Il Municipio ha deciso di disciplinare la posa di impianti per la telefonia mobile. E comincia istituendo una zona di pianificazione
Ormai basta la... modina issata verso il cielo per agitare gli animi di una popolazione. L’arrivo di una nuova antenna per la telefonia mobile (o anche solo il potenziamento di un impianto già esistente) sta (ri)diventando un tema spinoso, anche per le autorità locali. Anzi, soprattutto per gli enti locali. In questo campo Berna ‘docet’. I Comuni, però, hanno uno strumento dalla loro per gestire il dossier (e le domande di costruzione): il Piano regolatore (Pr). Per disciplinare la geografia delle antenne sul proprio territorio occorre, infatti, far leva su una variante pianificatoria; come peraltro suggerito a suo tempo dal Dipartimento del territorio. Solo così sarà possibile, in sostanza, creare una sorta di gerarchia fra le zone dove c’è modo di sistemare le stazioni tecniche e le aree sensibili fuori dalla portata delle onde elettromagnetiche. Nel Mendrisiotto già cinque Comuni hanno deciso di rivedere il Pr in tal senso (vedi infografica); e la procedura è in corso. Presto a loro si aggiungerà Stabio, che però si accinge a compiere un passo in più: istituire una zona di pianificazione, preludio alla revisione dei piani. La strategia è stata messa a punto lunedì dal Municipio e ora si è pronti a passare all’azione. Anche perché, in attesa che la procedura si compia, le richieste per altri impianti saranno ‘congelate’. Il cammino è ancora lungo – l’incarto dovrà passare al vaglio cantonale e approdare davanti al Consiglio comunale – e di sicuro non è in discesa, ma l’esecutivo del Comune di confine ne è ben consapevole. «L’iter richiede il suo tempo, ma dà corpo a una prassi democratica. La nostra volontà, del resto, è chiara – ci dice il sindaco Simone Castelletti –: non intendiamo lasciare nulla al caso. Ecco per quale motivo è importante definire le regole del gioco, rendendo partecipe la popolazione e tenendo presenti le esigenze delle società di telefonia». Aziende che mirano a adeguare la rete delle antenne alle nuove tecnologie e ai nuovi servizi per il popolo dello ‘smartphone’.
Stabio, dal canto suo, come ci fa capire il sindaco, adesso pensa a salvaguardare l’utilizzo del territorio (con la zona di pianificazione) e a regolamentare ubicazioni e modo di costruzione delle antenne con il Piano regolatore. In altre parole, mira a trovare una «soluzione equilibrata», armonizzando altresì l’introduzione delle antenne nel paesaggio circostante. Questo approccio, ribadisce Castelletti, darà gli strumenti per analizzare palmo a palmo il territorio comunale. «Così potremo delineare i comparti sensibili: penso a quelli nelle vicinanze di residenze e istituti scolastici. Lì la presenza di impianti andrà evitata», conferma. Alcuni Comuni, riconosce, hanno ammesso di avere le mani legate. «Ed è vero –. La pianificazione, però, permette di sapere dove si possono autorizzare le antenne e dove no. Dando così risposte concrete ed esaustive nell’interesse di tutti gli attori in campo». Quindi sarà il Pr a dire se il luogo scelto da Swisscom per sistemare una stazione per la telefonia, a ridosso della Coop e a due passi dalla casa comunale – al momento la domanda non è ancora stata pubblicata – rientra nelle zone ‘verdi’ o in quelle ‘rosse’. E se un progetto risulterà in contrasto con le regole ancorate alla mappa del paese, si potrà rifiutare la licenza; e nel segno di uno strumento che compete ai Comuni e in linea con le normative superiori.
Una cosa, ad oggi, è certa: la strada imboccata dal Municipio ha ricevuto il beneplacito della Sezione dello sviluppo territoriale, consultata sull’idea di adottare una zona di pianificazione, tra le misure di salvaguardia a disposizione di un Comune e la cui durata potrebbe arrivare anche a 5 anni. A corroborare la scelta, d’altro canto, non vi è solo il diritto di un ente locale ad autodeterminarsi – in questo caso a livello pianificatorio –, ma altresì la legittimità a cautelarsi da eventuali problemi ed effetti indesiderati per cittadinanza e territorio. Ancora una volta, dunque, le parole chiave sono due: interesse pubblico; che qui si invoca. Le Compagnie potrebbero impugnare la modifica di Pr (in cinque Comuni lo hanno fatto)? Si correrà il rischio.