La Corte delle Assise correzionali di Mendrisio auspica che la vettura, una volta eliminato il ricettacolo, sia destinata a un ente di pubblica utilità
Il ricettacolo dove erano occultati i 104’645 euro fortemente contaminati da cocaina «non era spartano. Lo scopo di vanificare il controllo era evidente». È questa la conclusione a cui è arrivata la Corte delle Assise correzionali di Mendrisio chiamata a giudicare la 26enne cittadina marocchina, residente in Belgio, fermata il 14 gennaio dell’anno scorso alla dogana di Chiasso-Brogeda. La donna ha ammesso i fatti. Il punto chiave del dibattimento è stato il destino della vettura, una Golf con targhe tedesche, che la società di autonoleggio – nel frattempo fallita – ha rivendicato. «Non si può prescindere dalla confisca – ha spiegato il giudice Siro Quadri – perché il veicolo è stato costruito per trasportare merce, in questo caso soldi». L’auspicio della Corte è stato che, una volta tolto il ricettacolo, viste le buone condizioni in cui si trova, la stessa venga messa a disposizione di un ente di pubblica utilità.
La donna è stata giudicata in contumacia e condannata a 6 mesi sospesi per un periodo di prova di due anni per riciclaggio di denaro. Come si legge nel decreto d’accusa del procuratore pubblico Andrea Gianini, la somma era nascosta in un ricettacolo creato ad hoc situato nel baule, apribile tramite sequenza automatizzata. La 26enne avrebbe dovuto consegnare il denaro, ricevuto in Corsica, in Belgio, ricevendo in cambio un compenso di 600 euro. La legale Sandra Xavier ha inizialmente presentato un’opposizione cautelativa contro il sequestro dell’auto: la donna avrebbe infatti dichiarato di temere per la sua vita, non essendo la vettura di sua proprietà.