Fino all'8 gennaio è allestita una mostra gratuita dell'azienda dolciaria Baj che, fino al 1914, ha avuto una sede anche nella cittadina
Fino all'8 gennaio nell'atrio del m.a.x. museo di Chiasso è allestita una mostra gratuita di selezioni di grafiche originali vintage e packaging storico dell’azienda dolciaria Baj, attiva a Milano fin dal 1768. Il marchio è conosciuto a livello internazionale soprattutto per il suo panettone, “il più antico del mondo”, molto apprezzato ed esportato per la qualità dei suoi prodotti, distribuiti anche in Svizzera e fino al 1914 con una sede anche a Chiasso.
Nelle sette bacheche allestite all’ingresso del m.a.x. museo sono esposti in particolare materiali quali etichette, vetrofanie, scatole di latta e scatole di legno e cartone, piccoli dépliant in cromolitografia, piccole brochure testimoni dell’ampia diffusione degli oggetti dedicati alla réclame. A favorire il momento fortunato di questo genere di pubblicità avevano contribuito a fine Ottocentro soprattutto la diminuzione dei costi di realizzazione e il fascino delle immagini colorate, diffuse grazie all'invenzione della cromolitografia.
A cavallo fra i secoli diciannovesimo e ventesimo, l’azienda Baj si è distinta per la qualità delle sue produzioni dolciarie e per la sua réclame sempre presente. Interrotta nel 1925 (tranne qualche piccola produzione mantenuta fino al 1954), questa è ripresa con rinnovato slancio nel 2016 grazie all’ultima generazione della famiglia, guidata da Cesare Baj e dal figlio Tomaso. Fra i pregi universalmente riconosciuti all’azienda, in particolare tra fine 800 e inizio 900, vi è pure la raffinatezza delle confezioni e della pubblicità – come dimostrano gli oggetti esposti al m.a.x. museo – in sintonia con le correnti Liberty e Déco, ma anche estremamente attenta alle innovazioni e alle avanguardie. Nei primi decenni del Novecento Baj ha cavalcato le correnti, fra tutte in maniera evidente il Futurismo: solo apparentemente confinato in un contesto gastronomico, il panettone Baj vanta un sottile legame nientemeno che con Filippo Tommaso Marinetti, l’“aeropoeta” fondatore del Futurismo.