Il virus è entrato nella struttura della rete anziani di Mendrisio prima di Natale. Conclusa la prima fase della campagna vaccinazioni
L'emozione corre sul filo tra il personale della Casa Girotondo e i famigliari dei residenti. Nelle parole c'è la premura di sempre, amplificata dalla sofferenza che il Covid-19 porta con sé. Fino a prima di Natale la struttura intercomunale di Novazzano era riuscita letteralmente a tenere la malattia pandemica fuori alla porta. Poi il coronavirus si è insinuato nella casa per anziani, parte della rete Ecam (Ente case anziani Mendrisiotto), e si è diffuso con grande rapidità.
A oggi gli ospiti venuti a contatto con il Sars Cov 2 sono oltre una ventina, quasi la metà dei 54 degenti della casa. Ovvero un numero tale da portare immediatamente a dover utilizzare il reparto Covid dedicato, già previsto proprio in caso di focolaio da pandemia. Un reparto che a poco a poco ha occupato un intero piano dello stabile. Da quel momento i giorni dolorosi - due anziani non ce l'hanno fatta - si sono alternati a quelli carichi di speranza. «In effetti - fa sapere a 'laRegione' il direttore dell'Ecam Severino Briccola -, quattordici dei residenti entrati in contatto con il Covid sono già stati giudicati guariti e altri cinque lo saranno nel corso della settimana». Da subito, del resto, la missione è stata quella di arginare il focolaio.
«Tutto è successo sotto le Feste - ripercorre il direttore -. Immediatamente abbiamo informato l'Ufficio del Medico cantonale, con il quale abbiamo messo in atto il protocollo previsto in questi casi, iniziando tempestivamente l’indagine ambientale e adottando tutte le misure del caso. Di conseguenza abbiamo avvisato i famigliari e sospeso le visite, assicurando un supporto adeguato a tutti».
Si è capito come è entrato il virus? «È impossibile individuare l'origine del contagio: possiamo procedere solo per ipotesi - conferma Briccola -. D'altro canto, non è una questione di 'colpe'. Come tutte le case per anziani del cantone anche alla Girotondo si ha uno spaccato della realtà ticinese. Va detto che l'indagine ambientale condotta a tappeto - grazie alla possibilità di eseguire sia tamponi rapidi che tamponi PCR -, ci ha dato modo di individuare pure i casi asintomatici. Un aspetto importante per contenere la diffusione del virus». Infatti, anche il personale non è rimasto immune al Covid. «Quasi una decina di collaboratori si è ammalata».
Una quota di dipendenti non indifferente: come avete ovviato a questa situazione d'emergenza? «Grazie alla rete Ecam abbiamo potuto far capo a personale supplente», tiene a rimarcare Briccola. Avere un Ente di riferimento, dunque, si è rivelato efficace? «La collaborazione è ottima. La pandemia ha rallentato il corso delle cose, ma la rete si sta sviluppando bene». E le risorse umane sono un elemento fondamentale: a casa Girotondo come in altre strutture gli operatori sin dal primo giorno della crisi sanitaria non si sono mai tirati indietro. «Mi sento di fare loro un ringraziamento visto il duro lavoro - sottolinea il direttore -. A Novazzano, ad esempio, si sono spesi senza risparmiarsi in tutti i settori: dalle cure all'economia domestica».
Certo oggi le priorità sono ben chiare. Il focolaio di Covid-19 a casa Girotondo ha incrociato il varo della campagna di vaccinazione, partita proprio dalle strutture residenziali per anziani. «In ogni caso - conferma il direttore dell'Ecam -, la concomitanza non ci ha messa in difficoltà: l'organizzazione ha funzionato. Giusto lunedì si è effettuata la vaccinazione nell'ultima casa della rete». Qual è stata la rispondenza? «Sono in attesa dei dati definitivi - ci conferma il direttor Briccola -. Al momento posso dire che, indicativamente, oltre l'80 per cento dei residenti e più del 60 per cento del personale della rete Ecam sono stati vaccinati. E non abbiamo registrato effetti collaterali importanti. Fra circa tre settimane procederemo con il 'richiamo'».
Del resto, tra i primi a mettersi in fila è stato proprio lo stesso Severino Briccola. Che lancia un appello alla popolazione. «Certo - esorta -, sarà importante in questa fase mantenere ancora le misure di sicurezza che abbiamo imparato, ovvero l'uso della mascherina, l'igiene delle mani e mantenere le distanze. Lo si fa per noi e nel rispetto del prossimo». Soprattutto il prossimo più fragile.