Malaedilizia, in aula per usura l'imprenditore (che nega tutto) si è confrontato stamane con l'ex caporale della Consonni Contract che invece lo accusa
Si sono ritrovati faccia a faccia in aula: l'imprenditore e il 'caporale' della Consonni Contract. Entrambi sono seduti sul banco degli imputati, di fronte la Corte delle Assise criminali (in Lugano) presieduta dal giudice Mauro Ermani. Questa volta, però, è l'ex capo cantiere ad avere in mano il 'gioco'. Lui ha rotto per primo il silenzio (dando origine all'inchiesta), denunciando una prassi 'disinvolta' nell'applicare i Ccl: settimane da 54 ore e buste paga, ad esempio, da 1'500 euro ad operai che lavoravano per 4'600 franchi. E sempre lui, oggi, contesta al suo vecchio 'padrone' quel 'modus operandi' sui cantieri svizzeri del Gruppo, 'multinazionale', attivo 'in 3 continenti' e con 300 dipendenti (parole del titolare).
Così, da subito, il processo per usura che vede alla sbarra 7 imputati (per uno di loro, il direttore amministrativo della ditta, è stato disgiunto il dibattimento) è stato un confronto tra le due figure centrali della vicenda. L'imprenditore? Mira a rifarsi una 'verginità' professionale. L'ideatore del sistema (anzi, dei sistemi, almeno sei) con cui si 'taglieggiavano' i salari degli operai (11 le storie al vaglio della Corte)? 'Non era un mio disegno - ha risposto al giudice -. Non mi occupavo degli operai e dei soldi pagati. Lui (il capo cantiere, ndr) me l'ha proposto. Cosa dissi? Se va bene, arrangiati tu'.
L'ex 'caporale', però, non ha lasciato la presa. 'La prima volta tutti siamo stati 'tassati' - e costretti a restituire l'eccedenza 'svizzera' del salario -, anch'io', ha ricostruito in aula ricordando quella 'prima volta' in vista un cantiere a Ginevra. Tutti gli operai assunti in Svizzera, ha spiegato ancora, si assoggettavano. Le minacce, emerse dalle testimonianze anche di altri lavoratori, erano chiare: 'o era così o niente'. La prospettiva era la perdita del posto. E per persone bisognose di lavorare, questo era una ragione sufficiente per non ribellarsi.
Nel pomerggio la parola dovrebbe passare all'accusa per la requisitoria.