Emergono nuovi dettagli sul fermo di sabato al sacerdote del Mendrisiotto. Quello della discoteca non è l’unico caso sopra le righe
Una nottata passata in Italia a bere qualche bicchiere di troppo. Poi il tentativo (fallito) di tornare in Ticino senza destare eccessivamente nell’occhio. Protagonista di un’altra serata sopra le righe è il parroco del Mendrisiotto già oggetto di un’inchiesta per molestie in discoteca nel mese di dicembre. Una seconda vicenda balzata alle cronache che ha costretto la Curia ha prendere immediatamente posizione. Già nella giornata di sabato, dopo il fermo avvenuto poche ore prima dell’alba, la Diocesi ha infatti comunicato "di aver rimosso il parroco e di averlo sospeso dall’esercizio del ministero sul tutto il territorio della Diocesi di Lugano. Questo dopo aver appurato la fattispecie di un comportamento già verificato in passato". Alla base dei problemi comportamentali del sacerdote ci sarebbe da tempo un rapporto difficile con l’alcol. Disturbo che anche in passato, prima dei fatti in discoteca, lo avrebbe reso protagonista di un episodio spiacevole con alcune fedeli. L’accaduto, capitato a margine di una celebrazione religiosa presso la parrocchia dove ha esercitato le sue mansioni fino a pochi giorni fa, non è mai sfociato in una denuncia. Anche per l’invito a non parlarne (e le scuse) dello stesso religioso.
Tornando ai fatti della notte tra venerdì e sabato, che hanno portato il prete a essere denunciato alle autorità italiane per guida in stato di ebrezza e senza licenza di condurre, emergono ulteriori dettagli. Il fermo è avvenuto in piazza Anna Frank a Ponte Chiasso dove l’uomo, come era già emerso nella giornata di sabato, è arrivato dopo aver tentato di varcare il confine dalla dogana di Pizzamiglio, trovando però la strada sbarrata. Ad avvertire la polizia italiana è stato un automobilista, allarmato dall’andatura pericolosa del veicolo con targhe ticinesi, che non ha fortunatamente causato incidenti e non ha riportato danni. Lo stesso uomo si è messo all’inseguimento della vettura guidata dal religioso, provando più volte a sbarrargli la strada per costringerlo a fermare la sua corsa e non mettere in pericolo gli altri utenti della strada. Una volta fermato dalla polizia il prete, in evidente stato di ebrezza e che faticava a reggersi in piedi, ha opposto resistenza prima di sottoporsi all’etilometro. Le discussioni con gli agenti della squadra volante della questura di Como sono durate circa 30 minuti, durante i quali l’uomo ha più volte inveito contro le forze dell’ordine. Il tasso alcolemico, una volta che il prete si è ‘concesso’ all’alcoltest, è risultato essere di 1,42 g/l. Il triplo di quanto consentito dalla Legge. In questi casi è prevista, da parte della autorità italiane, un’ammenda fino a 3’200 euro e il ritiro della patente per almeno un anno. L’autovettura, risultata sprovvista dalla carta di circolazione, è stata posta sotto sequestro.
Come detto quello con l’alcol era un rapporto difficile per il sacerdote. Un fatto noto anche alla curia e che aveva portato l’uomo a sottoporsi a un trattamento. La problematica era già emersa a dicembre, quando il sacerdote si è reso protagonista di presunte molestie in una discoteca della regione. In quell’occasione l’uomo avrebbe allungato le mani nei confronti di almeno una ragazza. Da lì ne era scaturito un diverbio all’esterno del locale con alcuni ragazzi presenti, che ha portato al ferimento dello stesso sacerdote. Sulla vicenda, che in certi aspetti è tutt’ora poco chiara, stanno indagando gli inquirenti. Non è invece sfociata in una denuncia un altro caso di palpeggiamenti avvenuto all’interno di una parrocchia, e che ha coinvolto alcune fedeli. A margine di una celebrazione religiosa, con giochi e festeggiamenti da parte dei presenti, il sacerdote si sarebbe lasciato andare a palpeggiamenti ed effusioni. Un atteggiamento, anche in questo caso accompagnato da un consumo eccessivo di alcol, che avrebbe suscitato una reazione da parte di alcuni presenti. Il prete sarebbe quindi stato allontanato e accompagnato alla sua abitazione. Da lì, il giorno seguente, avrebbe inviato le scuse alle persone coinvolte. Tramite telefono e messaggi sarebbe anche arrivato l’invito a non raccontare la storia ad altre persone. Invito accolto dalle fedeli coinvolte che, però, da quel momento hanno preferito non recarsi più a seguire le celebrazioni religiose nella parrocchia, spostandosi in un paese vicino.