La cittadina di confine impegnata in un progetto di risanamento milionario per il torrente si dice stizzita per i nuovi casi di inquinamento italiani
Dagli odori sgradevoli a un'intensa e poco 'raccomandabile' schiuma bianca. Non è certo un bel vedere, e neppure un bel sentire, di questi tempi il fiume Faloppia, torrente che scorre fra la Lombardia e il Canton Ticino, attraversando in Svizzera i Comuni di Balerna e Chiasso, per poi far ritorno, confluendo nella Breggia, in Italia. Ed è proprio nella cittadina di confine che i telefoni di Palazzo civico sono diventati, soprattutto negli ultimi giorni, bollenti, con il pericolo di far diventare la questione un vero e proprio caso internazionale. Anche perché, pare, la pazienza, sul fronte elvetico, sia oramai al limite.
«Ciclicamente ci troviamo confrontati con queste acque di scarico di fondo immesse nel corso d'acqua – ammette il problema Ezio Merlo, segretario del Consorzio di manutenzione arginatura del Basso Mendrisiotto –. L'impianto di depurazione da cui provengono questi scarichi è nato fra gli anni 70-80 per far fronte alle necessità delle cosiddette terre di frontiera della Val dei Mulini ovvero Ronago, Uggiate, Drezzo (diventato poi Colverde), Faloppio e parte di Bizzarone. Prima della sua costruzione il tutto veniva scaricato nelle vallette oppure nei pozzi neri. Con la predisposizione di fognature e del collegamento fra le acque sono però cominciati i problemi. Vanno avanti da anni anche se è stato potenziato ed è stato poi dedicato ad uso esclusivo degli scarichi civili. In passato, infatti, vi erano collegate anche tintorie e stamperie, con l'effetto di veder spesso le acque colorate. Da tre anni, per fortuna, almeno queste sono chiuse».
Certo è che i problemi sono rimasti: «Purtroppo entra nel Faloppia dell'acqua non trattata bene» non manca di annotare Merlo. Settimana scorsa il Municipio e l'Ufficio tecnico di Chiasso hanno ricevuto diverse telefonate di persone che, camminando sotto il Lungopenz, sulla strada di accesso laterale alla strada d'argine che porta al ponte Faloppia e al sentiero chiamato Guardia 1, hanno dovuto respirare olezzi poco simpatici che venivano dal torrente, vedendo, anziché acqua cristallina, galleggiare peraltro una coltre effervescente biancastra. La questione si è un po' calmata verso metà settimana per poi, venerdì, ricominciare di nuovo, in modo molto più intenso. Tante che anche le telefonate in Comune e agli enti preposti sono ricominciate.
«È stato allertato il gruppo di lavoro della Sezione aria e acqua del Dipartimento cantonale del territorio, in funzione 24 ore su 24 – ci spiega quanto è successo in queste ultime ore il segretario –. In circa un'ora il picchetto era presente sul posto per i necessari prelievi. Nel contempo il coordinatore del gruppo ha inviato un'email all'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Lombardia, con sede a Como. Purtroppo, come capita spesso in questi casi, si è giocato allo scaricabarile... Ciò che porta la situazione a non essere delle migliori.... Soprattutto in queste ultime settimane: l'acqua di questi scarichi immessa nel Faloppia, infatti, ha una portata maggiore dello stesso torrente, quasi a secco».
Chiasso peraltro sta valutando un importante risanamento lungo tutto il Faloppia incanalato, si parla di milioni di investimento. Ritrovarsi con il fiume 'ferito' da questi liquami non lo sprona certamente a continuare nel progetto: «Ad ogni inquinamento abbiamo sempre scritto all'Italia, tanto che a scadenza regolare si impone questa problematica – ci risponde il sindaco chiassese Bruno Arrigoni –. La criticità sta nel fatto che non vi è da parte italiana un grosso interesse e volontà. Una denuncia penale? Con quest'ultimo caso forse è arrivato il momento di fare la voce più dura... non lo escludo, dovremo discuterlo in Municipio». Una voce che si è fatta più forte anche nella Regio Insubrica, «dove – ci fa infine sapere Merlo – abbiamo chiesto la riattivazione del gruppo di lavoro ad hoc preposto in passato alle questioni legate al Faloppia. Altrimenti non si riuscirà mai a risolvere il problema a monte».