Concluso lo studio all’interno dell’amministrazione comunale. Sarà presentato in settembre. La Città è ‘equa’? ‘C’è un margine di miglioramento’
La Costituzione è cristallina, fin dal 1981: in Svizzera è data la parità tra i sessi. Quanto alla legge (del 1996) parla chiaro: nel mondo del lavoro non sono ammesse discriminazioni. Come sempre, però, fra il dire e il fare c'è di mezzo quel proverbiale mare. Nonostante qualche passo avanti lo si sia fatto in questi anni, di strada c'è n'è ancora da macinare. Le statistiche non mentono, né quelle che restituiscono 'Le cifre della parita' del 2018, né quelle che sintetizzano lo studio condotto dagli esperti della Supsi per il Cantone presentato il gennaio scorso. Tant'è che si è deciso di rendere istituzionale un gruppo di lavoro, chiamato a elaborare un vero e proprio piano di azione cantonale nel nome delle pari opportunità. Nel suo microcosmo sociale se ne è accorta anche la Città di Mendrisio, la prima in Ticino a tirare le somme del Bilancio di genere.
C'è voluto qualche anno, ma il risultato appare stimolante. Il dossier, che ci dicono assai corposo, è stato illustrato di recente al Municipio e a settembre sarà reso pubblico. Laboratorio per misurare il tasso di uguaglianza è stata l'amministrazione comunale con i suoi circa 400 dipendenti, alla lente, in particolare, il periodo fra il 2013 e il 2018. Ma l'analisi potrà aiutare a leggere la realtà sociale, economica e culturale dell'intera comunità cittadina, che peraltro è popolata più da donne che da uomini.
Un punto di arrivo e, allo stesso tempo, di partenza importante, quindi, per un esperimento nato, nel marzo 2016, dalla spinta di una mozione interpartitica (prima firmataria Françoise Gehring, oggi municipale), fatta sua dal Consiglio comunale nel maggio del 2017. Poi a rimboccarsi le maniche è stato un gruppo di lavoro diretto dal segretario comunale Massimo Demenga. A questo punto sarà interessante aprire il dibattito e coinvolgere la società civile e il mondo economico. In ogni caso, se è vero che l'esempio viene dall'alto, nello spazio di una legislatura il Municipio ha riequilibrato la situazione al suo interno, con l'ingresso di due donne. È già un inizio. D'altro canto, aver firmato (oggi con altri Comuni, anche piccoli) la Carta europea per l'uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale del 2006 rappresenta un impegno inderogabile.
Tra i libri per l'estate il sindaco Samuele Cavadini ci ha infilato anche il Bilancio di genere. "Era doveroso: sarà una buona lettura - ammette -. La prima impressione? Che si tratti di sicuro di una esperienza utile e di un esempio che può essere virtuoso. Di fatto, ci dà modo, come Comune e come comunità di capire, in tema di parità di genere, qual è la situazione attuale e cosa si puo fare per migliorarla. Adesso il quadro è chiaro". Certo ci si dovrà districare fra dati e statistiche. "Diciamo che questo documento ci dà una bella fotografia grazie a un lavoro minuzioso, effettuato settore per settore. Ora si tratta di cogliere gli aspetti da migliorare e partire da lì: i margini di miglioramento ci sono ". Tutto ciò ha richiesto del tempo. "In effetti - riconosce il sindaco - siamo arrivati un po' ritardo sulla tabella di marcia. Ci siamo resi conto che la raccolta dei dati si è rivelata complicata. Poi si sono dovuti armonizzare numeri e valutazioni".
Da una prima visione, cosa l'ha colpita di più? " Il primo tema è legato alla comprensione della conciliabilità fra parità di genere e lavoro". Un nodo spinoso rilevato anche nel Bilancio di genere cantonale e nelle cifre dell'Ufficio cantonale di statistica. Basti dire che il divario salariale fra uomo e donna, nel pubblico come nel privato, persiste. E che il tempo dedicato alla professione per una donna cala in modo significativo se da single diventa una madre con prole.
"Una prova sul campo ce l'ha fornita l'emergenza sanitaria da Covid-19 con l'introduzione del telelavoro con modalità più agili. A lanciare un segnale, d'altra parte, era stato, strada facendo, proprio il Bilancio di genere, con l'obiettivo di aiutare i dipendenti a far quadrare casa (e famiglia) e lavoro, al di là degli stereotipi (che si tratti di una mamma o di un papà). Una tematica, questa, molto sentita pure all'esterno dell'amministrazione comunale". Qui l'esecutivo una prima decisione concreta l'ha presa, mettendo sul tavolo un investimento di 830mila franchi per il rinnovo dei personal computer che permetteranno di snellire il lavoro, anche a distanza e senza distinzione di genere. Non a caso, a testare il telelavoro sono stati una collaboratrice e un collaboratore.
Un altro passaggio cruciale che affiora dai dati già in possesso dei vari studi è il tasso di povertà, che incide in particolare sull'universo femminile: le stesse famiglie monoparentali, a rischio, sono composte per l'85 per cento da madri. E a questo punto si fa strada una curiosità: che scenario tratteggia a Mendrisio il Bilancio di genere? Riconferma la tendenza cantonale? Se così fosse, la situazione richiederà un ripensamento della rete sociale del Comune? Lo si saprà in autunno.