Base una società con sede a Chiasso, il 51enne ha truffato imprenditori facoltosi del Nord Italia, su entrambi i lati del confine
La data del processo penale non è ancora stata fissata. Una cosa, però, è certa: il broker italiano di 51 anni finito di recente nella bufera non dovrà fare i conti solo con la giustizia del suo Paese, ma anche con quella ticinese. Il faccendiere, fondatore una decina di anni fa di due società con base in Svizzera (il gruppo Xy a Zurigo e la Xy Eos Ticino a Chiasso), comparirà infatti davanti alle Assise criminali per rispondere dell'accusa di amministrazione infedele aggravata. Reato riconducibile a fatti avvenuti fra il giugno del 2017 e il marzo del 2020. Vittime del raggiro alcune società (in un caso gestite da un membro della famiglia Cordero di Montezemolo), convinte a investire in un fondo di investimento – di fatto riconducibile al broker –, subendo un danno patrimoniale, quantificato globalmente in almeno 1,6 milioni di franchi.
L'autorità giudiziaria ticinese, in effetti, è stata la prima a mettersi sulle tracce dell'uomo, facendo emergere quello che è stato definito un ‘disegno criminoso’. Un modus operandi, il suo, che si ritrova anche nel raggiro messo a segno in Italia ai danni di imprenditori del NordItalia – tra loro anche nomi molto noti – per oltre 50 milioni di euro. Sono state proprio le querele delle vittime, presentate tra il settembre del 2020 e l'aprile scorso, a portare all'apertura da parte della Procura di Milano di un procedimento penale. Procura che ha chiesto la collaborazione degli inquirenti ticinesi, acquisendo gli atti dell'indagine condotta da questa parte della frontiera.
Così, mentre sul versante italiano si è dato seguito a un decreto di sequestro preventivo da circa 18 milioni di euro firmato dal Tribunale di Milano e a carico del consulente finanziario residente in Svizzera, da questo lato, stando a nostre verifiche, si stanno chiarendo le posizioni di alcuni imputati secondari, per i quali il procuratore pubblico Daniele Galliano, titolare dell’inchiesta, già prospetta l'abbandono. Pendente l'atto d'accusa, diversa la posizione del 51enne. Per lui vi sarà, infatti, la promozione di una accusa aggiuntiva per delle fattispecie minori.
Secondo quanto ricostruito dalla Procura ticinese, e ripercorso nel Decreto di sequestro preventivo delle autorità italiane, nel 2016 il broker dà vita a un fondo di investimento, creando una serie di società con sede in Lussemburgo e in Svizzera che gli permetteranno poi di far transitare i capitali raccolti da clienti scelti con cura tra imprenditori facoltosi (trentotto in tutto i soggetti coinvolti, perlopiù grazie al passaparola). Tutto ciò secondo un preciso schema riprodotto anche in Italia con sistema nei confronti di numerosi clienti – non tutti sono poi usciti allo scoperto – e senza che gli investitori se ne avvedessero, consegnandogli, oltre al denaro, anche la loro fiducia. Tant‘è che gli operatori incontravano le vittime nelle loro sedi.
Di fatto l'uomo, solo e unico referente delle varie società-contenitore, incassava oltre l'88 per cento dei soldi che approdavano nella cassaforte del fondo. Una modalità, si annota, con la quale ha violato "ripetutamente il proprio dovere di diligenza e fedeltà disciplinato dalla normativa elvetica".
E di reati il broker ne ha cumulati diversi pure in Italia. A suo carico si parla, innanzitutto, di abusivismo finanziario, truffa ed evasione fiscale. L'uomo e i suoi otto agenti – che agivano in concorso – oltreconfine si muovevano sul territorio come operatori della Xy Eos Ticino Sa, società peraltro non autorizzata a prestare servizi in materia finanziaria in Italia. Artifizi ed espedienti, accertati nel corso delle indagini condotte dal Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di finanza, erano il pane quotidiano. Uno solo l'obiettivo, "acquisire la gestione finanziaria dell'ingente patrimonio liquido dei clienti, sollecitandoli a investire ingenti somme di denaro in comparti del fondo, cagionandogli altresì un grave danno patrimoniale".
Di facciata si mostrava, infatti, l’interesse dei clienti per quel tipo di fondo di investimento, quindi anche per gli alti rischi che comportava, tanto da rivelarsi fallimentare e fagocitare tutti gli averi investiti. In realtà gli imprenditori immaginavano che i loro capitali venissero impiegati in operazioni ‘tranquille’ e fossero, dunque, in mani sicure. Invece, né il 51enne, né i suoi collaboratori risultavano essere in possesso delle qualifiche professionali necessarie.
Di argomenti per sembrare ciò che non erano, però, il broker e i suoi agenti ne avevano e non pochi. Il gruppo Xy veniva ’venduto', in effetti, come una "società tecnologica pionieristica specializzata in servizi di consulenza strategica e di intelligence per la gestione patrimoniale di fascia alta", target famiglie e imprese dalla grande disponibilità economica. Quanto al broker si presentava come un "consulente strategico con più di 15 anni di esperienza nella consulenza e nella gestione patrimoniale", vantando competenze da fisico nucleare al Cern di Ginevra, transitato poi attraverso una società di consulenza affine a primarie organizzazioni internazionali e una banca svizzera. Insomma, il 51enne, si legge nel Decreto, ha "applicato la sua esperienza come scienziato nucleare alla finanza digitale, inventando un nuovo approccio incentrato sul monitoraggio e sul controllo del patrimonio, sfruttando anche l'intelligenza strategica acquisita mediante elaborazione dei big data".
Sulla carta un biglietto da visita altisonante, nella realtà dei fatti solo il mezzo per mettere le mani nei conti dei clienti.