Il pubblico perso nelle sale lo si è riconquistato sulle piattaforme web. Una modalità che entrerà a far parte del bagaglio di Teatro e museo
Platee desolatamente vuote, spazi espositivi deserti e quel silenzio irreale nelle sale di lettura della Biblioteca: per mesi nelle quattro realtà culturali di Chiasso è stata questa la quotidianità. La pandemia da Covid-19 ha spento i luoghi della Cultura, ma non ha arrestato le donne e gli uomini che, dietro le quinte, sono artefici delle stagioni a Teatro e delle programmazioni museali. Anzi. La crisi sanitaria ha dato forza al lavoro di squadra e dato sfogo alla creatività, spronando a esplorare altre strade e nuovi codici. E i risultati non sono mancati. Certo, nessuno se lo nasconde: messe le distanze, il calo del pubblico è stato inevitabile quanto tristemente evidente. Tirate le somme, nel 2020 si è lontani dagli oltre 40mila fruitori di media annua registrati nell'anno precedente. I numeri, di fatto, si sono più che dimezzati (12mila circa). Anche se tanto il Cinema Teatro che il m.a.x museo hanno scoperto di avere un pubblico social e internazionale, oltre che fedele.
Difficile, sofferto, faticoso: sono questi gli aggettivi che tornano quando si evoca l''annus horribilis' dell'emergenza sanitaria. A fare da contraltare, però, dalle parti del Centro Culturale Chiasso (Ccc) ci sono stati l'innovazione, l'inventiva e la tenacia di chi ha deciso che non si sarebbe arreso; che in un modo o nell'altro il legame con il pubblico non si sarebbe spezzato. E questo nonostante i sipari calati, le serrate obbligate, le cancellazioni forzate, come nel caso dei festival musicali. «Come ente pubblico - conferma il capo dicastero Attività culturali del Comune Davide Dosi - abbiamo mantenuto l'impegno preso: non abbiamo proceduto a tagli finanziari o a riduzioni di budget. Ciò che era stato iscritto a preventivo è rimasto». Chiasso, insomma, ha fatto una scelta politica ben precisa. E ha potuto contare su partner affidabili e sostegni vitali. «Direi fondamentali, come il contributo cantonale», riconosce Dosi.
Dal canto loro, tiene a sottolineare ancora il capo dicastero, «le direzioni hanno avuto la possibilità di ideare qualcosa di nuovo, eventi mai organizzati prima, come la stagione estiva del Cinema Teatro - replicata quest'anno, ndr -, coronata da un grande successo. La pandemia ha portato a sviluppare un po' di inventiva. Chiasso può essere orgogliosa degli ottimi risultati ottenuti».
Nessuno, del resto, si è tirato indietro, mettendo in campo risorse e competenze. «Si è reagito e agito velocemente, Teatro e museo insieme - spiega la responsabile del Ccc Nicoletta Ossanna Cavadini - e si sono trovate le giuste sinergie. In questo modo la situazione economica non è andata in rosso e non ci si è trovati a far fronte a delle sorprese». E qui a dare una mano in una situazione eccezionale sono state certe scelte lungimiranti del passato recente. Un esempio su tutti, come rimarca la stessa direttrice, è quello del progetto integrato che accompagna alcune delle mostre proposte dagli spazi espositivi cittadini. «Mantenere questo progetto - ribadisce Ossanna Cavadini, alla guida di m.a.x. museo e Spazio Officina - è fondamentale. È espressione di una filosofia di relazione, di scambi e di crescita culturale che vale un'ulteriore capacità di visibilità e spese condivise tra i vari musei protagonisti».
Oltre che di politica, quindi, è anche una questione di visioni. L'essere una città di frontiera, annota la direttrice, ha portato persino a una «inconsapevole preveggenza», scegliendo i confini come filo conduttore della stagione scorsa e ritrovandosi davanti a un confine geografico che, con la pandemia, ha fatto da barriera e isolato le persone. Il che ha visto, da un lato, mancare il pubblico italiano, che rappresenta il 40 per cento delle presenze, e dall'altro consolidarsi i visitatori e le alleanze svizzere, come con il Canton Grigioni con la mostra dedicata a Giacometti.
Le crisi portano, però, a galla anche ciò che di buono è in noi. E lo spirito di adattamento di cui si è fatto necessità e virtù al Centro Culturale Chiasso ha dato modo di ricercare, grazie ai nuovi canali digitali, un diverso sistema di comunicazione che ha visto ampliare il pubblico di riferimento. «Si tratta di una esperienza - conferma Nicoletta Ossanna Cavadini - che può continuare ad arricchirci. Non resterà solo una soluzione d'emergenza ma diventerà parte del nostro bagaglio culturale». Per il Cinema Teatro, nell'anno del suo ventennale, è stato un approccio rivelatore del potenziale di questa ribalta 'local'. Ben consapevoli, fa memoria il direttore Armando Calvia, che «il binomio fra arte e pubblico è inscindibile». Così, dopo aver serrato i ranghi, si sono messe in campo le strategie. E visto che gli spettatori non potevano recarsi a teatro, è stato il teatro a entrare nelle loro case. «Abbiamo rielaborato alcuni progetti, attinto dal nostro archivio storico e abbiamo messo in scena 'Il Cinema Teatro a casa mia', grazie altresì alla disponibilità di case di produzione e artisti, aprendoci quindi all'offerta online. Il riscontro è stato inaspettato anche per noi: i dati hanno rivelato che gli spettacoli sono stati visti in 32 Paesi de mondo. E questo è positivo».
Un'altra modalità interessante è stata la diretta streaming, che ha permesso di recuperare alcune delle proposte che altrimenti avrebbero dovuto essere annullate, come è capitato per taluni spettacoli. «Bisogna dire che Municipio e dicastero non hanno esitato a concedere la possibilità di investire nell'attrezzatura adeguata - facendo beneficiare il teatro come l'attività museale, ad esempio con 'Le stanze dell'arte' focalizzate sui giovani, ndr -. Una implementazione tecnica - commenta Calvia - che darà modo in futuro di aprirsi anche ad altri eventi, come le convention aziendali».
La clausura forzata ha cambiato pure l'approccio ai libri e alla lettura. «Anche in Biblioteca - ci dice Augusto Torriani - abbiamo lavorato sull'offerta digitale da una parte, e dietro le quinte dall'altra per migliorare le proposte all'utenza», che, per ovvi motivi, ha segnato una chiara flessione. «In effetti, tanto poco prima della chiusura che subito dopo la riapertura, si è notato un forte attaccamento dei frequentatori all'istituto e alla lettura, che ha riacquistato la sua importanza durante le giornate casalinghe. Chissà che non sia un punto di partenza».
Ricominciano da qui anche le due Associazioni di Amici del Cinema Teatro e del m.a.x. museo. «Adesso - richiama Vittorio Enderli, presidente dell'Associazione amici del Cinema Teatro - siamo a un bivio: vediamo cosa succederà e se la gente si riabituerà a uscire la sera per andare a vedere uno spettacolo, riacquistando la fiducia perduta». Covid permettendo, lo si verificherà nei prossimi mesi. Per l'Associazione amici del m.a.x. museo, si aggiunge il presidente Sandro Stadler, «si pone il problema di avviare una campagna per assumere nuovi soci o risvegliare l'interesse di chi lo è già». Del resto, in un modo o nell'altro bisognerà tornare alla vita, anche quella culturale.