I primi risultati della campagna di sensibilizzazione ‘Aiuta il tuo Municipio’. Il capodicastero Davide Lurati: serve la collaborazione di tutti
«Chiasso è una città pulita». Il capodicastero Ambiente Davide Lurati non ha dubbi, anche se a intervalli più o meno regolari, le problematiche legate a decoro e littering tornano di stretta attualità. Sul finire dell'estate, per esempio, alcuni cittadini hanno segnalato situazioni poco piacevoli sulla pagina Facebook ‘Sei di Chiasso se...’ auspicando interventi. «Comuni e addetti ai lavori fanno il loro lavoro di pulizia – annota Lurati –. La maggior parte dei cittadini sono educati e civili. Purtroppo, ma questo fa parte della nostra società, c'è anche una minoranza poco educata e civile e ogni tanto vediamo i risultati». Il nodo da sciogliere, almeno all'apparenza, è facile. «Così come per i dispositivi che dobbiamo indossare per proteggerci, è una questione di responsabilità individuale: la politica può introdurre tutte le disposizioni che vuole, ma dall'altra parte deve esserci un seguito».
Due anni fa i dicasteri Ambiente e Sicurezza pubblica di Chiasso hanno lanciato la campagna di sensibilizzazione ‘Collabora con il tuo Municipio’. Nella lettera indirizzata a fuochi, aziende e condomini, è stato chiaramente indicato che la Polizia avrebbe aumentato i controlli, legati in particolare ai sacchi neri, e quindi non ufficiali, trovati sul territorio cittadino. Questo perché nonostante Chiasso sia stato il primo Comune in Ticino, era il 1994, a introdurre la tassa e a colorare i suoi sacchi di blu, la presenza di sacchi neri è ancora piuttosto frequente. «I controlli sono stati incrementati e abbiamo ottenuto dei risultati – annuncia Lurati –. Chi viene colto in fallo viene prima ammonito e, se recidivo, multato. Mentre se l'infrazione è grave, la persona viene subito multata». Dal 2017 al 2018, «multe e ammonimenti sono stati quattro volte tanto – spiega ancora il capodicastero –. Dal 2018 al 2019, cioè dopo l'introduzione dei controlli, il 50 per cento in più». Nell'ultimo anno, i dati si fermano alla fine di ottobre, l'aumento di contravvenzioni è invece stato del 43 per cento. «Secondo noi la sensibilizzazione è stata fatta – commenta la capodicastero Sicurezza pubblica Sonia Colombo-Regazzoni –, ma il monitoraggio continuerà. La collaborazione di tutti è fondamentale: se ognuno trattasse la città come tratta la sua casa, probabilmente la situazione sarebbe diversa». Nel 2019 il Municipio di Chiasso ha introdotto anche l'Ecocard, per i privati e le aziende, per contrastare gli abusi all'ecocentro, dove il personale è stato riorganizzato e formato.
Il dicastero Ambiente presenta regolarmente al Municipio, per l'approvazione, il rapporto con ammonimenti e multe. A essere controllati, come detto, sono i sacchi non ufficiali, dove i cittadini spesso lasciano delle ‘tracce’ che portano alla loro identificazione, «e troviamo anche cognomi che non sono stranieri». La frase che emerge più spesso dal rapporto è infatti “dalla documentazione rinvenuta”. «In un caso – racconta Lurati facendo alcuni esempi – c'è chi ha spiegato di aver chiesto a un conoscente di smaltire la sua carta in quanto la sua professione lo occupava molto. In un altro siamo arrivati a una signora che lavora in un'azienda di un altro distretto. E c'è anche chi ha presentato osservazioni sarcastiche, consigliando di perdere lo stesso tempo impiegato per i controlli con un’esaustiva spiegazione sullo smaltimento dei rifiuti». La lotta al sacco nero è tutt'alto che terminata. «Ringrazio i cittadini che rispettano le regole e ci aiutano a tenere pulita la città, ma mi appello anche a coloro che sgarrano – conclude Davide Lurati –. In accordo con la Polizia, i controlli continueranno perché una delle prime cose a cui il Municipio tiene, è proprio il decoro della città».
A Chiasso, così come altrove, sono purtroppo comparsi anche rifiuti legati alla pandemia. «Trovo inaccettabile che una mascherina utilizzata per la propria protezione venga gettata a terra», conclude Sonia Colombo-Regazzoni. «In tempo di coronavirus non si può più parlare di scarsa educazione – fa eco Davide Lurati –, perché le mascherine devono essere raccolte dai nostri operatori ecologici. Oltre alla sporcizia, c'è anche la messa in pericolo della sicurezza altrui».