Pronunciata l'attesa decisione sul terreno privato nella parte collinare del Parco. Il Municipio di Mendrisio convoca i capigruppo
La politica mendrisiense (e non solo) è rimasta con il fiato sospeso per tutti questi ultimi quattro anni. L’interrogativo pressante? Ce l’avrebbe fatta la Città a estendere il perimetro del Parco di Villa Argentina? Quindi ad acquisire il terreno privato, l’ultimo esistente, in collina? Oggi una risposta c’è. O meglio c’è la decisione del Tribunale di espropriazione, interpellato sui termini della trattativa, ma soprattutto sul prezzo di quei 18mila metri quadri. La sentenza è giunta nei giorni scorsi e il Municipio ne prenderà visione nei dettagli nella sua seduta di martedì prossimo. Da che parte pende, allora, la bilancia della giustizia? Sul verdetto vi è ancora un velo di mistero. Anche i capigruppo delle forze politiche che siedono in Consiglio comunale dovranno armarsi di pazienza e attendere le prossime settimane. Ovvero quando l’esecutivo scioglierà tutti i nodi. Con la consapevolezza che ci si trova davanti a un verdetto di prima istanza. E che dunque potrebbe esserci un secondo round al Tribunale amministrativo cantonale.
Sia chiaro, il solo fatto che il Tribunale di espropriazione si sia pronunciato è già una notizia dalle parti di Mendrisio. In fondo dal 1989, anno in cui il Comune (allora del Borgo) ha acquistato la magione progettata dall’architetto Antonio Croci e il suo parco quasi per intero, ne sono successe di cose. Nel mezzo ci sono infatti una petizione (sottoscritta nel 2009 da 2’870 persone), una variante del Piano particolareggiato e un paio di ricorsi. E vi è la vertenza aperta con i proprietari del fondo collinare: l’avvio della procedura di stima rimanda all’ottobre del 2017. Oggi, però, vi sono alcuni punti fermi: la pianificazione è ormai consolidata e giusto l’anno scorso il governo ha certificato l’estensione della protezione cantonale a tutto il giardino storico, e con essa il vincolo di salvaguardia. E queste sono delle buone premesse da cui ripartire, anche se i tempi non sono dei più favorevoli (anche sul piano finanziario). Certo se la valutazione del Tribunale sull’esproprio si situa all’interno della forchetta ipotizzata da tempo dall’autorità comunale, fra gli 8 e i 10 milioni di franchi (nel Piano delle opere prioritarie che si rifà al periodo 2014-2020 si sono accantonati 8,5 milioni). In ogni caso, un dato è incontrovertibile: se l’operazione andrà alfine in porto, con l’acquisizione del terreno privato si concretizzerà il più grande dezonamento mai realizzato. Obiettivo, rendere ancora più verde la Città.
Quando la voce che su Villa Argentina si era arrivati al dunque ha cominciato a circolare, la curiosità è andata crescendo. Poi ieri mattina, giovedì, ecco il messaggio di posta elettronica recapitato ai capigruppo di Plr, Ppd, AlternativA, Lega-Udc-Udf e Lista civica Per Mendrisio. Una mail che vale un invito: i portavoce dei gruppi politici sono convocati infatti a una riunione, annunciata come prossima, nella quale saranno orientati sui contenuti della decisione tanto attesa. Un approccio che testimonia, una volta di più, la volontà di dialogare con il legislativo. Certo a quel punto si conosceranno le intenzioni del Municipio, ma innanzitutto si saprà con certezza dove hanno condotto le analisi del Tribunale, anche sulla base delle conclusioni di un esame peritale. Dalla sua l’esecutivo qualche argomento ce l’aveva da portare a favore della sua causa, a cominciare dai lavori di ricostruzione di diverse parti dei muri perimetrali ottocenteschi demoliti in modo abusivo dai proprietari. Senza trascurare il fatto che il progetto edilizio presentato a suo tempo e mai pubblicato non era risultato conforme.
Dentro Palazzo civico non ci si sbilancia. Il sindaco Samuele Cavadini, interpellato da ‘laRegione’, si limita a confermare l’arrivo del verdetto. «Al momento – ci dice – stiamo facendo delle valutazioni interne sulla decisione e dovremo discuterne in Municipio per vedere come muoverci. Di conseguenza preferisco non esprimermi in merito per ora». Il riserbo, insomma, ha la meglio. Restano le impressioni. Ad esempio che la sentenza potrebbe non aver soddisfatto appieno le aspettativa comunali. Ma, d’altro canto, potrebbe anche scongiurare un ricorso dei privati. La conquista del traguardo finale, in altre parole, non è detto sia a portata di mano. Del resto, il Parco di Villa Argentina ha ancora bisogno di tante cure e attenzioni. In effetti, in sospeso da un po’ c’è pure il messaggio sulla tutela del patrimonio arboreo e delle sue infrastrutture.