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Pronti a potenziare il depuratore di Pizzamiglio

Il Consorzio di Chiasso e dintorni stima un investimento di 35 milioni per catturare anche i microinquinanti. A tutto vantaggio dei fiumi

Dell’ampliamento beneficerà anche la Breggia
(Ti-Press)
15 dicembre 2022
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La salute dei corsi d’acqua passa anche dai processi di depurazione degli scarichi urbani. Soprattutto all’estremo confine meridionale del Paese l’esperienza insegna. Troppo spesso il torrente Faloppia come il fiume Breggia, di fatto ‘internazionali’, hanno pagato pegno. Oggi, però, su entrambi i lati del valico ci si sta adoperando per ampliare e potenziare gli impianti. Nel comprensorio di Chiasso si è pronti a compiere un ulteriore salto di qualità e a rendere ancora più performante il depuratore di Pizzamiglio, che a lavori conclusi, orizzonte la fine del 2028, riuscirà a ‘intrappolare’ anche i microinquinanti, ultima frontiera della purificazione delle acque. Una operazione che si stima costerà circa 35 milioni di franchi, ma che potrà contare su sussidi cantonali e federali.

Avanti con la ‘Fase 3’

Per il Consorzio depurazione acque di Chiasso e dintorni (Cdacd), a cui fanno capo otto Comuni della regione – ovvero Chiasso, Balerna, Novazzano, Vacallo, Morbio Inferiore, Coldrerio, Castel San Pietro e Breggia – e 50 chilometri di canalizzazioni, rappresenta una nuova missione importante da compiere. Di fatto con le opere in cantiere si eleverà l’impianto a quella che viene denominata la ‘Fase 3’. Alle spalle, come ci ricorda il direttore del Consorzio Stefano Airaghi, vi è già un intervento concluso nel 2014, quando si è portato a termine «l’ampliamento della sezione pretrattamenti meccanici e della linea fanghi (le cosiddette ‘Fase 1’ e ‘Fase 2’)». È in quel momento che si è dato avvio a una nuova tappa – la 3 appunto –, davanti a sé «l’ottimizzazione delle proprie infrastrutture, che interessa in particolare il cuore dell’impianto, il trattamento biologico».

Definita la strategia, adesso si è in piena progettazione. Il giugno scorso, infatti, come ci spiega Airaghi, si sono portati a termine i piani di massima e l’anno prossimo si procederà con il progetto definitivo. Poi si passerà alla vera e propria fase operativa. Nelle previsioni dei responsabili, infatti, «verosimilmente i lavori di ampliamento inizieranno nel corso del 2024 per terminare a fine 2028».

Un duplice obiettivo

Al Consorzio, del resto, sanno bene dove vogliono arrivare. «La ‘Fase 3’ – ci fa presente il direttor Airaghi – si propone due obiettivi. Il primo è quello di adeguare e potenziare il trattamento biologico, così da poter garantire anche in futuro il rispetto dei valori limite imposti dall’Ordinanza federale sulla protezione delle acque (OPAc). Infatti, la nuova biologia avrà, come logico, una potenzialità in linea con le fasi di trattamento recentemente ammodernate (52’800 AE, abitanti equivalenti). Oltre al rifacimento del comparto biologico si prevede poi l’adeguamento dei volumi delle vasche di emergenza e un eventuale trattamento separato delle acque di risulta. Il secondo obiettivo, invece – illustra il dirigente –, prevede la realizzazione di uno stadio per la rimozione dei microinquinanti. Completeranno gli interventi la realizzazione di edifici secondari, i risanamenti/riconversioni e le realizzazioni di nuovi bacini che contengono le acque da trattare».

In buona sostanza si tratta di una opera che, vista dalla regione insubrica, darà modo, come emerso anche in occasione di una delle ultime riunioni della Comunità di lavoro, di restituire un miglioramento significativo della qualità delle acque della Breggia.

I corsi d’acqua

Faloppia sotto osservazione

Spostiamoci allora dal depuratore di Pizzamiglio ai corsi d’acqua di frontiera. Fiumi incanalati, inquinati, piegati alle attività umane. Nel passato recente, in particolare nel Sottoceneri, spesso hanno pagato un prezzo, anche alto. Del resto, basta poco per compromettere un ecosistema o annullare la fauna ittica. Quanto a morie di pesci e contaminazioni ambientali il Mendrisiotto, d’altro canto, ha la memoria lunga, e non dimentica. In questi anni, però, gli interventi d’ingegneria naturalistica, sempre più diffusi e l’attenzione verso la stato di salute di fiumi e torrenti sembrano aver contribuito a invertire la rotta.

A essere illuminanti saranno, di sicuro, i dati che, nei primi mesi del 2023, daranno modo di aggiornare il quadro della situazione. Un quadro sin qui poco incoraggiante come mostrano i rilievi raccolti negli anni scorsi dagli esperti del Dipartimento del territorio. A oggi lo stato della maggior parte dei corsi d’acqua del fondovalle del Ticino è stato definito come "insoddisfacente" e "fortemente compromesso" in quasi il 24 per cento dei casi.

La situazione è migliorata

A fine novembre è toccato a Mauro Veronesi, a capo dell’Ufficio della protezione delle acque e dell’approvvigionamento idrico del Dipartimento del territorio, illustrare alla Regio insubrica i dati preliminari sulla qualità del torrente Faloppia a Novazzano, in entrata dall’Italia, su cui si è concentrata di recente l’attenzione. «Si tratta – come ci spiega lo stesso Veronesi – di una campagna di monitoraggio svolta durante il 2022, che prevede un prelievo istantaneo al mese». In pratica, ci fa capire, si raccoglie l’acqua con un secchio da un ponte e la si analizza in laboratorio. Al momento la campagna non è ancora completa, quindi, sottolinea il capo ufficio, non è ancora possibile «fare un’elaborazione statistica robusta dei dati».

In ogni caso, precisa Veronesi, «dai valori in mio possesso (da gennaio a novembre) posso però affermare che la situazione è soddisfacente, nel senso che se escludiamo il prelievo del febbraio scorso in cui sono stati rilevati valori molto elevati di azoto ammoniacale e fosforo totale, negli altri mesi i valori sono generalmente conformi ai nostri obiettivi di qualità». Si attende, dunque, di giungere alla conclusione del monitoraggio. A quel punto, una volta validato l’esito del lavoro, si annuncia, «trasmetteremo i dati raccolti ai nostri omologhi di Arpa Lombardia, da cui parimenti riceveremo dati sulla qualità chimica e biologica raccolti nel torrente Faloppia, poco più a monte rispetto al nostro punto di prelievo. In questo modo potremo confrontare e completare reciprocamente i risultati».

Restando a di là del confine, ciò che si può già dire, come rilevato anche in ambito insubrico, è che gli interventi effettuati sulla rete e sull’impianto di depurazione delle acque di Ronago stanno dando i loro frutti.