Fondata nel 1939, la società conta oggi 700 soci ma è confrontata con l’assenza di un ricambio generazionale
Il denominatore comune è uno: la montagna. Sono passati 80 anni da quando la Società alpinistica ticinese (Sat) di Mendrisio ha iniziato la sua attività: l’assemblea costitutiva si è tenuta l’8 marzo 1939 alla presenza di 29 persone; pochi giorni dopo, il 12 marzo, la prima escursione al San Giorgio con partenza da Riva San Vitale, passando da Albio. Quella legata alle uscite in montagna, ma non solo, è una realtà che oggi conta circa 700 soci ma che deve però confrontarsi con un problema comune ad altre sezioni della Sat e a molte società: il ricambio generazionale. Ce lo conferma Alessandro Brazzola, presidente della Sat dal 2004. «Quando ho assunto la carica ero tra i più giovani – spiega –. Ancora oggi sono il più giovane tra quelli che ‘lavorano’ per la società. Abbiamo uno zoccolo duro che, pur essendo in pensione, partecipa alle escursioni. Purtroppo mancano i ricambi disposti a prestare tempo nell’organizzare gite e nella parte amministrativa, che è meno interessante». Il ventaglio di proposte della Sat Mendrisio è ampio: si va infatti dall’alpinismo all’arrampicata, passando per le uscite culturali. «Le più frequentate in assoluto sono le gite tranquille, 4-5 ore di cammino giornaliero a ritmo blando – commenta il presidente –. Quando le mettevamo in programma, anche le salite ai 4’000 metri erano gettonate. I 3’900 metri sono invece meno appetibili». Tutti i dettagli sono sul sito www.satmendrisio.ch.
L’anniversario è stato festeggiato a Besazio con una castagnata, un altro evento ricorrente da ormai 80 anni (la prima si è tenuta a Sagno). Durante la giornata sono stati ricordati gli esordi e la storia della società. Una società che vuole scrivere altri capitoli di storia. Sarà però importante, per non dire fondamentale, riuscire a coinvolgere nuove leve. Non tanto nella partecipazione alle attività ma, come detto, in ambito organizzativo. «La montagna piace a molte persone – annota ancora il presidente –. Purtroppo si è perso lo spirito associativo. Le proposte sono gratuite e ogni anno chiediamo anche ai soci di proporre e condurre una gita. Questo perché non tutto il programma può essere a carico del comitato o sempre degli stessi capigita». A complicare il coinvolgimento di nuove leve c’è anche una questione... linguistica. «Per i figli di genitori che non sono mai stati in montagna, ‘alpinistico’ significa subito pericolo, fatica, scomodità – aggiunge Alessandro Brazzola –. Il termine escursionismo sarebbe forse meno scoraggiante e più trendy». Lo si vede con attività come il nordic walking o le varie skyrace che non fanno fatica a raccogliere iscrizioni nonostante il pagamento di una quota. «Senza sponsor, l’organizzazione di queste attività non sarebbe sempre sostenibile. Per far funzionare associazioni come la nostra, invece, non serve denaro, ma persone che prestano il proprio tempo libero. Un’eventuale gestione mista porterebbe molto in fretta a discussioni insormontabili».
La Sat Mendrisio si occupa anche della gestione della capanna Leit, situata a 2’257 metri nella regione del Campolungo, sul versante orografico destro della Valle Leventina. «È molto impegnativo – spiega ancora Brazzola –. La stagione dura solo 3-4 mesi e la guardiana deve ovviamente pensare anche al suo guadagno. Siamo molto contenti del suo operato, e lo sono anche gli ospiti che lasciano sempre post positivi». A mente del presidente della Sat, a medio-lungo termine «la gerenza con volontari in un rifugio con più di 40 posti letto non sarà più sostenibile. La gestione è per noi indipendente dalla sezione: al Leit l’era dei volontari è durata 57 anni, fino al 2007. Ci sono giornate con oltre cento persone, magari non annunciate, sulla terrazza che desiderano mangiare». Il volontariato risulta invece indispensabile per «garantire il funzionamento tecnico del rifugio, anche se non è facile reperire manodopera con le conoscenze tecniche necessarie per quelle installazioni che, a causa dei maggiori comfort richiesti, sono sempre più complesse». La Sat ha avuto una parte attiva anche nel ripristino del sentiero Variante. «Un lavoro molto gratificante durato due anni – conclude Brazzola –. Il capofila ha 60 anni: se non ci sarà qualcuno che a un certo momento riprenderà la cura della via in modo autonomo, non potremo escludere il rischio di un’eventuale chiusura».