La data dell’inizio del risanamento è incerta a causa di indagini e ricorsi. Morbio2030 e Sinistra e Verdi di Balerna esigono l’inizio dei lavori
È una vicenda che si protrae da 16 anni tra indagini e ricorsi. E intanto nel terreno e nella falda del Pozzo Polenta si stanno disperdendo sostanze inquinanti scoperte nell’estate del 2008. Tempi lunghi che si vogliono ora ridurre per risanare il più velocemente possibile la zona. L’obiettivo è di rendere nuovamente l’acqua potabile.
Il Dipartimento del territorio senza divulgare l’informazione alla cittadinanza dei due comuni interessati (Balerna e Morbio Inferiore), ha sentenziato il 12 ottobre scorso che il Pozzo Polenta è compromesso e quindi è da considerare urgente il risanamento. Una decisione che è stata apprezzata da Morbio2030 e Sinistra e Verdi di Balerna. I due partiti, però, in un comunicato stampa congiunto, sottolineano che la non comunicazione alla cittadinanza è inaccettabile: “Riguardo ai contenuti della marea di carta prodotta, non è mai giunta un’informazione attiva al Consiglio comunale e ancora meno ai cittadini. È un diritto della popolazione essere informata su quanto sta accadendo attorno al Pozzo Polenta e sui ritardi inammissibili subiti dalla procedura di risanamento. È il momento di mettere l’interesse pubblico al primo posto”. Inoltre per i due partiti queste “lungaggini” creano ulteriori danni al terreno sottostante: “Oltre che all’importante quantitativo di benzina già entrato nel terreno e nella falda acquifera nei primi anni di rilevazioni, i vapori di benzina hanno continuato a propagarsi aggravando la situazione iniziale. È una negligenza che lascia l’amaro in bocca. Questo rende ancora più intollerabile il fatto che il procedimento penale sia stato lasciato cadere in prescrizione nel 2015”.
Il Dipartimento del territorio nella sua ultima decisione ha solo posto degli obiettivi a corto termine e ha attribuito i lavori per l’allestimento del progetto di risanamento del sito contaminato al Gruppo Ecsa che attualmente è la locataria della stazione di servizio, con un contratto in vigore fino al 2025. Il gruppo petrolifero, nato a Chiasso, avrà tempo fino al 30 aprile per allestire la prima fase del progetto, ma anche questa data non è certa: l’Ecsa l’ha contestata ed è pendente un’opposizione al Servizio ricorsi. Il rischio è che si possa procedere fino al Tribunale amministrativo federale e con tempi ancora più lunghi.
Alla fine però la strada è segnata: il destino del Pozzo è quello della bonifica e probabilmente anche il mantenimento della zona di protezione. Un obiettivo, quest’ultimo, che spetta al Comune di Morbio Inferiore e che il legislativo voterà in occasione della prevista discussione della pianificazione intercomunale Serfontana-Bisio. Qualora questa decisione non dovesse passare il voto del Consiglio comunale, i due partiti annunciano che sono pronti a “ricorrere a tutti gli strumenti democratici a loro disposizione, se necessario fino al referendum per coinvolgere la popolazione. Aggiornare le zone di protezione dopo anni di incuria non sarà facile, ma non impossibile. Il fatto che il Dipartimento del territorio preveda di restituirle la potabilità è già un grande passo avanti, se si considera che l’opinione, finora prevalente, dava il pozzo come irrimediabilmente compromesso dall’inquinamento”. Lo scopo di tutto questo, per i due partiti è quello di “conservare il più possibile tutte le nostre fonti locali che hanno subito per troppi anni uno scempio”.
La situazione del Pozzo Polenta già nel 2008 non era nuova a inquinamenti. Come si può notare dal catasto dell’Osservatorio Ambiente della Svizzera italiana che sottostà al Dipartimento del territorio, la zona dove vengono venduti combustibili e carburanti al dettaglio, fa parte del catasto dei siti inquinati dal 21 novembre del 2000 e da almeno il 3 maggio 2012 (ultima modifica rilevante nella catalogazione del luogo) l’area è considerata come un ‘sito contaminato che deve essere risanato’.