A Stabio l’Istituto scolastico apre le porte a un bambino di 11 anni, fuggito dall’Ucraina con la mamma. Mentre a Chiasso e Mendrisio ci si prepara
La vita del piccolo Sergej è cambiata nello spazio di meno di due settimane. In una quindicina di giorni si è ritrovato catapultato dalla sua classe di quinta elementare in Ucraina a un’aula dell’Istituto comunale di Stabio, che lo ha accolto a braccia aperte. Undici anni, è fuggito dal suo Paese in guerra con la mamma, sapendo che ad aspettarlo, da questa parte dell’Europa, c’era sua nonna. Un lungo viaggio in auto e attese interminabili al confine della Romania, dove sono rimasti due giorni. Poi l’Italia e il Ticino. Giusto il tempo di arrivare e di guardarsi un po’ attorno e lunedì Sergej faceva il suo ingresso a scuola a Stabio, dove vive una piccola comunità ucraina. La popolazione locale e soprattutto i suoi compagni hanno cercato di farlo sentire a casa. Al suo fianco c’è un coetaneo che ha le stesse sue radici, ma è nato qui, e con il quale può parlare in russo. Un modo per farlo sentire meno solo e disorientato.
«Adesso il nostro obiettivo primario – spiega a ‘laRegione’ la direttrice dell’Istituto scolastico comunale Sonia Lurati – è quello di restituire a Sergej un momento di benessere e la possibilità di passare del tempo con i suoi coetanei in modo spensierato». Non si trascurerà neppure la didattica, anche se l’undicenne si ritrova confrontato con un’altra realtà scolastica. «Alcune materie sono universali, altre no: farà ciò che può. Ci lasceremo sorprendere». Sin qui non sono giunte direttive particolari da seguire. «In situazioni simili si va di buon senso e di cuore – fa presente la direttrice –. Del resto, i bambini hanno delle splendide risorse e hanno accolto il loro compagno ucraino in modo eccezionale, dandogli il benvenuto tramite dei disegni. L’Istituto ha aperto le sue porte e questo è bello. Noi ci siamo, per lui e la sua mamma».
I piccoli alunni sanno bene, d’altro canto, cosa sta succedendo a casa di Sergej. La guerra è entrata anche in classe. «La scuola è un microsistema – rende attenti Sonia Lurati – e contiene tutto quello che succede fuori, incluso il tema dei conflitti. Poi tocca a noi affrontarlo con i bambini, facendone un’occasione di formazione. La stessa esperienza della pandemia da Covid-19 ci ha portato a cumulare delle competenze inaspettate». Le domande e le curiosità, in effetti, non sono mancate da parte degli allievi, nemmeno in questo caso. «Una cosa è certa, metteremo l’accento sul concetto della pace».
Dare un tetto sopra la testa (ma un tetto vero), oltre a solidarietà e accoglienza. In tutto il Mendrisiotto si è subito aperto il cuore ai tanti profughi ucraini in fuga dalle cannonate e dai missili che stanno facendo a pezzi il loro Paese. Una volta di più istituzioni comunali e cittadini hanno, infatti, risposto ‘presente’ all’appello e si sono mobilitati, senza risparmiarsi. La preoccupazione di molti, anche fra i politici locali, è che queste persone si ritrovino a passare dai rifugi e dalle cantine delle loro città – unico riparo dalle bombe – ai bunker svizzeri. Per far sì che la permanenza negli spazi della Protezione civile sia davvero temporanea, e dettata dalla necessità di ridistribuire gli arrivi sul territorio, servono però altre soluzioni logistiche. In questi giorni i Municipi di Balerna e Castel San Pietro si sono già fatti avanti offrendo, in un caso, il centro climatico di Bosco Gurin e sei appartamenti protetti del Centro degli anziani, e nell’altro un alloggio comunale. Ma non è che l’inizio. Mendrisio segue passo dopo passo l’evolversi della situazione e sta censendo le strutture cittadine così da tracciare una mappa dell’accoglienza. Mentre Chiasso si sta preparando a divenire, ancora una volta nella sua storia di frontiera, l’avamposto di quello che è ormai un vero e proprio esodo, in particolare di donne e bambini.
Nella cittadina è stato Claudio Schneeberger, consigliere comunale del gruppo Lega-Udc, a lanciare nelle ultime ore una proposta. Idea che in poco tempo ha fatto breccia anche nelle altre forze politiche. Tant’è che con i colleghi Amedeo Mapelli (Ppd+Gg-Verdi liberali-Ind.), Christian Bruccoleri (Plr) e Antonia Boschetti (Unità di Sinistra-I Verdi-Ind.) c’è l’intenzione, all’inizio della settimana, di vestire la richiesta di ufficialità. Una presa di posizione che si va ad aggiungere, del resto, all’interrogazione firmata da Us-I Verdi per mano di Francesca Bernasconi Bedulli e la stessa Boschetti e che è decisa a promuovere "una concreta azione di accoglienza e di solidarietà". L’esortazione rivolta al Municipio è, in buona sostanza, quella di essere attore dell’ospitalità sul piano logistico e organizzativo. E l’esecutivo non si è tirato indietro. Anzi, le sollecitazioni hanno incrociato l’agire dell’autorità.
«Mi sono detto: occorre garantire a questi profughi una sistemazione adeguata. E allora – spiega a ‘laRegione’ Schneeberger – ho pensato alla Scuola verde del Comune, La Perfetta ad Arzo. Messa a disposizione, darebbe modo di assicurare un alloggio e anche uno spazio didattico e di gioco per i bambini. Sarebbe un aiuto concreto in quella che è una emergenza umanitaria». In questi anni, del resto, il complesso si è rivelato essere una soluzione ottimale per scolaresche e gruppi, anche giunti da lontano, grazie ai suoi 74 posti letto e alle sue infrastrutture di servizio e di svago.
E la cittadina come sta affrontando gli eventi? «Martedì il tema è arrivato sul tavolo del Municipio», ci conferma Davide Dosi, a capo del dicastero Educazione. Tra le opzioni logistiche possibili rientra anche La Perfetta? «In effetti, sì. Ci siamo chinati sulla questione: la Scuola è già stata contattata per avere il calendario dell’occupazione della sede, che in questo periodo ospita le settimane verdi». Di fatto, compatibilmente con la situazione locale e internazionale, la cittadina ha già dato alla Protezione civile la disponibilità della Scuola verde. Qui, d’altro canto, si è temprati quanto a crisi migratorie e si possiedono gli strumenti per fronteggiare le urgenze. Non è un caso se sul fronte degli alloglotti Chiasso abbia fatto, letteralmente, scuola. «Noi siamo pronti», ribadisce Dosi.
Il fermento, in effetti, non manca. Sul versante pubblico, le autorità superiori hanno chiesto al Comune la disponibilità del rifugio di Pci di via Chiesa e di valutare la possibilità di riservare alcuni letti nelle case per anziani. Sul versante privato, da nostre informazioni, anche la Fondazione Don Willy è pronta ad aprire le porte della sua casa (destinazione di tante colonie) a Catto.
Spostandosi a Mendrisio, la Città fa sapere in una nota di aver intensificato le collaborazioni, soprattutto con la Protezione civile, proprio per "facilitare i preparativi dei dispositivi di accoglienza". Infatti, si sta allestendo "una lista delle papabili strutture cittadine con almeno 50 posti per ospitare provvisoriamente e immediatamente i primi profughi". E tra le proposte vi è pure Casa il Mulino ad Airolo.
Non si trascura neppure il contributo dei cittadini: annunciarsi a ucraina@mendrisio.ch.