Dopo l’aggressione a un gregge e l’uccisione di dieci agnelli e tre pecore. Mendrisiotto messo sotto osservazione per tre settimane
Il Dna non mente. Ora c’è la prova scientifica che ad assaltare il gregge dell’allevatore per passione di Novazzano, la notte fra l’11 e il 12 aprile scorso (come anticipato da ‘laRegione’ del 13 aprile), e a uccidere dieci agnelli e tre pecore è stato un lupo. La conferma è giunta oggi, martedì, direttamente dall’Ufficio della caccia e della pesca del Dipartimento del territorio. Quello che sino a qualche settimana fa non si osava dire (ma si pensava) si è rivelato vero. Del resto, sino a ora non si era mai visto un tale predatore così a sud in Ticino. Da dove è arrivato? Questo lo potranno dire le ulteriori analisi in programma al Centro nazionale per i grandi carnivori. A quel punto si saprà se si tratta di un esemplare mai identificato su suolo svizzero – e quindi con tutta probabilità arrivato da oltrefrontiera – o il componente di un branco già presente nel cantone o nei Grigioni (il che non stupirebbe gli specialisti). Ciò che premeva capire da subito alle autorità locali, d’altro canto, era la specie di appartenenza. Così come urgeva verificare se quella presenza rischiava di essere stanziale o meno. E anche qui c’è chi ha già tirato un sospiro di sollievo: si è trattato di un lupo solitario e di passaggio.
L’ipotesi più plausibile, per dirla con gli esperti, è che il predatore di Novazzano sia un "esemplare in dispersione", che peraltro ha "già lasciato la zona". Detto altrimenti, come ci spiega il capo dell’Ufficio della caccia e della pesca Tiziano Putelli, ci si trova davanti a un lupo che si è staccato da un branco o che ha cambiato per un brevissimo periodo il suo habitat. Non si è avuta più traccia di lui?, chiediamo al responsabile. «Come è nei comportamenti di questi animali dopo un evento predatorio – ci informa Putelli –, la sera successiva tornano nel luogo dell’attacco. E in effetti lo abbiamo filmato per qualche attimo sul prato della predazione – poco distante dal valico di Marcetto, ndr –. Poi da quel momento nelle successive tre settimane non vi sono stati più avvistamenti, né abbiamo ricevuto delle segnalazioni. Neppure le autorità italiane della fascia di frontiera – ribadisce il capoufficio – ci hanno detto di aver registrato predazioni o notizie in tal senso». Tutti elementi, questi, che hanno corroborato l’ipotesi di un lupo in transito, una presenza occasionale.
In ogni caso è bastato quell’unico episodio per mettere sotto osservazione il Distretto. Un cosiddetto "monitoraggio intensificato" che proseguirà ancora per alcune settimane, come fa sapere ancora Putelli. Sta di fatto che il Mendrisiotto, una realtà fortemente urbanizzata sin qui non certo sulle rotte dei lupi – sebbene il Ticino tutto sia un’area potenzialmente interessata, da vent’anni ormai – ha avuto gli occhi addosso. La strategia è stata duplice. «Da una parte – ci illustra Putelli –, abbiamo attivato immediatamente delle ronde notturne, che abbiamo poi ridotto in modo progressivo con il passare dei giorni e che effettuiamo ancora occasionalmente; e dall’altra abbiamo sistemato delle telecamere localmente, nell’abitato e soprattutto nei punti strategici di passaggio della fauna a livello regionale, dai boschi del Penz, a Chiasso, a Stabio. In totale, in effetti, abbiamo posato una decina di foto-trappole sul territorio del Mendrisiotto». Come dire che si è davvero monitorato con attenzione il territorio per decifrare con chiarezza quanto accaduto nello stupore della popolazione locale, pur consapevoli che lo spazio vitale del lupo – in grado, ci ricorda Putelli, di spostarsi per 40-60 chilometri in una notte – è assai ampio.
Certo resiste l’amarezza di chi, come Remo Albertoni, ferroviere e allevatore, come detto, per passione, si è visto decimare il gregge che pascolava all’interno di un recinto non a prova di predatore. La mattina della scoperta aveva condiviso con ‘laRegione’ tutta la sua amarezza. Per lui è stato un colpo dritto al cuore. Mai si sarebbe immaginato una cosa del genere, aveva ammesso. D’altro canto, neppure l’avvistamento di una presenza sospetta della sera precedente l’aveva messo in allarme.
Ciò che aveva visto Eros Deberti, consigliere comunale a Novazzano, in mezzo al prato non lo aveva però tradito. L’impressione che fosse un lupo, in altre parole, non era sbagliata. Tant’è che, puntato il cannocchiale, era scattata subito la segnalazione all’Ufficio competente e al guardacaccia.