Il Tribunale federale conferma, invece, la condanna per aver aiutato nell'estate 'calda' del 2016 una ventina di migranti a passare il confine sud
Nessun favoreggiamento al soggiorno illegale. Qui Lisa Bosia Mirra non ha nessuna colpa da sentirsi rimproverare per la solidarietà dimostrata all'umanità migrante che nel 2016 premeva alla frontiera sud della Svizzera, neppure sul piano del Diritto. E questa volta a ribadirlo, confermando così il proscioglimento sancito dalla Corte d'appello e revisione penale (Carp) nel novembre del 2019, è il Tribunale federale. Alta Corte, quella di Losanna che ha, al contempo, sottoscritto la condanna della 47enne (all'epoca alla testa dell'Associazione Firdaus), per aiuto all'entrata e alla partenza illegali. Agli occhi della difesa, come ci fa capire il patrocinatore, l'avvocato Pascal Delprete, era fondamentale, però, riaffermare l'assoluzione dal reato d'incitazione al soggiorno illegale. Questo alleggerisce il fatto che il Tf ha respinto, in toto, il ricorso della difesa.
Non è andata meglio, d'altra parte, all'accusa sostenuta dalla Procura (per mano della procuratrice pubblica Margherita Lanzillo), che proprio sul punto del soggiorno illegale aveva impugnato la sentenza della Carp, consolidata oggi dall'ultimo grado di giudizio. Interpellato sulla materia, il Tribunale federale ha, dunque, fatto ulteriore chiarezza. "In effetti - precisa il legale -, allo stato attuale, questa decisione dà la misura di quello che la giurisprudenza prevede a fronte di queste problematiche".
Sullo sfondo, ormai quattro anni orsono (era l'estate del 2016), i giardini della stazione San Giovanni di Como, divenuti approdo improvvisato di centinaia di migranti - fra cui donne e bambini - determinati a dirigere a nord, Lisa Bosia Mirra ha aiutato una ventina di cittadini eritrei e siriani - fra loro diversi minori non accompagnati e sprovvisti di documenti - a oltrepassare il confine. E da questo punto di vista anche il Tf ha confermato la sua colpevolezza, riconoscendo, però, al pari della Pretura penale (primo grado di giudizio), della Carp e della stessa accusa, i 'motivi onorevoli' che l'hanno spinta. Diversa la questione del soggiorno, troppo breve nel caso delle persone accolte dalla 47enne a casa sua, per costituire un favoreggiamento.
Losanna fa, per contro, un passo indietro (rispetto alla Corte d'appello e revisione penale) nella valutazione dello stato di grave angustia, presa in considerazione nel verdetto precedente. Di conseguenza, su questo aspetto il caso è stato rinviato nelle mani della Carp, che dovrà commisurare di nuovo la pena. A Locarno Lisa Bosia Mirar si era vista infliggere una pena pecuniaria di 2'200 franchi, comunque inferiore agli 8'800 stabiliti dalla Pretura penale in prima istanza.
Davanti alle argomentazioni della difesa, fa sapere ancora l'avvocato Delprete, il Tribunale federale ha invece concluso dopo un articolato verdetto che 'la violazione dell’Accordo di associazione a Schengen nel suo insieme, non è di ostacolo alla condanna per aiuto all’entrata e alla partenza illegali'. Allo stesso tempo Losanna 'non ha accolto le ulteriori censure sollevate dalla ricorrente, in particolare lo stato di necessità esimente o discolpante'.