Nella casa anziani è presente un’esposizione di Giuseppe Bollini. Abbiamo parlato con artista e curatore, di questa particolare arte.
«È un mondo straordinario, che affascina. Oltre al mistero stesso che viene rappresentato, ha la capacità di farci tornare bambini». Il mondo di cui ci parla l’artista Giuseppe Bollini è quello dei presepi. Precisamente di quelli bidimensionali, che lui stesso crea dagli anni 80 e di cui è presente un’esposizione alla casa anziani Parco San Rocco di Morbio Inferiore. «Per me il presepe è un ricordo dell’infanzia, di quando da bambini aiutavamo i genitori a costruirlo: il laghetto, il fiume con la carta stagnola, il muschio…», ci racconta anche Flavio Pozzi, responsabile delle esposizioni del Parco San Rocco. Il senso di calore, di passato, di famiglia, traspaiono anche dalle opere che è possibile ammirare nel corridoio della casa anziani, mostra la cui durata è stata prolungata sino alla fine di gennaio.
Proprio in ambito familiare è nata la prima scintilla che ha fatto interessare Bollini a quest’arte: «Mia zia era appassionata di questo tipo di presepi, che fanno parte della tradizione popolare. Nelle tabaccherie degli anni 50 si vendevano i fogli con le figure. Lei li comprava, li incollava su cartoncino e successivamente li ritagliava». È stata poi l’amicizia con un collezionista di Rho a fare appassionare l’artista comasco, tanto da iniziare a creare lui stesso i presepi. Importanti anche gli incontri avuti in seguito con altri amici presepisti.
Ma esattamente, come si costruiscono questi presepi? Per quanto riguarda quelli classici «è necessario partire dai fogli, sui quali sono stampati i personaggi e tutti gli altri elementi», spiega Bollini. «Quando questi si acquisiscono o si fotografa un presepe per utilizzarne le immagini, non sempre ci sono tutti gli elementi». L’artista si deve dunque ingegnare a trovare altre immagini dello stesso pittore o a riprodurle da sé imitando lo stile dell’originale. Una volta trovate le figure, si incollano su cartoncino o su legno compensato. Nel primo caso vengono ritagliate con le forbici, nel secondo intagliate con il seghetto del traforo. «Terminata questa operazione, i personaggi e gli elementi del paesaggio vengono disposti secondo i propri gusti su una base di legno o polistirolo». Questa, spiega l’artista, è la modalità di esecuzione più comune, ma ci sono altre tecniche di realizzazione. Per esempio è possibile disegnare direttamente col pirografo sul legno, che brucia quest’ultimo lasciando dietro sé delle parti più scure, proprio come una penna. Si può dipingere, colorare, incidere le figure, o incollare altri materiali come fogli dorati. Anche l’assemblaggio può variare. È possibile creare un trittico, con la parte centrale e le ante laterali che si aprono e si chiudono, ottenendo così cinque facciate dove sono rappresentate anche altre scene legate al Natale. Le figure si possono pure inserire in una scatola o fare in modo che esse si possano muovere. La fantasia dell’artista può dunque correre, mette in evidenza Bollini, ed esprimersi sia nel disegno sia nella composizione. Da notare, oltre alla grande varietà di questo tipo di presepe, è anche «la praticità», rimarca Pozzi. «La maggior parte si può smontare e riporla in un contenitore», per poi, all’occorrenza, rimontarla sul suo supporto.
«La patria dei presepi bidimensionali è la Lombardia, insieme all’area ligure – spiega Bollini –. Sono nati nel Diciassettesimo secolo e venivano commissionati da ecclesiastici per le chiese o da signori per le loro case e i loro palazzi». Quest’origine antica stimola ancora di più i collezionisti, che mirano a ottenere le figure originali o le prime stampe. Entrambe difficili da trovare e molto costose. «Personalmente non ho questa pretesa. Per me è sufficiente avere le fotocopie o fare, quando è permesso, le foto degli originali – dice l’artista –. Continuo ad acquisirne, ma negli ultimi tempi, per motivi di spazio, li trasformo sempre meno in veri e propri presepi». La maggior parte di quelli in esposizione a Morbio Inferiore, Bollini li ha prodotti negli ultimi anni. La mostra è un’occasione piuttosto rara di poterli ammirare. Infatti è la seconda esposizione mai fatta dall’artista: «È molto umile», afferma Pozzi. «Sono piuttosto restio a lavorare per opere che gli altri vedranno. Non ho mai cercato di inserirle in luoghi che potessero essere frequentati», spiega l’artista. Tra i suoi lavori c’è anche la riproduzione di un presepe basato sulle sagome ritrovate a Gandria alcuni anni fa. Le figure originali sono state realizzate dal pittore locale Giovanni Antonio Vanoni, vissuto nell’800. Un prototipo del lavoro di Bollini è presente a Morbio Inferiore.