Mendrisiotto

Prostituzione a Chiasso, 'il fenomeno non è in crescita'

La capodicastero Sicurezza Sonia Colombo-Regazzoni sull'operazione che ha portato alla denuncia di 9 prostitute

Vietato nelle zone residenziali (archivio Ti-Press)
26 giugno 2020
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«Quello della prostituzione non è un fenomeno in crescita, ma una realtà che esiste e sulla quale vigiliamo e controlliamo». L'operazione effettuata ieri da Polizia cantonale, Polizia comunale e Ufficio tecnico di Chiasso rientra nei controlli organizzati «a scadenze regolari» dalla sezione Teseu della Polizia cantonale per scoprire eventuali illeciti e verificare l'abitabilità dei palazzi. A spiegare quanto accaduto è Sonia Colombo-Regazzoni, capodicastero Sicurezza pubblica di Chiasso. A essere controllati sono stati 26 appartamenti di due stabili già noti di via Guisan e via Albertolli. Al loro interno, come comunicato dalla Polizia cantonale, 9 ragazze di varie nazionalità denunciate per esercizio illecito della prostituzione, dato che nei due immobili l'attività non è consentita. «Abbiamo più segnalazioni in merito a problemi di tossicodipendenza rispetto a quelle relative alla prostituzione – aggiunge la capodicastero –. Ciò non toglie che queste donne, che di base sono in regola e che per la maggior parte lavorano nei vari postriboli riaperti ormai da qualche settimana dopo l'emergenza coronavirus, sono consapevoli del fatto che non possono esercitare in casa e che se lo fanno commettono un reato per il quale saranno punite». La Legge, del resto, parla chiaro e indica che la prostituzione non può essere praticata all'aperto e, come nel caso specifico, nelle zone residenziali, a meno di non essere in possesso di un'autorizzazione speciale. «La Polizia Regione I continuerà a controllare e vigilare l'eventuale evoluzione di questo fenomeno», assicura la municipale.

Così come per i casi legati alla tossicodipendenza riscontrati nella cittadina, sono stati avviati accertamenti circa la posizione dei responsabili degli spazi. «Se gli appartamenti si trovano in stato di degrado, l'intenzione del Municipio è quella di coinvolgere maggiormente i padroni di casa – conclude Sonia Colombo-Regazzoni –. Non riteniamo infatti corretto che incassino gli affitti e lascino a noi il problema del degrado».

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