L'operazione è scattata martedì in diverse regioni d'Italia. Venti le persone indagate per associazione a delinquere. Beni per oltre 34 milioni di euro
L’operazione l’hanno ribattezzata “Garpez’’. È scattata nelle prime ore di martedì in Lombardia, Piemonte, Lazio, Valle d’Aosta e Calabria, ma i suoi echi hanno toccato anche il Ticino.
Imponente il dispiegamento di forze – circa 300 i finanzieri sul campo – per mettere le mani su venti persone, indagate a vario titolo, e beni – mobili, immobili e denaro – per oltre 34 milioni di euro. Una cinquantina le perquisizioni locali e domiciliari effettuate, fa sapere la stessa Guardia di finanza, dentro e fuori il territorio nazionale italiano, con il supporto delle autorità svizzere e delle forze di polizia della Croazia.
Le indagini partite dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Milano hanno portato, come detto, pure in Ticino, a tre società con sede a Chiasso, Lugano e Locarno. I fermi scattati per associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, estorsione, usura ed auto-riciclaggio sono l’ultimo atto, conferma la Gdf, di “una complessa attività investigativa coordinata dalla Dia, che ha consentito di disarticolare un’organizzazione criminale composta anche da soggetti vicini a membri di una famiglia ’ndranghetista – si parla del clan lombardo dei Morabito-Bruzzaniti-Palamara – da tempo radicata e operante in Lombardia e a un gruppo criminale di origine calabrese operante sul territorio meneghino”.
Attraverso una fitta rete di società “cartiere” e “filtro”, situate in Paesi Ue ed extra Ue, “intestate a prestanome con precedenti anche per associazione di stampo mafioso e traffico di stupefacenti”, si è attuata una frode fiscale che ha permesso di evadere, dal 2015 al 2018, oltre 160 milioni di euro. Secondo quanto riferito ieri dalla Rsi, tra gli indagati figurano anche due cittadini italiani residenti in Ticino. Ma dalle società coinvolte si respingono addebiti o possibili coinvolgimento nella vicenda.