir presso la dogana, ciò che renderà inutile la prevista corsia”. Per il PoLuMe, altro progetto stradale che interessa la regione, l'Ufficio federale dello sviluppo territoriale ha avviato uno studio per valorizzare il contenuto pianificatorio per uno sviluppo ottimale del territorio. A giudizio dei Comuni ricorrenti, anche la corsia dei Tir “deve rientrare tra quelle importanti opere viarie del Mendrisiotto che devono essere coordinate nell’ambito di tale studio nell’ottica di un corretto sviluppo territoriale della regione”. I Comuni ritengono infine che “non sono state valutate in maniera approfondita possibili soluzioni alternative per delle aree di sosta, magari anche di dimensioni contenute ma distribuite su più ubicazioni, in altri luoghi a nord del ponte diga di Melide”.
Mentre il Datec ha definito “neutri” gli effetti ambientali, i ricorrenti denunciano che “non è stata seguita correttamente la procedura di impatto ambientale regolata dal diritto federale” e nemmeno “la natura dell'intervento stradale che avrebbe dovuto portare a prendere in considerazione i limiti fonici più restrittivi con la conseguenza che Ustra deve farsi carico di finestre fonoisolanti per tutti gli edifici presso i quali tali limiti sono superati”. A questo si aggiunge il fatto che la creazione della corsia dei Tir prevede interventi “piuttosto invasivi” all'interno del Parco della Vale della Motta e che il progetto “comporta ulteriore inquinamento e non tiene adeguatamente conto della situazione già critica del Mendrisiotto”. Vi sono, infine, “problematiche a livello della gestione del cantiere” che “si estenderà per molti anni a ridosso anche di zone abitate e prevede lavorazioni molto rumorose anche di notte”.