Pene sospese alla Corte delle Assise correzionali di Mendrisio per un 48enne e un 46enne, colpevoli di aver fatto transitare clandestini dalla Svizzera
Migranti irregolari fatti transitare dall’Italia alla Germania, attraverso la Svizzera. Questa la colpa di un 48enne siriano e di un 46enne iracheno, condannati oggi alla Corte delle Assise correzionali di Mendrisio a pene sospese condizionalmente e all’espulsione per il reato di incitazione all’entrata, alla partenza o al soggiorno illegale aggravata.
I fatti risalgono allo scorso autunno. Utilizzando come punti di partenza Porto Ceresio e Lavena Ponte Tresa e agendo in complicità con altri personaggi non ancora del tutto identificati, in una dozzina di occasioni i due hanno introdotto alcune decine di clandestini, migranti senza i necessari documenti per transitare dal Paese, perlopiù connazionali dei due. Destinazione: la Germania, dove peraltro risiedono anche i due imputati, giudicati in due processi disgiunti ma dalla stessa Corte presieduta da Marco Villa. Processi che avrebbero dovuto tenersi già un paio di mesi fa con la formula del rito abbreviato, rimandati e trasformati poi in procedimenti ordinari a causa dell’assenza degli imputati.
I valichi ticinesi utilizzati sono stati quelli di Brusino Arsizio e di Ponte Tresa, mentre per entrare in Germania il confine è stato attraversato a Bözberg (Argovia), Hiltalingerstrasse (Basilea Città) o Stein (Argovia), a seconda dei casi. Il modus operandi, ricostruito dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti, era il seguente: a partire era il 48enne, che fungeva da ‘sentinella’, verificando in sostanza che le dogane non fossero presidiate. Se il via libera era dato, partiva la seconda macchina, guidata dal 46enne e con a bordo i migranti, almeno due per volta ma verosimilmente di più. Stesso schema alla frontiera fra Svizzera e Germania. La banda criminale che gestisce il traffico chiedeva, secondo la pp, 1’000 euro a testa a ogni migrante. Ai due passatori ne andavano invece 300 a testa per ogni persona trasportata. Il disagio economico sarebbe infatti alla base dei reati commessi dai due accusati.
Lo schema ha funzionato per un paio di proficue settimane, finché un controllo effettuato dalle Guardie di confine a Riva San Vitale non ha smascherato il 46enne che a bordo di una Mercedes-Benz ML350 stava trasportando dodici persone. Lì è scattato il primo arresto per l’uomo, costatogli due giorni di carcere preventivo. Una lezione insufficiente: una volta scarcerato, l’imputato ha ripreso con il traffico, ma con una modalità un po’ più elaborata. Portando i migranti da Porto Ceresio a Lavena Ponte Tresa, indicava loro di salire sulla Ferrovia Lugano Ponte Tresa e dicendo loro di scendere ad Agno. Lì li aspettava con lo stesso veicolo e li portava fino al confine con la Germania, precedentemente ‘perlustrato’ dal 48enne, per attraversare la dogana e portare i passeggeri a destinazione. Ma anche questo piano B ha avuto vita breve: dopo un paio di settimane il 46enne è stato fermato nuovamente dalle Guardie di confine a Manno, che lo hanno scoperto con cinque clandestini a bordo stavolta. La carcerazione preventiva che n’è seguita è durata un mese e mezzo. Leggermente più lunga l’avventura del 48enne che, continuando a operare con un altro complice anch’esso fermato dalle Guardie di confine a Riva San Vitale alcune settimane più tardi, ha trascorso in carcere poco meno di un mese fino ai primi giorni del 2022.
I due come detto sono stati condannati a pene sospese condizionalmente (per due anni): diciassette mesi per il 46enne e quattordici per il 48enne, difesi rispettivamente dagli avvocati Marco Morelli e Michele Sisini. Altrettanto sospese le pene pecuniarie (900 franchi a testa), mentre sono effettive le espulsioni dalla Svizzera per cinque anni, per i due che sono comunque entrambi residenti in Germania.