Da inizio settimana sono stati interessati dal confinamento classi di cinque Istituti scolastici, oltre a due centri 'Scoiattolo'. L'origine? Non ci si sbilancia
Nello spazio di neanche una settimana cinque istituti scolastici del Mendrisiotto si sono ritrovati degli alunni in quarantena. Decine di bambini da un giorno all'altro si sono sentiti dire che si sarebbero dovuti isolare a casa, non senza qualche singhiozzo di dispiacere. Oggi, del resto, con le varianti che girano basta che un solo allievo risulti essere positivo al test per confinare l'intera sezione. E così è successo in un Distretto che per primo, nei mesi scorsi, ha dovuto fare i conti con la versione britannica del Covid-19 dentro le mura della scuola, e non solo. Certo che quando i bambini coinvolti, in totale, sono quasi 200 (senza contare genitori e fratellini o sorelline), gestire la situazione non è semplice. Tant'è che a essere toccati dalla misura sono stati altresì i piccoli che frequentano i centri extrascolastici 'Lo Scoiattolo' dell'Associazione famiglie diurne (Afdm) a Coldrerio e Mendrisio. «Su indicazione cantonale - conferma a 'laRegione' il presidente dell'Afdm Claudio Currenti - sono stati messi in quarantena 48 bambini che erano presenti nelle due strutture negli stessi giorni in cui c'erano i piccoli positivi al Covid».
Come è possibile, però, che in pochi giorni si siano moltiplicati casi (positivi) e quarantene? Gli interrogativi nel Distretto sono rimbalzati dentro e fuori le sedi scolastiche. In effetti, la settimana precedente la presenza dei contagi nelle varie classi, è emerso un altro caso, questa volta in una società sportiva, il Do Yu Kai di Chiasso. Un allenatore ha contratto il virus; è scattata subito la segnalazione da parte del sodalizio all'Ufficio del medico cantonale; e su consiglio delle autorità cantonali sono stati sospesi i suoi corsi, ma non sono stati ordinati dei confinamenti ad hoc, come ci ha illustrato lo stesso presidente Marco Frigerio. Ciò accadeva il 12 marzo. Tra la fine della settimana scorsa e lunedì sono venuti alla luce i primi casi, prima a Coldrerio, poi a Chiasso e a Morbio Inferiore. È possibile pensare vi sia un legame fra i due eventi? Al momento, va detto, si tratta di una coincidenza o al massimo di una ipotesi: riscontri oggettivi non ve ne sono. Salvo un paio di scolari chiassesi, che erano a lezione al dojo di via Cattaneo. Interpellato, come da prassi l'Ufficio del medico cantonale non entra nei dettagli di casi specifici o del tracciamento della catena dei contagi. Sta di fatto che un buon numero di alunni e di famiglie sono stati chiamati a far fronte alla situazione. In effetti, alcuni allievi non torneranno fra i banchi prima di Pasqua.
I primi segnali, a inizio settimana, della presenza del coronavirus nelle scuole locali sono giunti, come detto, da Coldrerio, dove due classi delle elementari - una terza e una quarta - sono finite in quarantena (oggi, mercoledì, ne resta una), interessando, come spiega il direttore dell'Istituto Alessandro Solcà, in tutto una settantina di bambini. Sorte condivisa a Chiasso da altrettante sezioni - una seconda e una classe della scuola dell'infanzia, 37 bambini in tutto -, che resteranno confinate fino a domenica per una non meglio precisata variante del Covid. Assenza, ci fa sapere il direttore Carlo Formenti, che viene supplita dalla scuola a distanza. I docenti, ribadisce, non lasciano soli i loro allievi. Piccoli studenti ai quali, strada facendo, si è aggiunta anche una classe della materna di Morbio Inferiore. Purtroppo, però, non ci si è fermati qui: fra martedì e mercoledì anche a Stabio e a Mendrisio si sono dovute confinare delle classi (due in tutto). In Città, ci racconta il direttore Marco Lupi, la notizia fra gli alunni della sezione delle elementari ha fatto sciogliere qualcuno in un pianto. «Il ricordo di quanto accaduto la primavera scorsa - annota - è ancora vivo». Difficile cancellarlo, per tutti. C'è da capire se negli altri Istituti scolastici del Distretto - 'Covid free' - adesso si facciano gli scongiuri. «Ciò che conta - richiama ancora Solcà - è seguire le regole ed essere riusciti, sin qui, a tenere aperta la scuola». E in una crisi sanitaria come quella che ci ha investiti, non è poca cosa.