Dai lavori di diploma 2020 degli ormai ex studenti dell'Accademia lo spunto per cambiare. 'Troviamo proposte interessanti'
Vicine eppure lontane: sin qui la cittadina di confine e l'Accademia di architettura a Mendrisio sembravano avere poco da spartire. C'è voluto un architetto tedesco, Muck Petzet, per fare di Chiasso un luogo di studio e di ricerca capace di solleticare i 141 studenti che nel 2020 hanno conquistato il loro diploma e spingerli a vedere al di là della realtà. È così che dopo Londra, Venezia, Padova, Losanna, Varese e la Città Ticino (ma l'elenco è assai incompleto, contando una città all'anno), nel 2020 (l'anno del lockdown) la scelta è caduta sull'appendice meridionale del Paese, lì al confine con Ponte Chiasso (quindi l'Italia). I risultati del lavoro di quelli che oggi sono architetti a tutti gli effetti? Sorprendenti. E la mostra allestita allo Spazio Officina ne restituisce un colpo d'occhio interessante, proprio perché un passo avanti rispetto all'esposizione canonica di fine corso del settembre scorso all'ateneo. Lo è a maggior ragione perché si rivolge a un pubblico eterogeneo, che potrà prenderne visione da domani, sabato, e sino al 27 giugno. L'ingresso è libero.
Dentro un'area di tre chilometri e mezzo di raggio a cavallo della frontiera c'è tutto un mondo. Lo ha compreso il direttore del Diploma 2020, Petzet appunto; lo hanno toccato con mano gli studenti, suddivisi in quattordici atelier e guidati da rinomati professionisti in campo internazionale, pronti a farsi ispirare da altrettanti temi-sfida a loro assegnati: filo conduttore 'Chiasso Ponte Chiasso: integrazione'. Tutto è nato un paio di anni fa, quando l'architetto tedesco ha candidato Chiasso come luogo dove misurare le competenze degli allora diplomandi. «Una proposta inattesa», ammette Riccardo Blumer, direttore dell'Accademia di architettura, ma di fatto legata alla contemporaneità. «Le zone grigie della nostra società - motiva -, più di altre portano in sé il rinnovamento»; facendo luce pure sul ruolo dell'architettura. I progetti e le idee oggi sintetizzati sui pannelli che guidano alla scoperta di un'altra cittadina e di un diverso modo di vedere la realtà di confine e i suoi dintorni, parlano ai professionisti del settore, alle istituzioni e ai politici; e spiazzano il visitatore, anche per soluzioni ardite. Il direttore dell'ateneo si sbilancia: «Nei lavori c'è la profezia esposta su Chiasso, sulle potenzialità che potrebbe esprimere».
In diversi mettono il loro focus sulla stazione ferroviaria, altri sulla dogana. Taluni suggeriscono il riuso di edifici esistenti, talaltri ricostruiscono pezzi di territorio. E c'è chi ridisegna Corso San Gottardo, da sud a nord, e suggerisce di sostituire la pavimentazione e di abbattere il muro che cinta piazza Municipio, aprendo gli spazi e facendo spuntare anche dei ciliegi. Non avere vincoli di committenza ed essere scevri da condizionamenti mette a frutto la libertà di sognare. Persino il confinamento obbligato a cui ha costretto la crisi sanitaria da Covid-19 si è rivelato fecondo. Insomma, di spunti non ne mancano. «Spesso viene chiesto cosa porti l'Università della Svizzera italiana (Usi) al territorio. Qui abbiamo una risposta fantastica - commenta il vicesindaco Davide Dosi, a capo del dicastero Attività culturali del Comune di Chiasso -. Questa è la prova provata che l'Usi serve».
Qualcuna delle visioni tratteggiata dagli studenti dell'Accademia lascerà il segno? Il Municipio, in altre parole, ne approfitterà? «I risultati che vediamo allo Spazio Officina - riconosce Dosi - ci spronano a ragionare sul territorio in maniera diversa rispetto a quanto fatto sinora. Siamo abituati a pensare al confine come cesura, quando va visto come elemento di unione fra territori differenti». Occorre cambiare prospettiva, i ragazzi dell'ateneo ce lo fanno capire in modo chiaro. Di sicuro danno modo di alimentare un dibattito pubblico. Anche perché questa generazione di giovani architetti in sei mesi di lavoro non si è limitata ad analizzare gli aspetti urbani, ma ha approfondito pure le situazioni sociali ed economiche del comprensorio, esteso fra la stazione ferroviaria di Como San Giovanni e i sobborghi di Chiasso, guardando verso Mendrisio.
C'è qualcosa, dunque, nelle idee degli allora diplomandi che vi ha fatto venire voglia di cambiare panorama? «Ci sono diverse prospettive interessanti - dice a 'laRegione' Davide Dosi -. Ad esempio, mi è caduto l'occhio sui lavori, ce ne sono un paio, che si sono focalizzati sull'area della Piccola velocità - nel comparto ferroviario, ndr -. E chissà che dagli elementi che vengono prospettati non si possa cavare qualche idea interessante da cui partire e su cui ragionare. Concretamente, però, sinora non abbiamo ancora preso in considerazione nulla».
Questi studenti sono anche dei visionari, forse proprio perché estranei alla realtà chiassese. «Come ha detto bene Riccardo Blumer - annota Dosi -, gli studenti non hanno vincoli, quindi possono spaziare in maniera molto libera. Ed è questo l'elemento interessante di questi lavori di diploma, che sono pure avveniristici». Come dire che sono di difficile realizzazione. «Magari tra loro ci sono idee su cui ragionare. E perché no, su Corso San Gottardo - si sbilancia il vicesindaco con un pizzico di ironia -, raccogliere lo spunto di sostituire il pregiato granito cinese».
Per chi decide di visitare la mostra, suggerisce Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice di m.a.x. museo e Spazio Officina, sarà utile anche mettere a confronto la realtà chiassese e di confine (quindi l'esistente) fotografata e proposta in un susseguirsi di scatti su una parete all'inizio del percorso tra progetti e atelier, e il video finale che seleziona diciotto delle idee più significative. Mentre ad accogliere all'ingresso vi è un filmato dell'Usi che ricostruisce i momenti, anche difficili (causa Covid), che hanno cadenzato il lavoro degli studenti. La popolazione avrà altresì l'opportunità di partecipare alla presentazione pubblica prevista per mercoledì 16 giugno alle 18. Con Blumer e Petzet interverrà puree il sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni, che vede così anche rinsaldarsi i rapporti fra la cittadina e l'ateneo.