Mendrisiotto

Omicidio, suicidio e tentato femminicidio tra Cantello e Stabio

Secondo le prime testimonianze l’uomo avrebbe gravemente ferito la ex, prima di suicidarsi e dopo averne ucciso in Italia l’attuale compagno

(Ti-Press)

Un dramma vecchio come il mondo quello andato in scena ieri sera a Stabio, in via ai Bagni. È infatti stata infatti una morbosa, criminale gelosia ad armare la mano di un 51enne della provincia di Varese che ha prima ucciso il nuovo compagno della sua ex, pure 51enne, per poi rivolgere l’arma verso la donna e, in un secondo momento, verso sé stesso. Il bilancio del dramma è per intanto di due morti: la donna, una 45enne anch’essa del Varesotto, si trova in gravissime condizioni e la sua vita è in pericolo.

A cavallo del valico

La storia si è consumata a cavallo del valico di frontiera. Come rimbalzato sui portali italiani, l’omicida ha raggiunto il "rivale" nei boschi di Cantello, al confine con Varese. Lì lo ha freddato e ha abbandonato il suo corpo a bordo strada all’imbocco della Valsorda. Luogo dove il cadavere è poi stato ritrovato nel tardo pomeriggio. Non pago il 51enne ha valicato la frontiera dirigendosi verso le Terme di Stabio, dove la donna lavorava come addetta alle pulizie. Il fatto di sangue si è svolto in pochi minuti. Stando a una prima ricostruzione, l’incontro sarebbe avvenuto all’ingresso della struttura, dove il delitto si è poi consumato. Da nostre informazioni, l’uomo avrebbe ‘svuotato’ il caricatore verso la sua vittima, per poi togliersi la vita. L’allarme è scattato intorno alle 18.30. Sul posto sono subito intervenuti agenti della Polizia cantonale e in supporto la Polizia comunale di Stabio, della Polizia città di Mendrisio e quella di Chiasso oltre ai soccorritori del Servizio autoambulanza del Mendrisiotto. L’intera zona è stata isolata e messa in sicurezza.

Polizia scientifica sul posto

Vaghi nei primi minuti i contorni della vicenda, agenti e inquirenti – coordinati dalla Procuratrice pubblica Valentina Tuoni, in collaborazione con le autorità italiane – si sono trovati di fronte a più di un interrogativo. Quando siamo giunti sul posto, poco dopo le 20, oltre un’ora e mezzo dopo i fatti, l’area era ancora sigillata. Camminando lungo le stradine circostanti, abbiamo potuto notare, seppur in lontananza, i rilievi effettuati dalla Polizia scientifica all’ingresso delle Terme. Un ingresso coperto fino a pochi minuti prima da un telo bianco. Nel vicino ritrovo pubblico la serata stava continuando normalmente. «Non ci siamo accorti di nulla né abbiamo sentito spari o rumori sospetti – ci racconta la barista da dietro il bancone –. Solo in un secondo tempo ci hanno avvertito che si era verificata una sparatoria alle Terme, poco distante da noi, e di restare tranquilli all’interno del bar». Persone uscite per fare due passi o accompagnare il cane nella passeggiata serale non hanno mancato di rivolgere lo sguardo verso una scena inconsueta. C’è anche chi, ignaro dell’accaduto, si è visto costretto a compiere inversione di marcia non potendo continuare il suo tragitto lungo la via Ai Bagni. Sul luogo del delitto agenti, specialisti della Scientifica e Unità cinofila hanno continuato a lavorare incessantemente per tutta la sera. I vertici della Polizia cantonale, presente anche il comandante Matteo Cocchi, si sono invece spostati al Centro di Pronto intervento di Mendrisio per fare il punto della situazione e incontrare i parenti delle persone coinvolte, accolte dal Care Team. Per cercare di ricostruire nel dettaglio quanto accaduto, la Polizia è alla ricerca di eventuali testimoni, invitati a contattare lo 0848 25 55 55.

Ancora molti interrogativi

Quella avviata da Polizia e Ministero pubblico è un’indagine particolare che si svolgerà sui due fronti del confine. Oltre al movente, restano da chiarire le ragioni profonde che hanno portato all’epilogo criminale e i collegamenti che hanno portato all’uccisione dei 51enne nei boschi di Cantello. Vista la delicatezza dell’inchiesta, al momento la Polizia cantonale non rilascerà ulteriori informazioni.

Il precedente del 2016

La maestra uccisa dal cognato

Non è la prima volta che la comunità di Stabio si trova confrontata con un dramma familiare e a cavallo del confine. Era il 16 ottobre del 2016 quando il corpo senza vita di una 35enne, maestra delle scuole elementari di Stabio, è stato ritrovato in un bosco di Rodero. La donna è stata uccisa due giorni prima nella sua abitazione dal cognato, un informatico della Supsi arrestato due giorni dopo. La sua confessione piena, senza però fornire movente e ragioni, arriverà il mese successivo. Il cognato è stato processato davanti alla Corte delle Assise criminali di Mendrisio, dove è comparso per rispondere del reato di assassinio. Il giudice Amos Pagnamenta lo ha condannato a 20 anni di reclusione – condanna che l’uomo ha accettato, facendola diventare definitiva, e che quindi sta scontando – stabilendo un’azione senza mancanza di scrupoli e definendolo un «maestro del travestimento: ai più risulta gentile e simpatico», che in realtà ha ingannato al lavoro e nascosto in famiglia i «sentimenti verso la vittima, della quale risulta sostanzialmente innamorato».

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