Mendrisiotto

A Chiasso le ‘parole dell'umanità’ diventano mosaici

Un progetto ha fatto incontrare per le strade della cittadina di frontiera un artista, gli utenti di realtà del territorio e ‘ChiassoLetteraria’

In sintesi:
  • Al progetto si lavora da mesi nell'atelier del Centro diurno Osc
  • L'iniziativa è scaturita da una intuizione dell’artista siciliano Benedetto Norcia
Non sono solo parole
(Centro diurno Osc)
9 aprile 2024
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“Siate coraggiosi”. Le tessere colorate danno forma a un pensiero che oggi quanto mai vale più di un semplice incoraggiamento. Presto resteranno scolpite per sempre in una via di Chiasso su una targa-mosaico, memento per quanti attraverseranno questa realtà di frontiera. Nell’atelier del Centro diurno Osc (Organizzazione sociopsichiatrica cantonale) di Chiasso da mesi si sta lavorando con passione a un progetto che ha l’ambizione dichiarata di fissare nella pietra ‘Le parole dell’umanità’; per sentirci tutti un po’ più parte di questa nostra comunità. Non a caso l’iniziativa è scaturita da una intuizione dell’artista siciliano Benedetto Norcia – che nella cittadina ci ha vissuto per un ventina di anni – e si è concretizzata grazie all’arte dell’incontro, che ha fatto incrociare le vite degli utenti del Club Athena con il festival ‘ChiassoLetteraria’, lo stesso Comune e altre realtà sociali locali. Una esperienza che presto ci consegnerà una ventina di opere e altrettanti pensieri che coglieranno di sorpresa il passante lungo un percorso che verrà inaugurato in veste ufficiale giovedì 2 maggio (alle 18).

Parole per restare umani

‘Condivisione’: una volta di più questa parola chiave apre molte porte. Per il Centro diurno Osc di via Bossi è scritta nel ‘Dna’. «I principi stessi che sorreggono la nostra attività ci spingono a non ripiegarci su noi stessi, ma a uscire dalle mura della struttura per farci conoscere, alimentare il senso di comunità e parlare del tema della salute mentale – ci conferma Ursula Rampoldi, responsabile delle attività del Centro diurno per il Servizio di socioterapia Osc –. Il Centro è come una famiglia, protettivo, ma sprona anche a essere presenti sul territorio. Quindi quando abbiamo ricevuto la proposta di Benedetto Norcia siamo stati ben propensi ad accettarla». A quel punto è iniziato un ‘viaggio’ che si è rivelato sorprendente per chi vi ha preso parte. E a dargli forza sono state appunto le parole e le frasi non prese in prestito da poeti famosi, ma testimonianza degli stessi partecipanti. Pensieri semplici e liberi che, come ci spiega Patrick Adro, presidente del Club Athena, «per noi significano tanto, e che ci accomunano come essere umani». Una rivendicazione di appartenenza tutt’altro che banale. «Chiunque nella vita può incontrare delle difficoltà, ma ciò a volte può portare a diventare degli invisibili – ci rende attenti la responsabile –. I nostri utenti qui al Centro trovano un loro ruolo, riconosciuto, ma fuori, nella società, vengono ignorati pur avendo lo stesso diritto di cittadinanza».

La frontiera, luogo di incontro

E allora viene da pensare che un tale progetto non poteva che nascere e svilupparsi a Chiasso, ovvero in una città di confine che, non casualmente, ha ispirato anche il festival letterario, giunto quest’anno alla sua diciottesima edizione, dedicata infatti ai ‘Pensieri selvaggi’, dunque non conformisti (come riferiscono oggi le nostre pagine culturali). «Chiasso in effetti – richiama ancora Ursula Rampoldi – è attraversata da commerci, turismo ma pure da migranti, a loro volta degli invisibili. E la frontiera è un punto di incontro tra popoli. Fare comunità, insomma, non è una esigenza solo nostra». La voglia di conoscere l’altro ha quindi spinto oltre il progetto: le targhe-mosaico parleranno le lingue del mondo. «Parole e frasi – ci mostra Patrick Adro – sono state tradotte in diverse lingue, espressioni di culture e nazionalità diverse, presenti anche a Chiasso. Di conseguenza abbiamo utilizzato vari alfabeti, senza lasciare nulla al caso e cercando di essere il più possibile fedeli ed efficaci (in termini di sintesi). Questa operazione ci ha permesso di avvicinare e conoscere altri popoli: è stato interessante e arricchente. Lavorare ai mosaici poi ha avuto un effetto terapeutico, quasi meditativo».

‘Fermatevi a riflettere’

Gli utenti del Centro diurno hanno condiviso questo pezzo di cammino con persone – in totale una ventina – che fanno capo ad altri servizi, come il Progetto Macondo della Fondazione Il Gabbiano, il Servizio di prossimità di Ingrado e Soccorso operaio svizzero. E ciascuna ha portato la sua storia di vita, in una mescolanza di esperienze e di origini. Tant’è che dedicare ore del proprio tempo, come ci dice Ines, è stato davvero piacevole: «Le ore passavano e non ce ne accorgevamo nemmeno». Al Centro diurno sono ben consapevoli di aver avuto una «grande opportunità», quella di essere parte integrante di ‘ChiassoLetteraria’; e al contempo sono grati del sostegno ricevuto, pure sul piano finanziario e logistico (con il Comune ha dato una mano anche la Fondazione Pierina e Alberto Valsangiacomo). «A questo punto la nostra speranza – ci confida Ursula Rampoldi – è che il maggior numero possibile di persone incontri le targhe-mosaico lungo il suo cammino e si conceda un momento di riflessione affinché il loro significato resti». E dia modo di intrecciare vecchi e nuovi legami.

‘Dentro di loro, la divinità’

Potere di quelle piccole tessere di marmo o vetro, i pensieri di quanti hanno lavorato ai mosaici «diventeranno parole di pietra», fa notare Benedetto Norcia. L’artista siciliano non è nuovo, del resto, ad ‘avventure’ simili. In passato il suo atelier ha già fatto ‘tappa’ a Casvegno, nell’ambito dell’Osc, e ha accolto un ragazzo autistico. «Nel 1995 – ci racconta – ho collaborato con la linea ceramiche della Fondazione Diamante a Riva San Vitale. Sono sempre stato vicino a queste realtà, per studi e per approfondimenti umani. Dentro di loro si nasconde quello che i greci chiamavano le divinità. Perché quando il Dio ti possiede non sei padrone di te stesso; pensiamo alle Baccanti, la tragedia di Euripide. D’altro canto, sino agli inizi del Novecento, quando venivano dimessi i pazienti di quelli che erano chiamati manicomi, si scriveva ‘Dio concedendo’. Queste persone si muovono sul piano delle emozioni. E io come artista parlo alle emozioni, dialogo con l’anima, non con la ragione». Affondano qui pure le radici del progetto chiassese, durante il quale l’artista ha accompagnato la ventina di utenti coinvolti, trasmettendo loro la tecnica indiretta del mosaico. «È un’idea che ho meditato in questi anni e che ho sottoposto al Comune di Chiasso. E l’incontro con Ursula Rampoldi, che mi ha aperto le braccia, e il Centro diurno mi ha dato l’opportunità di concretizzarlo: sono diventato uno di loro. E siamo partiti». In effetti, questa esperienza lascerà il segno. «Con il mosaico i pensieri non si cancellano. C’è poi un altro aspetto interessante – sottolinea Norcia –: si inizia a costruire qualcosa da elementi quasi tutti uguali, le tessere, ma che diventano cose diverse, una parola, un concetto. C’è una identificazione con la frase scelta dall’autore e poi condivisa e discussa, in modo da trovare una sintesi e un significato. L’umanità che si manifesta con il linguaggio parlato e scritto è il potere di riportare in vita le parole». Con le targhe-mosaico ci sono riusciti. Le prime due saranno posate proprio in via Bossi per poi costellare le vie di Chiasso, sino allo Spazio Officina. Strada facendo, il 2 maggio alcune stimoleranno i poeti e premi svizzeri di letteratura Fabiano Alborghetti e Prisca Agustoni e il traduttore e attivista curdo Jamal Zandi.