Scoperti due casi nel reparto di Medicina2, ma sono isolati. Trasferiti i pazienti negli ospedali Covid, si valutano ulteriori misure
Prima è successo all'ospedale San Giovanni a Bellinzona. Poi è toccato all'Obv a Mendrisio. Anche l'Ospedale regionale si è trovato costretto, infatti, a fare i conti con il coronavirus. Venerdì nel reparto di Medicina2 ci si è resi conto che il Covid-19 si era insinuato nella struttura. Nonostante un protocollo rigoroso per tenere la pandemia fuori dalla porta, due pazienti sono stati contagiati. Nessun focolaio, quindi, ma casi isolati a fronte dei quali il Beata Vergine ha subito reagito. Ad oggi la situazione si è dunque rivelata più contenuta rispetto a quanto si è verificato nel nosocomio bellinzonese, dove sette degenti e nove collaboratori sono risultati positivi al test.
Da sempre in ospedale si lotta contro le infezioni nosocomiali. Certo avere a che fare con il Sar-Cov-2 alza inevitabilmente l'allerta. Non solo, si stanno valutando ulteriori misure a protezione delle strutture sanitarie dell'Ente ospedaliero cantonale. Nel frattempo, restano alcuni interrogativi a cui dare una risposta. Il primo che urge è sull'origine del contagio venuto alla luce nel reparto del Beata Vergine. Si è compreso come è avvenuta la diffusione? «Nel reparto di Medicina 2 dell’Obv è effettivamente stata constatata la presenza del virus Covid-19 - conferma a laRegione il portavoce dell'Eoc Mariano Masserini -. Un’indagine ambientale è in corso per capire la dinamica del contagio. Indagine che permetterà di comprendere, tra l’altro, se il virus è stato introdotto dall’esterno».
Verificati i due casi fra i degenti del reparto, sono scattate anche delle quarantene? «Due pazienti, come detto, sono risultati positivi e sono subito stati trasferiti nelle due strutture Covid del cantone, a La Carità di Locarno e alla Clinica Moncucco a Lugano - ci spiega il portavoce -. Trattandosi di due casi isolati e circoscritti, non è stato necessario decretare quarantene per collaboratori, pazienti o visitatori». Come è stata gestita la situazione? Si è dovuto, ad esempio, isolare il reparto? «Dato che si trattava di due casi isolati e circoscritti, ripeto, non è stato necessario isolare il reparto», precisa ancora Masserini.
Si può ben immaginare che esistano regole rigorose per evitare il contatto con il virus all'interno della struttura: qual è la prassi ospedaliera? Alla luce degli ultimi fatti verrà modificata? «In tutte le strutture dell’Ente ospedaliero si applicano misure rigorose di prevenzione e isolamento dei pazienti con Covid, sospetto e confermato - ci illustra il portavoce dell'Eoc -. Sono inoltre in vigore misure universali di prevenzione della trasmissione, come l’uso obbligatorio della mascherina, l’igiene delle mani, la distanza sociale, i controlli e i triage per pazienti, visitatori e così via».
Prima è accaduto al San Giovanni di Bellinzona, ora all’Obv di Mendrisio, l’Ente era pronto a una simile evenienza e sta pensando a ulteriori provvedimenti per evitare che la situazione si ripresenti in un altro nosocomio? In particolare, si valuta di chiudere alle visite dei famigliari? O quali misure potrebbero essere introdotte? «La problematica sta mettendo sotto pressione tutte le strutture sanitarie in Svizzera e all’Ente ospedaliero cantonale - riconosce ancora Masserini -; stiamo effettivamente riflettendo sulla possibilità di modificare a breve termine e in accordo con le autorità sanitarie cantonali le modalità che regolano le visite ai pazienti, senza tuttavia prevedere il divieto delle visite».
Un ruolo importante lo gioca una volta di più anche la responsabilità individuale, alla quale ieri il Medico cantonale Giorgio Merlani ha fatto ancora appello durante un incontro informativo, proprio in riferimento ai visitatori di ospedali e case per anziani. Chi fa visita a un degente o un ospite di una struttura, ha ribadito, deve prestare particolare attenzione. Cominciando con l'indossare nel modo corretto la mascherina.