Mendrisiotto

Somazzo, un nucleo di paese 'sempre più eroso'

Vicino alla chiesa di San Giuseppe sono previsti un parco giochi, parcheggi e un deposito interrato. Ma c'è chi, 'armato' di memoria storica, si oppone

Oratorio di San Giuseppe
(Ti-Press/F. Agosta)
21 settembre 2020
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Per l'esecutivo si tratta di “riorganizzare spazialmente l'incrocio stradale rivalorizzando l'accesso e la fruibilità dell'aria adiacente all'oratorio di San Giuseppe”. Per altri, invece, si tratta dell'ennesimo 'sacrificio' che alimenta il “continuo e inesorabile degrado”. Nel mezzo c'è il nucleo di Somazzo, posto sulle pendici del Monte Generoso, appena sopra Salorino. Un piccolo paese che, nella seconda metà dello scorso secolo, ha anche dovuto fare i conti con l'accresciuta molte di traffico, 'vittima' del successo di cui ha goduto, e gode tuttora, il Monte Generoso.

La riflessione nasce da una recente domanda di costruzione pubblicata dalla Città di Mendrisio, che prevede la realizzazione di un parco giochi, un parcheggio “ridisegnato” che ospiterà 10 stalli e la “formazione di un nuovo giardino rialzato rispetto alla strada” permettendo così “di inserire nel terrapieno un locale deposito”. L'intervento, stando alle intenzioni del progetto, mira ad essere “inteso come una possibilità per la valorizzazione dell'edificio della chiesa – unico edificio di carattere eccezionale del nucleo di Somazzo – e arricchire spazialmente l'area per la creazione di una nuova centralità a misura del piccolo – ma vivace – nucleo di paese”. Secondo il progettista, inoltre, “i muri di sostegno incorniciano e mettono in evidenza l'abside”, mentre “il nuovo giardino pensile e di carattere ludico proposto a sud del comparto si presenta quale 'pendant' all'area risistemata del piazzale ad uso posteggio posizionata a nord”.

Una chiave di lettura, al netto di tutte le modifiche che ha subito negli anni la frazione, che non fa contenti tutti. A tal punto che un confinante, architetto, ha deciso di opporsi al progetto, segnalando inoltre la questione all'Ufficio dei beni culturali.

Restituire gli spazi agli abitanti

La prima considerazione fatta dall'opponente riguarda proprio il piccolo edificio di culto e ciò che vi sorgerà intorno. «Il progetto prevede la realizzazione di diversi muri di sostegno e manufatti vari in calcestruzzo armato per creare una specie di mini autosilo a ridosso della chiesa di San Giuseppe. Un monumento tra l'altro protetto» fa presente l'interlocutore. I muri di sostegno paventati, dunque, si inserirebbero in un'operazione «contraria all'eventuale rivalutazione del monumento e dei suoi immediati dintorni». Secondo l'architetto, infatti, verranno «posti i veicoli come attori principali, relegando gli spazi rimanenti alle persone. I posteggi – fa notare – potrebbero essere edificati poco distanti, ma con un impatto urbanistico meno invasivo e anche costoso, restituendo finalmente quegli spazi agli abitanti, che mancano e valorizzando contemporaneamente il tessuto proteggendo la chiesa».

Un nucleo sacrificato

Oltre al calcestruzzo, però, c'è di più. E in questo caso corre in aiuto dell'opponente la memoria storica, il passato vissuto dalla frazione. Inteso, però, in maniera negativa. Ci sono anche motivi legati al passato, infatti, che hanno portato a redigere il documento per opporsi al progetto. Basti pensare – cita – al progetto avanzato negli anni '70 dello scorso secolo, quando «era in previsione la realizzazione di una circonvallazione del nucleo». Una strada, per intenderci, che dall'ultimo tornante prima di arrivare all'imbocco della frazione sarebbe salita sino a monte, senza 'intaccare' il gruppo di case. Un progetto – annota – che già allora prevedeva l'edificazione di numerosi parcheggi. Bocciata, negli anni, anche l'idea di «una nuova strada che sarebbe sorta dall'altra parte della vallata e si sarebbe snodata sin sul Monte Generoso». Passo carrabile «che sarebbe servito per una nuova cava di biancone, materia prima necessaria per la fabbricazione del cemento». Ma anche in questo caso non se ne fece nulla ed il traffico da e per la montagna – meta gettonata, ancor oggi, da abitanti del posto e turisti della vicina Lombardia – prese il sopravvento. Una mole di veicoli troppo grande che, una volta giunta a Somazzo, cadeva nel classico 'imbuto'. «Negli anni '90, per ovviare alla problematica del traffico si è deciso di demolire alcuni edifici degni di conservazione – fa oltremodo presente l'architetto –. Già allora mi ero opposto, purtroppo con esito negativo».

Chi si oppone al progetto cita in seguito la posa dei semafori, proprio per ovviare il più possibile ai problemi di incrocio delle auto nel nucleo. La loro posa «ha portato alla costruzione di una doppia corsia a ridosso dei semafori, erodendo terreni che davano una caratteristica particolare al paese». Non è finita qui, perché nell'elenco dei lavori (è bene ricordarlo, a suo avviso negativi) c'è anche la realizzazione dei parcheggi a valle della frazione. Operazione che ha comportato il «sacrificio di molto terreno agricolo, costruendo muraglie non indifferenti snaturando il tessuto di contorno del nucleo». E poi, infine, v'è «la recente demolizione di rustici particolare adiacenti la chiesa. Lavori che hanno creato degli squarci non indifferenti del tessuto urbano che, ancora una volta, caratterizzano questo piccolo paese».