Il Comune ha richiesto al Consiglio di Stato di rientrare nel raggio d'azione di Melide. Presentato bilancio 2022 del Corpo.
Una richiesta che fa discutere. Una richiesta che, se venisse accettata, «sarebbe un pessimo segnale. Soprattutto nei confronti di chi ha fatto degli sforzi per unirsi per portare maggiore professionalità nella gestione di un corpo di categoria A». Si esprime così Samuel Maffi, presidente della Delegazione consortile del Centro soccorso cantonale pompieri Mendrisiotto (Cscpm), riguardo alla richiesta di Val Mara di far confluire Melano e Rovio, ora quartieri del neonato comune, nel raggio d’azione del Corpo pompieri Melide. Val Mara ha infatti inviato la proposta al Consiglio di Stato e ora la Federazione pompieri Ticino (Fpt) dovrà stilare un rapporto tecnico e tattico per analizzare la fattibilità del cambiamento. Secondo il Consorzio si tratterebbe di una pessima soluzione e i motivi sono vari. C’è sicuramente quello finanziario: «Non neghiamo che subiremmo delle perdite economiche», ammette Maffi. Inoltre viene indicato il tema della cooperazione: ovvero che con l’attuale ripartizione c’è unità di territorio anche con gli altri corpi di pronto intervento (polizia e ambulanza), squadre che già normalmente sono abituate a lavorare e formarsi insieme. Maffi fa addirittura un passo più in là, sostenendo che anche Maroggia dovrebbe diventare di competenza del Cscpm e che Melide, in quanto corpo di categoria B, dovrebbe diventare una costola del Corpo civici pompieri Lugano. Dal canto suo, il sindaco di Val Mara Jean-Claude Binaghi afferma: «Il nostro Comune ha fatto un lavoro serio di analisi e siamo giunti a questa decisione. Ora tocca al Consiglio di Stato valutare se le nostre motivazioni siano sufficientemente valide». E aggiunge: «Ci sono vari fattori in gioco e chiaramente abbiamo valutato il tutto nell’interesse dei cittadini anche a livello di sicurezza».
Sul tema il comandante del Cscpm Corrado Tettamanti ha ricordato che «nel rapporto aggregativo veniva indicato che per quanto riguardava la sicurezza, dunque polizia, pompieri e sanità, non sarebbe stato toccato nulla, perché il tutto è funzionale». Per Maffi è tutta dunque una questione politica. «Abbiamo fatto tutto il possibile per illustrare le nostre tempistiche, le nostre qualità, i nostri pregi nel poter servire tutto il comprensorio. Adesso attendiamo la decisione del Consiglio di Stato».
«Sono pienamente soddisfatto del 2022», afferma il comandante Tettamanti. «Un anno che ci ha visti tornare alla normalità dopo il lungo periodo della pandemia». È stato dunque messo pienamente in funzione l’‘ingranaggio’ del Centro, che è frutto dell’unificazione, nel 2019, dei corpi di Chiasso e Mendrisio. Anche dal lato finanziario le note sono positive. Il comandante indica infatti che il 2022 è stato chiuso con oltre 200mila franchi di risparmio nei confronti dei Comuni consorziati. Tema, quello finanziario, che è molto importante per la delegazione consortile: «Uno dei punti cardine che abbiamo voluto implementare sin dall’inizio è il contenimento dei costi. In modo tale da garantire la massima sicurezza al giusto prezzo», indica Maffi.
Un tema centrale degli ultimi anni riguarda il numero e le disponibilità dei pompieri volontari. Lo scorso anno il 56% degli interventi del corpo è avvenuto nella fascia diurna settimanale, dal lunedì al venerdì. Momento in cui è più difficile avere a disposizione i militi volontari, che riescono sempre meno a dare la loro disponibilità in quelle ore, a causa degli impegni lavorativi. Per ovviare al problema è stato dunque deciso di potenziare gli effettivi con due pompieri permanenti nel 2022 e altri due quest’anno. L’obiettivo è quello di avere anche di giorno una squadra pronta a partire senza dover far capo ai volontari, che restano comunque necessari. A pesare sugli effettivi è anche la diminuzione del tempo di permanenza all’interno del corpo. La media attuale è di circa 12 anni. «Le persone cambiano più spesso lavoro o luogo di residenza», sottolinea Maffi.
Altra questione importante riguarda gli incendi boschivi. Il territorio del Mendrisiotto è ricco di queste zone e «con l’unificazione dei due corpi è stata costituita una sezione di montagna adibita alla lotta a questi roghi», ricorda Tettamanti. Reparto che si vuole continuare a sviluppare: «L’obiettivo è di avere una seconda sezione».
Tema che continuerà ad accompagnare il corpo nei prossimi anni è quello dell'approvvigionamento idrico, legato all’emergenza siccità. Si stanno infatti cercando soluzioni idonee per riuscire a intervenire tempestivamente anche se manca acqua. Il comandante indica infatti che per l’incendio di Roncapiano ci sono state molte difficoltà. Riguardo all’utilizzo di acqua proveniente dal lago, viene ricordato che il tempo per recuperarla è più lungo, minuti che portano «i costi dell’intervento alle stelle».
Durante lo scorso anno le ore di servizio sono state circa 32mila, oltre mille in più rispetto al 2021. Il numero di interventi d’urgenza è diminuito (622 a fronte dei 579 del 2021), ma a essere aumentati sono i servizi a terzi (207, ovvero 130 in più rispetto al 2021). Servizi che includono disinfestazioni, formazione a terzi, servizi di polizia ausiliaria e prevenzione. Formazione a terzi che è stata ripresa a pieno regime dopo la pandemia, periodo in cui molte aziende avevano introdotto il lavoro da casa. Un esempio possono essere i corsi di evacuazione. Nelle formazioni è stato coinvolto anche il personale di tutte le scuole della regione.
Sempre sul tema della formazione, quella continua dei pompieri della regione ha richiesto oltre 18mila ore durante il 2022. «La formazione continua è importantissima» evidenzia Tettamanti. «Permette al milite di reagire immediatamente nei primi minuti in cui giunge sul posto». Minuti che fanno la differenza, ma anche competenze che fanno la differenza. Nelle formazioni sono previste esercitazioni che riguardano i pericoli chimici, quelle congiunte tra pompieri urbani e di montagna, come pure esercitazioni con gli altri partner di pronto intervento: polizia, ambulanza e protezione civile. Il tutto con l’obiettivo di essere maggiormente di supporto gli uni agli altri. Sempre in ambito di formazione, nel 2022 il Cscpm ha ospitato un corso federale della Coordinazione svizzera dei pompieri, come pure un formazione cantonale: «La nostra regione si presta molto bene per queste attività».
Durante l’incontro per il bilancio d’attività, avvenuto oggi, il comandante Tettamanti ha inoltre ricordato gli interventi più significativi che hanno visto impegnato il corpo nel 2022. Tra questi ci sono gli allagamenti a inizio settembre che si sono verificati principalmente nella zona a sud di Chiasso verso la dogana. Per quanto riguarda le sostanze pericolose si ricorda l’inquinamento a febbraio del riale Gurungun a Stabio, durato più di tre giorni, e l’incendio di alcuni veicoli pesanti il 4 agosto alla dogana di Brogeda, dove era coinvolta una cisterna contenenti rifiuti di solventi. Lo stesso giorno, aveva preso fuoco un’area boschiva in zona Roncapiano. Per quanto riguarda gli incidenti stradali con estricazione, il Cscpm è intervenuto tre volte ed è stato inoltre ricordato il salvataggio con un’unità di intervento tecnica nelle gole della Breggia. Due, invece, sono stati gli interventi boschivi fuori dal comprensorio: uno per un incendio nel Gambarogno e un altro nel Luganese.