La decisione della Fondazione Diamante di chiudere il ritrovo sta mobilitando la popolazione
Un migliaio di firme in un paio di settimane: la scelta della Fondazione Diamante di chiudere a fine anno i battenti dell'osteria L'Uliatt a Chiasso sta mobilitando la gente della regione. La petizione lanciata da un gruppo di cittadini – che annovera anche municipali locali, in testa Moreno Colombo e Stefano Tonini – sta facendo breccia. Tante, fanno sapere i promotori, le telefonate ricevute e le perplessità sollevate con la decisione di chiudere qui l'esperienza del ritrovo ricavato da alcuni degli spazi di un antico complesso industriale.
A testimoniare la bontà di questa intuizione – che tanto stava a cuore a Mario Ferrari, all'epoca direttore della Fondazione –, vi sono, del resto, le testimonianze di chi più volte si è seduto ai tavoli dell'osteria per gustare, peraltro, i piatti di una cucina godibile, abbattendo così le barriere tra la realtà cittadina e il mondo della disabilità. "I ragazzi che ci lavorano (cucina, sala e supervisori) – ha scritto uno dei sostenitori – ci accolgono sempre con un sorriso e, nonostante sia praticamente sempre tutto pieno, trovano il tempo per scambiare due parole con gli ospiti". Questa, aggiungono i fautori della raccolta firme, è "la vera solidarietà e l'integrazione che si vuole cancellare con la chiusura". A motivare la Fondazione Diamante, tracciato un bilancio dell’ultimo biennio del laboratorio l’Idea, è la necessità, come si è spiegato in una nota in ottobre, di orientare la strategia verso il settore artigianale.
La petizione sarà recapitata a fine mese al Consiglio di Fondazione e consegnata nelle mani del presidente del Gran Consiglio Michele Guerra e del consigliere di Stato Raffaele De Rosa in occasione della seduta parlamentare del 9 dicembre prossimo. L'intenzione, annunciano i promotori, è anche quella di informare l'autorità di vigilanza sulle Fondazioni.