Intensa l’attenzione del Consorzio manutenzione arginature del Basso Mendrisiotto dal Faloppia alla Valle di Muggio
Non uno ma ben tre i fronti ‘caldi’ su cui è confrontato il Consorzio manutenzione arginature del Basso Mendrisiotto. C’è una rete di fiumi e riali, infatti, dove l’attenzione, per le diverse criticità, non può che essere costante. A cominciare dal torrente Faloppia, oggetto di un recente incontro convocato in merito alla sua sicurezza idraulica. «La preoccupante situazione che si riscontra nel tratto a monte della dogana di Ponte Faloppia – ci spiega il segretario Ezio Merlo – ci ha portati a discutere non solo con le autorità politiche dei due Comuni a cavallo del confine, ovvero Chiasso e Ronago, ma anche con l’Amministrazione federale delle dogane e il Circondario forestale, oltre ad esperti quali tecnici comunali e geologi. Durante gli eventi piovosi più importanti, ma negli ultimi anni con una frequenza maggiore, in questo tratto di verificano importanti tracimazioni del corso d’acqua sul territorio italiano che raggiungono la dogana, gli immobili annessi e la strada cantonale in Svizzera».
La tematica risale peraltro a quasi vent’anni fa, quando nel 2003 lo studio svizzero Comal.ch di Morbio Inferiore aveva allestito insieme, da parte italiana, con Area Studi Ambientali, uno studio idrogeologico e idraulico sul bacino del torrente Faloppia, inerente appunto al tratto delle sorgenti sino al confine italo-elvetico: «Questo – evidenzia Merlo – si era reso necessario in seguito alla constatazione di evidenti dissesti lungo l’asta e tracimazioni del corso d’acqua. Nello studio era stata definita proposta una serie di interventi, alcuni dei quali eseguiti negli anni successivi sia su territorio italiano sia svizzero». Fra gli aspetti analizzati, anche in altri più recenti studi, vi è in particolar modo il punto di tracimazione in corrispondenza della curva a gomito del torrente: «La sezione idraulica esistente è infatti inferiore rispetto a quella effettivamente necessaria; tuttavia un suo allargamento in sponda destra su territorio svizzero andrebbe ad intaccare un sito inquinato. Non solo, una puntuale sistemazione potrebbe comportare uno slittamento del problema nel tratto a valle. Senza contare l’inadeguatezza, perché in passato ridimensionato da 12mila a 4mila metri cubi, del bacino di laminazione costruito sul territorio del Comune di Ronago». Cosa fare dunque? Per cominciare, il Consorzio si è subito reso disponibile, nel breve termine, a mettere in atto un intervento d’asportazione e taglio della vegetazione sulla sponda svizzera, in accordo con il forestale di circondario, per agevolare soprattutto lo scorrimento delle acque, «pur consapevoli – non manca di annotare il segretario – che questa misura potrà lenire ma non risolvere la problematica delle tracimazioni». Parallelamente si dovrà procedere con un aggiornamento degli studi in essere, non solo a livello ticinese ma anche lombardo.
Da qui lo sguardo si allarga al più ampio progetto del Parco urbano del Faloppia, dove la cittadina di Chiasso è stata dipinta come una piccola Parigi con la sua Senna. «Anche ben oltre, considerato che l’accostamento era stato fatto con la capitale coreana Seul – puntualizza Merlo –. Il Parco è, difatti, un progetto di ampio respiro che si inserisce con l’impegno istituzionale di riqualifica, paesaggistica e naturalistica, del popoloso quartiere chiassese Soldini e del Basso Mendrisiotto in genere». Un ‘sogno’ che ci sta, ma che non può non tenere conto di altre realtà, ancora presenti: «Se paragonare Chiasso a Seul magari è un po’ troppo, una rinaturalizzazione come è stata fatta per la Foce del Cassarate potrebbe realizzare un bellissimo e ottimale intervento anche per il nostro corso d’acqua, dove, non va comunque dimenticato, vi sono evidenti limiti idraulici da rispettare – stempera gli entusiasmi il nostro interlocutore –. Dal mio punto di vista, peraltro, rimane sempre un problema di qualità delle acque. Da anni anni lo scarico di fondo del depuratore consortile della Val dei mulini crea problemi e quindi anche per questo dovranno essere fatti nuovi investimenti. Perché è inutile intervenire sul Faloppia se poi non avremo nel frattempo acqua cristallina...».
Secondo fronte, quello della messa in sicurezza del bosco lungo i quattro riali di Seseglio: «Un progetto volto a garantire la continuità dell’importante funzione protettiva svolta dai boschi di protezione, favorendo una struttura degli stessi adatta al tipo di pericolo naturale dominante. Grazie all’eliminazione del legname e al ripopolamento si potranno ottenere effetti positivi sulla riduzione del rischio nei confronti della popolazione e delle infrastrutture, senza dimenticare una diminuzione dei costi per la manutenzione delle opere di arginatura».
Infine, lo sguardo si volge verso la Valle di Muggio: «Qui è un atto un piano quinquennale di intervento dopo che era stata constatata la necessità di eseguire importanti interventi di cura del bosco lungo 18 dei 20 riali presenti nella regione, a cominciare per priorità dai riali Traversa, zona Lavatoio e zona Roncaa, riale di Bregno e Val di Scarp. Il progetto prevede un costo complessivo di 800mila franchi. Seguiranno altri interventi, nel corso del 2022 e lungo alcuni anni, sui riali Valle dei Guittirini, Casima, Val del Prato, Canarèla, Val da Campura e zona Piazoo».