Trentenne albanese condannato, con rito abbreviato dal giudice della Corte delle Assise correzionali Amos Pagnamenta, a 13 mesi di carcere
È stato condannato, con rito abbreviato dal giudice della Corte delle Assise correzionali Amos Pagnamenta, a 13 mesi di carcere (pena sospesa con la condizionale) e all'espulsione dalla Svizzera per cinque anni, l'albanese, residente in Toscana, accusato dalla procuratrice Valentina Tuoni di aver detenuto e spacciato una settantina di grammi di cocaina e consumati una decina. Ormai noto purtroppo, nelle aule penali ticinesi, il modus operandi: il trentenne, con un passato da pizzaiolo in Italia, compromesso a suo dire dalla pandemia, veniva contattato tramite applicazioni telefoniche da chi gestiva il più ampio traffico di droga. Gli interlocutori, che secondo quanto testimoniato dall'imputato conosceva solo tramite soprannomi, gli indicavano spostamenti e quantità da trasportare, buona parte fra Chiasso, Lugano, Campione d'Italia, Bissone, Morbio Inferiore, Ligornetto e Stabio. Una 'pedina' il trentenne, difeso dall'avvocato d'ufficio Michele Sisini, considerato che una volta saputo dell'arresto, il 2 dicembre scorso, i 'pesci grossi' lo avevano immediatamente sostituito con la 'chiamata' inviata a un nuovo spacciatore.