Mendrisiotto

Dietrofront sui Mori, ma la politica si divide ancora

Si susseguono a Mendrisio le reazioni delle forze politiche dopo la (nuova) decisione della Fondazione Processioni storiche

(Ti-Press)
26 febbraio 2024
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La politica resta divisa. Lo era quando, un paio di settimane fa, la Fondazione Processioni storiche di Mendrisio ha annunciato di voler rinunciare ad annerire i volti dei figuranti pronti a vestire i panni dei Mori di re Erode Antipa. Lo è oggi che si è scelto, per il momento, di fare dietrofront e non modificare la tradizione, almeno per le prossime sfilate del 28 e 29 marzo.

La prima domenica a dare voce alla sua "profonda soddisfazione" per questo ‘ripensamento’ è stata la Lega dei ticinesi, determinata a "difendere le tradizioni che definiscono la nostra identità" e al contempo speranzosa che "questa scelta rappresenti un passo avanti nella direzione di un dialogo costruttivo e di una riflessione profonda sul significato del nostro patrimonio culturale".

Richiama, invece, a un'altra riflessione Claudia Crivelli Barella, capogruppo dell'AlternativA - Verdi e Sinsitra insieme. «È interessante – ci fa notare – quello che sta succedendo a Mendrisio: movimenti forti impediscono una decisione di senso civico lodata da autorità antirazzismo. Alla luce del dibattito scaturito, penso che per molti sarà imbarazzante assistere quest'anno alla processione con i Mori dipinti. Nella Storia è già successo, e non è finita bene (La banalità del male di Hanna Arendt)».

In linea con il municipale Paolo Danielli e il capogruppo Gianluca Padlina, il Centro ribadisce di salutare "in modo positivo la decisione presa dal Consiglio di Fondazione delle Processioni storiche di sospendere la decisione". La Sezione ritiene che "aspetti di questo tipo, proprio per la loro delicatezza, richiedano una consultazione più ampia, che permetta di meglio prendere in considerazione tutte le sensibilità". E qui si rimarca altresì come la comunicazione "sia avvenuta nei tempi e nei modi sbagliati". Tanto più a fronte dell'attaccamento dimostrato "alle tradizioni che ci legano alla nostra Mendrisio". Con l’auspicio, conclude il Centro, "che il Consiglio di Fondazione e il presidente Gabriele Ponti si chinino se ‘il politicamente corretto a tutti i costi’ sia giustificato e non un’imposizione".

Da subito contraria, la Sezione Udf locale si attende dal canto suo che questa retromarcia venga confermata anche per il futuro. L'invito rivolto a Ponti e alla Fondazione è infatti a "non tornare sulla questione, ricordandosi che i depositari dei valori e delle tradizioni che ci contraddistinguono sono le persone e in questo caso particolare soprattutto i cittadini e le cittadine di Mendrisio". Del resto, si annota, "le imminenti elezioni comunali hanno avuto un ruolo indiscutibile nel far pressioni sul Consiglio di Fondazione". L'Udf ritiene, quindi, che "non si debbano forzare soluzioni ‘politically correct’ senza senso". Quanto al dibattito, viste le reazioni, anche popolari, "forse, si è già svolto".