Il progetto di un’artista e un docente dà vita a una pubblicazione corale che restituisce uno spaccato dell'essere adolescenti oggi a Chiasso
La copertina rosso fuoco non passa inosservata. Il libro, rilegato con cura (anzi, con amore), ha quell’odore inconfondibile di nuovo. Per le giovanissime autrici (che se lo sono dedicato) ha un significato speciale, anche se quasi nessuna di loro osa dirlo apertamente, quasi per pudore. Dentro, del resto, ci sono due anni della loro adolescenza. Due anni durante i quali sono cresciute e hanno condiviso un laboratorio di fotografia e scrittura creativa che oggi, tra le pagine del volumetto, racconta molto di queste sette ragazze e di questa realtà multietnica di frontiera, umanamente più ricca di quanto molti possano pensare.
Neppure l’artista Aline d’Auria e il docente Loris Viviani, quando hanno appeso all’albo la proposta del loro progetto, immaginavano di arrivare a mettere nero su bianco questa esperienza nata all’interno di un ‘monte ore’ della scuola media di Chiasso. Scuola sui cui banchi sedevano, da alunne, le co-autrici di ‘I just feel myself when - Mi sento me stessa quando’. Le stesse che ora testimoniano, con fierezza, di aver partecipato a questa sorta di incredibile ‘avventura’ singolare-plurale che, nelle intenzioni, ha confermato che non esiste solo Instagram. Infatti, che esiste altro dai social network lo hanno toccato con mano: nel maggio del 2022 con una mostra, sempre a Chiasso, nell'ambito di Frequenze, e oggi anche con un libro che ha ricevuto il sostegno di Infogiovani, il Comune di Chiasso, la stessa scuola media e Lions, Kiwanis e Rotary club.
In effetti, basta sfogliare alcune pagine per rendersi conto della forza delle immagini e delle parole affidate a questa nuova pubblicazione, per certi versi sorprendente, che gode pure dell’introduzione della poetessa Prisca Agustoni. È lei a offrirci una possibile chiave di lettura per attraversare istantanee e frasi che, a tratti, arrivano dritte al cuore e in alcuni casi allo stomaco, e ci interpellano.
Gli occhi spalancati sul futuro, le giovani mostrano una inaspettata timidezza. Ciascuna, d'altro canto, porta con sé vissuti diversi, radici in Paesi lontani e pensieri agitati, tipici dell'adolescenza che cerca l'attenzione del mondo degli adulti. Sta di fatto che un giorno di un paio di anni fa, a scuola, si sono iscritte a quel laboratorio. Cosa vi ha attratto? Ash è la prima a rompere il ghiaccio. Anche perché a guidarla verso il laboratorio sono state le sue passioni. «A me piace molto fare foto; e scrivere. Quindi mi è sembrato interessante partecipare». Elina ci confessa, invece, candidamente che lo ha scelto «per passare un po‘ il tempo». Aveva altre motivazioni Sineha che, come Ash, è affascinata dall'obiettivo fotografico: «Ho visto il corso e mi sono iscritta», ribadisce.
In alcuni casi, però, sono le persone a fare la differenza. E la fiducia in un docente, come Loris Viviani, al pari della voglia di stare con la propria amica possono essere motivazioni non trascurabili, come ci fa capire Matilde. Aline e Loris, insomma, hanno trovato la strada per fare breccia tra queste giovani, come intuiamo incrociando lo sguardo di Kelita e Fortuna che con Letizia completano il gruppo. Sta di fatto che aver imparato qualcosa al di fuori dei programmi scolastici è stato importante per le ragazze: la curiosità può essere un gran motore.
Anche per Aline d'Auria, d'altra parte, è stato un viaggio stimolante. Era la prima volta?, le chiediamo. «Quattordici anni orsono – ci risponde l'artista – avevo avuto l'occasione di collaborare già con una docente di italiano delle scuole medie a Nyon. Allora, però, il progetto, molto simile ma solo con ragazzi di seconda media, era durato due settimane. Allo stesso modo avevamo lavorato a una auto narrazione attraverso la fotografia. Poi ho proposto altre volte delle esperienze, ma con modalità diverse».
Qui il percorso è stato ben più impegnativo, quindi. «Ne ho parlato con Loris tre anni e mezzo fa e visto anche il suo rapporto speciale con gli allievi delle Medie abbiamo immaginato un progetto lungo un anno – ripercorre Aline d'Auria –. Certo, davanti a questa eventualità ero molto spaventata. A dire il vero mi piaceva pure l'idea di fare una settimana, ma intensa; ma non era possibile. Poi si è presentata l'opportunità di utilizzare il ’monte ore‘ della scuola. E abbiamo capito che con le nostre reciproche competenze potevamo essere complementari: io con la fotografia, Loris con la sua esperienza, anche sulla scrittura, e sensibilità. Così abbiamo provato a dare corpo alla nostra proposta, tradotta in un cartello, intitolato ’#nonsoloinstagram‘».
Il passo successivo è stata la creazione della ’squadra‘. «Che non conoscevo – ci dice Aline –. Quindi abbiamo avuto bisogno di un po’ di tempo per conoscerci, un giovedì dopo l'altro, magari già stanche per la giornata. Piano piano, grazie alla fiducia reciproca, abbiamo costruito un gruppo.Tanto che abbiamo avvertito l'esigenza di uscire dall'aula; e abbiamo trascorso alcuni giorni a Cabbio. Ma ci siamo resi conto subito che le fotografie e i testi delle ragazze erano molto forti, come forte è la loro vita. Sì, le ho un po‘ guidate, ma è stato un lavoro caratterizzato dalla spontaneità».
Oltre l'obiettivo, in altre parole, vi è stato istinto e vissuto. «Quando si realizza un autoritratto, quando si parla di auto narrazione si fa quello che si sente di voler fare – chiarisce l'artista –. Ma chi voleva costruire delle situazioni le ha realizzate e chi voleva documentare una realtà più famigliare, l'ha raccontata». Nessun retropensiero, dunque. «Si è trattato di un progetto libero, senza note o giudizi. Con Loris ci siamo accorti che avevamo di fronte un lavoro sincero, onesto e potente».
Un risultato sfociato in una mostra, ma non ci si è fermati lì. «A quel punto – annota Aline d'Auria – ci siamo detti che dovevamo realizzare un libro – curato dalla grafica specializzata in editoria Lia Araujo, ndr –. Detto altrimenti, che immagini e testi dovevano rimanere, in qualche modo. Ne abbiamo parlato tutti insieme, in modo approfondito. E siamo partiti con questa nuova avventura, durata un altro anno. E grazie proprio alla qualità del lavoro, abbiamo trovato il supporto, anche finanziario, necessario». Il volume rosso, del resto, è rimasto fedele alle intenzioni creative, «senza compromessi», e restituisce, si tiene a rimarcare, un libro corale.
E si capisce bene che le ragazze sono orgogliose di quanto fatto. Che effetto fa aver pubblicato un libro? Matilde non ha ancora realizzato che è successo, davvero. «Non credo di aver metabolizzato concretamente quello che è accaduto. E penso ci metterò un po’». Per Ash, poi, è un sogno che si avvera. «È bello. Adesso so che ne ho fatto uno, di scuro. In futuro vorrei avere una carriera, e cosi comincio a farmi conoscere. Sono fiera del mio percorso e di quello delle altre».
Anche Aline è «fierissima di questo lavoro, di tutte loro, di tutti noi e di chi ci ha creduto. Raggiungere un traguardo simile è emozionante. Poi vedremo quello che succederà».