Mendrisiotto

A Stabio supervisori in casa anziani

Due figure esterne affiancheranno i responsabili nella gestione. L’annuncio è stato ufficializzato martedì sera alla presenza delle autorità cantonali

Sotto la lente amministrazione e conduzione sanitaria (Ti-Press)
7 agosto 2019
|

Risposte alle domande sollevate dal personale. Ma soprattutto soluzioni alle “problematiche” emerse dalla quotidianità della casa per anziani Santa Filomena di Stabio. Le prime ufficializzate, ieri sera, ai collaboratori annunciano l’arrivo in istituto di due supervisori. Figure che, d’ora in poi, accompagneranno i responsabili nella “gestione amministrativa e sanitaria” della struttura. Nella missiva della Fondazione Pietro e Giulia Realini recapitata a metà luglio alle maestranze si parla di “supporto” nei due ambiti e di precisi “obiettivi” della misura. Un intervento che, a prima vista, appare frutto di un accordo, visto la presenza all’incontro del Consiglio di Fondazione e di Istituto, della direzione congiunta e delle “autorità cantonali coinvolte”, in testa il Medico cantonale Giorgio Merlani. Il compito di affiancare i dirigenti interni è stato affidato a Patrick Morger, già direttore della Scuola specializzata superiore di cure infermieristiche, e a Donato Tilli, capo cure alla casa per anziani Girotondo a Novazzano. Saranno loro a personificare quel ‘garante’ di cui invocavano la presenza gli impiegati – una quarantina su settanta – firmatari della presa di posizione consegnata nei mesi scorsi? Di sicuro quella risoluzione dava voce all’esistenza di un disagio reale. Palesato altresì dai sindacati e da alcuni familiari degli ospiti.

Dal ‘j’accuse’ al dialogo

A scoperchiare il vaso delle criticità, a inizio maggio, creando un ‘caso’, era stato il ‘j’accuse’ siglato (a mo’ di interrogazione) dai deputati Ppd Lorenzo Jelmini e Giorgio Fonio. La loro ‘denuncia’? Un “clima pesante di lavoro” e possibili “lacune gestionali”. Quella conduzione che, allora, veniva mostrata come il punto debole dell’istituto e su cui oggi si assegnano dei ‘tutor’. Eppure sulle prime i responsabili avevano reagito con stizza alle accuse dei due granconsiglieri, rei di aver suscitato un «polverone eccessivo», minacciando querela (mai concretizzata) e respingendo altresì con fermezza al mittente «qualsiasi illazione di malfunzionamento della struttura». In un secondo momento, il giugno scorso, messe al tavolo le parti – da un lato i vertici, dall’altro sindacati Ocst e Vpod e Commissione interna – grazie alla mediazione della Commissione paritetica cantonale delle case per anziani (come riferito da ‘laRegione’ del 13 giugno), si era cercata la via del dialogo. Riuscendoci. Di fatto ieri sera si è dato forma alle prime misure che dovrebbero aiutare la struttura a superare le secche dei problemi. A interessarsi alla situazione della casa Santa Filomena, in primavera, erano stati, del resto, gli stessi servizi del Dipartimento sanità e socialità. A cominciare dall’Ufficio del Medico cantonale, autore di un rapporto preliminare, sullo sfondo la necessità, da parte dell’istituto, di rinnovare l’autorizzazione d’esercizio, scaduta il 31 marzo. In campo sono scesi, però, pure l’Ispettorato del lavoro, più volte in visita alla struttura per aprire un canale diretto di comunicazione con il personale, e il Laboratorio di psicopatologia del lavoro dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale, per missione un punto di riferimento per tutte quelle aziende che attraversano delle situazioni delicate o di conflitto interno. Presa coscienza di quanto stava accadendo, l’impressione ora è che al Santa Filomena si stia cercando, tutti insieme, una via d’uscita, innanzitutto, come ribadito nel passato recente, in nome del benessere degli ospiti della casa anziani.