In cantiere un centro di accoglienza diurno. Intervista ad Andrea Bianchi - neoresponsabile dei servizi del Comune - e alla capodicastero Roberta Pantani.
Un centro di accoglienza diurno per persone con dipendenza da sostanze a Chiasso. Al momento si tratta ancora soltanto di un’idea, che dovrebbe venir messa nero su bianco entro la fine dell’anno prossimo e presentata al Municipio per una valutazione. La notizia è emersa dal nostro incontro con la capodicastero Socialità Roberta Pantani Tettamanti e con Andrea Bianchi, che dal 1° gennaio scorso ha assunto la guida dei servizi sociali del Comune. Un rafforzamento: «Vanta già una solida esperienza in ambito sociale – spiega la municipale –. Il suo inserimento ha fatto sì che si iniziasse con una riorganizzazione dell’Ufficio, con l’obiettivo migliorare la collaborazione fra i vari servizi ed enti coinvolti».
Fra le altre cose, Bianchi si è trovato a gestire il progetto di prossimità avviato da Chiasso nel settembre del 2019. A due anni dall’avvio, è l’occasione per fare un bilancio. «Si tratta di un sostegno a persone bisognose di aiuto e con diversi tipi di dipendenze: droga e alcol, ma anche farmaci – ricorda Pantani –. Pensiamo ad esempio a chi abusa degli sciroppi che contengono codeina. È un progetto voluto dal Municipio perché in quel periodo alcune zone del centro, soprattutto piazza Indipendenza, sono diventate problematiche. Avevamo iniziato a ricevere lamentele da parte di uffici e privati cittadini sulla presenza di un gruppetto di persone, da metà mattinata a fine pomeriggio. Pur non consumando in pubblico, tenevano un atteggiamento che per taluni poteva essere considerato molesto e quindi influivano in modo negativo sulla sensazione di sicurezza soggettiva. Pertanto i dicasteri Socialità e Sicurezza pubblica hanno dato vita a questo progetto».
All’origine dell’iniziativa, quindi, non un vero e proprio problema di ordine pubblico: «A oggi non sono stati riscontrati palesi atti contrari alla legge – chiarisce la capodicastero –, non ci sono mai stati vandalismi o atti denunciabili. È proprio una questione soggettiva, che va però comunque tenuta in considerazione. Non avendo ragioni oggettive per intervenire, si cerca di ridurre il danno attraverso un approccio sociale, preventivo. Sia da parte delle forze dell’ordine che dei servizi sociali». «Sono persone che generalmente hanno uno stile di vita che ritengono accettabile per sé, ma che crea loro qualche problema legato magari al mondo del lavoro, o all’abitazione, o all’inserimento sociale – specifica Bianchi –. Inoltre, sono persone che generalmente non si rivolgono a enti specializzati in quanto non riconoscono di avere un problema». E quindi il servizio nasce per intercettarle, direttamente in strada. «Ci sono due operatori di Ingrado (che ha a Chiasso un suo consultorio, ndr), pagati dal Comune per questo servizio, che vanno ad agganciare queste persone in strada, parlano la loro lingua e fanno sensibilizzazione. La grande forza del progetto è la flessibilità, grazie anche alla capacità degli operatori di adattarsi ad imprevisti al fine di dare il giusto supporto sia in situazione di emergenza che nel quotidiano».
Una sensibilizzazione che, inizialmente, non si svolgeva solo per strada. «Quando il progetto è partito, si offriva loro una colazione al centro Ingrado e una decina di persone avevano preso quest’abitudine. Si tratta di un modo per approfondire il rapporto di fiducia, ma anche per ridurre il consumo di sostanze che spesso comincia già alla mattina. Purtroppo continuare con queste modalità nel 2020 è stato impossibile» spiega il responsabile dei servizi sociali. La pandemia ha infatti portato a un cambiamento del progetto: «Quindi ci si è spostati per strada lavorando per costruire un rapporto di fiducia. È stato fatto un lavoro veramente complesso di inserimento nel gruppo. E i risultati sono soddisfacenti». «È un lavoro costante, quotidiano, i risultati più incisivi si vedranno solo a lungo termine – aggiunge Pantani –, però l’efficacia è riconosciuta: a polizia e autorità comunali sono state segnalate meno lamentele. Perciò il progetto finora è sempre stato rinnovato».
E se il Covid ha cambiato le carte in tavola, idee per un potenziamento a breve termine del progetto non mancano. «Vorremmo concretizzare l’apertura di un centro di bassa soglia per persone con dipendenze, sul modello del centro di accoglienza diurno di Ingrado a Viganello – svela Bianchi –, con l’obiettivo di accogliere quelle persone che non desiderano andare in un centro terapeutico ma che abbiano la possibilità di avere un pasto caldo, un posto dove fare la doccia e lavare i propri indumenti, dove poter fare delle attività occupazionali sotto un minimo di controllo. La dipendenza da sostanze spesso ha effetti psicologici, sociali, economici, nella vita delle persone. Fare attività semplici, che restituiscano una routine, possono essere il punto di partenza per il reinserimento nella società. L’idea è di proporre uno spunto al Municipio sul centro entro la fine dell’anno prossimo».