laR+ Mendrisiotto

Il Basso Mendrisiotto mette in Comune gli acquedotti

Messo a punto un progetto che annuncia una ‘svolta’. Pronti ad archiviare le Aziende acqua potabile per un Consorzio unico. E l’idea piace al Cantone

L'unione fa la forza, anche quando si tratta di acqua potabile (Ti-Press)
16 settembre 2021
|

Parlare di aggregazione dalle parti del Basso Mendrisiotto è ancora un argomento delicato. Eppure qualcosa si sta muovendo. Davanti all’imperativo categorico di assicurare (per legge) un approvvigionamento idrico efficiente, sicuro e di qualità ai propri cittadini, però, i quattro Comuni del comprensorio – Balerna, Chiasso, Morbio Inferiore e Vacallo – non ci hanno pensato due volte a immaginare di fondere acquedotti e reti. Sia chiaro, il processo è stato lungo e complesso – ci si lavora in silenzio dal 2017 –, ma oggi i quattro Municipi non solo hanno trovato un punto di incontro e deciso un piano d’azione, ma sono pronti a mettere fra le mani dei rispettivi consiglieri comunali un dossier di una trentina di pagine che mostra tutta la buona volontà di dare delle risposte a domande cruciali. Un incarto che ieri sera, al Cinema Teatro di Chiasso, è stato al centro di una riunione informativa. Perché si vuole essere dettagliati e trasparenti prima di affrontare una sfida politica e tecnica importante che restituirà, si rassicura, benefici pratici e vantaggi strategici. Garantendo altresì equità di trattamento ai cittadini.

Tra criticità e investimenti imponenti

Su un punto non si discute: quando si tratta di servizi primari – come l’acqua potabile, un bene prezioso e non infinito – i cittadini, qui come altrove, vogliono delle certezze. Soprattutto dopo quest’ultimo anno, durante il quale si sono dovuti fare i conti con una serie di contaminazioni: dal clorotalonil, un prodotto fitosanitario, venuto a galla in più di una sorgente nel Distretto, allo Pfos (l’acido perfluoroottansulfonico) che ha dato seri grattacapi al Pozzo Prà Tiro. Insomma, con la necessità di tutelare le proprie fonti idriche da una parte, e la consapevolezza di essere chiamati a fronteggiare un pacchetto di investimenti importanti nel futuro prossimo – si stimano opere per circa 18 milioni di franchi – dall’altra, le amministrazioni locali hanno preso il proverbiale toro per le corna e guardato lontano. L’intento? Sciogliere le Aziende acqua potabile e fare largo a un nuovo soggetto. L’obiettivo? Varare il nuovo corso nel gennaio del 2023.

Idea ‘virtuosa’ anche per il Cantone

A voler tenere i piedi ben piantati a terra, davanti a sé gli esecutivi hanno serbatoi datati da rinnovare, reti da potenziare, criticità e carenze da risolvere. Un patrimonio di infrastrutture e tubazioni tramandato da un secolo in un territorio che nel tempo è cambiato con i suoi bisogni. I quattro Comuni, che ora fanno capo ad Age quale gestore tecnico dei loro acquedotti, hanno compreso, quindi, che era giunto il momento di armarsi di coraggio e di voltare pagina. Anzi, fra le righe del documento messo a punto il giugno scorso, si parla in modo esplicito di “svolta cruciale” nel segno di una modernizzazione. Con l’aiuto di esperti, studi e perizie alla mano – avanguardia un Gruppo di lavoro ad hoc firmatario del dossier – i Municipi hanno imboccato una strada che li ha condotti a una proposta concreta per quello che, nella mappa dell’approvvigionamento idrico regionale, è identificato come il Polo-3.

Si sta seriamente meditando, insomma, di unire in un unico acquedotto i rispettivi impianti e di dare così forma e sostanza a un Consorzio per l’approvvigionamento idrico. Ovvero a un ente che non solo, come si dichiara nel documento illustrato ieri sera, diverrebbe proprietario delle strutture, ma anche responsabile della gestione tecnica, operativa e amministrativa (fatturazione inclusa). Questa soluzione giuridica, va detto, ha fatto breccia fra gli esecutivi, che ci vedono la via “più sicura e affidabile”. Del resto, il drappello di autorità comunali sa di aver già conquistato un alleato ai piani alti – si legga Palazzo delle Orsoline – con questo progetto comunale considerato un unicum a livello ticinese (oltre a un esempio virtuoso), ma che al contempo è parte della strategia cantonale, come ribadito ieri sera da Silvia Prodam Tich del Dipartimento del territorio. Un solo Consorzio, poi, restituirà un interlocutore con un maggiore potere contrattuale, anche nei rapporti casalinghi con l’Arm, l’Acquedotto regionale del Mendrisiotto. Arm, si mette nero su bianco, che potrà trarne dei vantaggi, al pari degli stessi protagonisti, davanti un unico sistema idraulico. Tanto da ritenere “legittimo” pensare di chiedere un contributo equivalente al valore degli interventi previsti.

Un passo alla volta

I primi ad avventurarsi verso la fusione degli acquedotti sono stati Chiasso, Morbio Inferiore e Vacallo. Balerna si è unito al gruppo in un secondo momento. In effetti, ogni passaggio di questa operazione è stato compiuto con attenzione, un passo alla volta. Per prima cosa si è cominciato con l’analizzare gli scenari prospettati dagli specialisti. Messe sul tavolo nel febbraio del 2019 le quattro varianti possibili – che non escludono neppure l’eventualità di mantenere lo statu quo –, i rappresentanti dei Comuni non hanno avuto dubbi nell’indicare la formula ribattezzata 1A come la più interessante ancorché ambiziosa, pure dal profilo finanziario. Attuarla, mettendo in comune gli acquedotti dei quattro Comuni, infatti, richiederà un investimento da 18,6 milioni.

Da realizzare, d’altra parte, ci sono quelle che vengono catalogate come “costruzioni e strutture moderne e possenti”. Una su tutte il nuovo serbatoio principale da 5mila metri cubi al Penz (a Chiasso), oltre al potenziamento delle condotte di interconnessione in vista dell’aggancio all’Arm. Soppesati costi e benefici, però, questa opzione, come emerge dal rapporto, darà quale contropartita il fatto di mettere in programma meno risorse per controlli, manutenzione e investimenti regolari su strutture da rinnovare. In altre parole, la rete sarà così robusta, si assicura, da mettere al riparo da default totali, anche qualora dovesse rompersi una grossa tubatura.

C’è chi versa e chi incassa

Restando sul piano finanziario, il progetto ha richiesto di misurarsi con un altro aspetto delicato: la valutazione dei valori in campo. Anche perché in un accordo ciascuno deve fare la propria parte per garantire un’operazione equilibrata. Fatti due calcoli, si evince dal dossier, da un lato si è stimato il patrimonio in impianti e condotte – peraltro milionario –, dall’altro si è stabilito chi sarà chiamato a compensare e chi no nella transazione. Alla fine si è visto che il solo a dover mettere mano al portafoglio, e non per una somma trascurabile, sarà Vacallo, per il quale si annuncia un contributo di 2 milioni. A motivarlo, come rileva il Gruppo di lavoro, è in particolare il valore qualitativo delle strutture, “di molto inferiore” alla media dei quattro Comuni. A incassare saranno, invece, gli altri tre Comuni: Balerna per 890mila franchi, Chiasso per 786mila franchi e Morbio per 374mila franchi. Come ci si farà fronte? Il Gruppo suggerisce un modo per appianare i conti: applicare tariffe differenziate agli utenti dei vari Comuni. Il tutto in un quadro che, agli occhi dei Municipi, racchiude risposte tecniche ed economiche “sensate, eque e rispettose” dei valori in gioco. Il dibattito, ora, è aperto.