Secondo Paolo Danielli, la comunicazione è stata sbagliata e la reazione della popolazione ha spinto la Fondazione a ritornare sui suoi passi
Il dietrofront della Fondazione Processioni di Mendrisio riguardo la pittura nera che copriva i volti dei figuranti a simboleggiare la corte di Re Erode Antipa, fa già discutere.
In queste settimane la comunicazione della Fondazione è stata un po’ al limite con i tempi, dato che già alcune iscrizioni erano chiuse. Come ci spiega Paolo Danielli, Capodicastero cultura e membro della Fondazione «la sospensione è una decisione doverosa perché era stata sì attentamente soppesata, ma comunicata in tempi e modi che si sono rivelati sbagliati. La reazione della popolazione, ci ha spinto a rinviare questa scelta per darci appunto il tempo di affrontarla meglio in serenità e in trasparenza». Malumori che Danielli non si aspettava: «Come tutte le decisioni legate a un cambiamento, ci aspettavamo qualche parere contrario, ma sicuramente non di questa portata. Non bisogna sottovalutare che ora siamo in campagna elettorale e alcuni hanno opportunisticamente cavalcato un po’ l’onda. Noi vogliamo prendere molto sul serio quello che la popolazione ovviamente percepisce, ma è giusto anche far capire un po’ quello che sta succedendo a prescindere, da tutte le buone intenzioni che noi abbiamo sempre avuto. Adesso l’intenzione è quella di non stare con le mani in mano e fare comunque qualcosa di importante per il futuro delle Processioni. Ma ne riparleremo dopo le processioni e soprattutto dopo le elezioni comunali».
A favore di questa decisione c’è anche Gianluca Padlina, capogruppo del Centro in consiglio comunale a Mendrisio e deputato al Gran Consiglio: «Non posso che salutare con favore il passo compiuto dal Consiglio di Fondazione: sospende una decisione che da subito era apparsa oltremodo controversa. Va dato quindi atto ai vertici della Fondazione di aver raccolto perplessità e istanze popolari manifestatasi nelle scorse settimane, ma anche quelle di diversi rappresentanti di forze politiche, sia di destra che di sinistra. Resta però il quesito di fondo: le nostre tradizioni e le tradizioni in generale devono piegarsi sempre e comunque al politicamente corretto? Quel politicamente corretto che rischia di essere vissuto come un’imposizione, per giunta ingiustificata. È un fenomeno che abbiamo vissuto e viviamo in tanti ambiti e personalmente ho l'impressione che la popolazione inizi ad averne abbastanza».
Tra le fila rosso verdi di Mendrisio, la scelta iniziale della Fondazione era stata accolta favorevolmente. Claudia Crivelli Barella, capogruppo in Consiglio comunale per L’AlternativA – Verdi e Sinistra Insieme, si era espressa con queste parole: «La società muta in continuazione, e le tradizioni si adattano a rispecchiare il presente, evocando un passato e presagendo e auspicando un futuro. Anche nel presepe, i personaggi cambiano a seconda dei periodi, a Napoli ci sono artigiani che ne creano di nuovi ogni anno. Cerchiamo di essere flessibili e di non creare tifoserie che non portano niente di positivo». Nei prossimi giorni, probabilmente, dato quanto avvenuto nelle scorse settimane, le tifoserie rischiano di ritornare.