Il progetto di riqualifica viaria della cittadina di confine momò entra nel vivo. Intervista alla capodicastero Territorio Sonia Colombo-Regazzoni
«La prossima tappa dovrebbe durare, meteo permettendo, quattro settimane, fino dunque a fine aprile». Sonia Colombo-Regazzoni, capodicastero Territorio, ha in mano il ruolino di marcia di quella che sarà la Chiasso del futuro. Un nuovo disegno della cittadina di confine che sta comportando cantieri e naturalmente disagi, in attesa, dopo circa quindici anni, di una nuova viabilità urbana. «Siamo nel mezzo di un altro grosso passo – ci spiega –, tanto da definirlo come la fase più impegnativa dal punto di vista tecnico. Ad oggi posso dire che tutto è andato bene, pur con le problematiche che è quasi impossibile che non affiorino nei lavori stradali».
Diversi i fronti aperti. A cominciare dal tunnel di via Dunant: «Per le prossime quattro settimane non potrà essere utilizzato per recarsi nel quartiere Soldini. Tranne naturalmente che per i pedoni il cui accesso sarà sempre consentito, anche verso la stazione. Nessuna possibilità di circolazione, invece, per le auto. Si arriva, quindi, all’altezza del semaforo e si gira obbligatoriamente a sinistra, accedendo se necessario al Municipio oppure ci si ritrova su corso san Gottardo e alla successiva ‘rampa’. L’invito è dunque quello di utilizzare questa via solo se necessario per evitare un giro dell’oca inutile».
Uno dei ‘nodi’ più critici si è così spostato su largo Kennedy: «Quando tutti i lavori verranno ultimati – è l’auspicio della municipale – verrà attuata quella nuova viabilità decisa nel marzo 2007 dal Consiglio comunale. Decisione che non può essere contestata». Quanto al semaforo di via Silva e via Como Colombo-Regazzoni è chiara: «Lo stesso resterà. La motivazione del resto, richiesta espressamente da Ustra al Cantone, è importante. Ovvero la necessità di evitare che la colonna in uscita a Chiasso Sud diventi così lunga da fermarsi in autostrada e creare un grave pericolo. Già abbiamo i camion... Un semaforo, dunque, che è attivato da sensori ogni qualvolta si crea del traffico. L’alternativa, non dimentichiamolo, sarebbe la chiusura dell’uscita di Chiasso Sud con il relativo spostamento di tutto il traffico in uscita sulla rampa del Serfontana che non mancherebbe di causare delle colonne fino a Mezzana. Quindi che senso avrebbe? Tanto che se vi fosse un incidente non vi sarebbe neppure un’alternativa e costringerebbe ad andare a Como per tornare indietro. Sono perciò consapevole che possa essere un disagio, ma è ad ogni modo limitato nel tardo pomeriggio e che si ritrova in tutti gli agglomerati, da Mendrisio a Lugano Nord e Lugano Sud, da Bellinzona a Locarno. Lì, dunque, non vedo alternative».
La viabilità nel centro di Chiasso del resto sarà molto diversa da quella attuale: «Dobbiamo però far passare il messaggio che ciò non significa evitare di frequentare la nostra cittadina. Lo scopo di questo progetto resta la necessità di togliere il traffico parassitario dal centro. E questo, bene o male, viene fatto. Si inviterà tutti a passare da via Cattaneo, tunnel via Favre rispettivamente via Como e viale« Volta e accedere così al centro cittadino». Qui nel cuore di Chiasso è peraltro in atto un cambiamento che può essere definito ‘forte’: «Parliamo della chiusura definitiva e totale dell’uscita verso l’Italia dalla stazione. La mia preoccupazione è che se succede qualcosa sotto i ripari fonici la viabilità sarebbe a rischio... Anche perché questo piano era stato previsto con un traffico di circa 20mila passaggi, mentre adesso siamo a 35mila! Possiamo sperare nell’aumento dell’home working, nella riduzione delle auto dovuta dal car pooling e al car sharing, ma del resto il problema è che tutti vogliono girare con l’auto e le strade sono fondamentalmente le stesse di quelle che erano vent’anni fa... Alla fine è vero il traffico con questi sistemi non lo elimini, semplicemente lo sposti! E, purtroppo, ci saranno zone che ne pagheranno maggiormente le conseguenze, pensiamo a Boffalora, e altre meno, viale Manzoni, per esempio, risulterà più alleggerito».
Se alla stazione oggi vi è un problema sul transito dei bus più grandi, «che stiamo affrontando in collaborazione con le Autolinee, l’Autopostale e il Cantone per apportarvi dei correttivi» non manca di farci sapere la capodicastero, anche corso San Gottardo può essere considerato ‘osservato speciale’: «Per ora non si può però intervenire. Consideriamo ad esempio il fatto che, all’altezza della Raiffeisen, è necessario girare a sinistra per consentire l’accesso ai posteggi dei residenti. Da sud c’è poi la presenza del Centro medico. Ma è un ragionamento che andrà fatto come pure la sua sistemazione: del resto come tutto invecchia e peraltro è una pavimentazione estremamente porosa facile ad assorbire tutto. E i costi di mantenimento sono molto onerosi».
La deadline? «A settembre, termine massimo fine anno. Avvicinandosi l’estate, la problematica che abbiamo già affrontato riguarderà il mancato aggiornamento dei Gps. Se si formeranno, infatti, colonne in autostrada potremmo assistere all’uscita a Chiasso dei turisti che andranno a creare un grosso imbuto. L’abbiamo previsto e per questo abbiamo anche scritto a Google Maps per segnalare la cosa e per intervenire nel possibile e auspicato aggiornamento. Il problema è che su tanti gps l’aggiornamento lo deve fare il proprietario stesso. Siamo ad ogni modo consapevoli che ci potrebbero essere dei problemi».
Un cerchio che si chiude lungo via Dante, «dove porteremo avanti un messaggio per un abbellimento e per dare risalto al centro culturale» e le vie Bossi e Franscini «dove l’anno prossimo dovrebbero iniziare i lavori di riqualifica. Poi per i prossimi 25 anni auspico non vi siano più grossi cantieri se non quello della Scuola specializzata superiore di abbigliamento e design della moda, che sarà un’opera impegnativa ma un bellissimo progetto per il rilancio di Chiasso. Non dimentichiamo, infine, il risanamento del tunnel di via Favre, che però è di proprietà delle Ffs». C’è, dunque, molto ancora da fare. Quanto alle critiche? «Quando c’è un cambiamento, in generale, la critica è sovrana. L’unica cosa positiva è che poi il cambiamento, dopo il senso di disagio, diventa abitudine. Il problema vero è un altro: ci sono troppe auto per il nostro carico, le nostre strade risultano sottodimensionate a causa del traffico parassitario, e non per il traffico locale. E purtroppo per questo ad oggi non ci sono molte alternative».