Un gregge è comparso mercoledì nella zona del percorso vita per poi, si presume, rientrare in Italia. Una segnalazione non nuova per la Polizia
«Non avevo mai visto così tante pecore tutte insieme». L’incontro, mercoledì mattina, l’ha fatto una cittadina di Stabio sul prato delle tre croci, nella zona del percorso vita. Una passeggiata come tante, al fianco di un’amica e del suo cane, interrotta da un insolito rumore di campane. «Su richiesta della mia amica, sono andata avanti io e ho visto 2-3 pecorelle – ci racconta la donna –. Le ho incitate a salire». Finita la scala, ecco la scoperta. «C’erano tra le 80 e le 100 pecore e altre continuavano a entrare dal confine: sembrava proprio che stessero saltando la rete». Un attimo dopo è comparso un uomo, il pastore, attorniato da cinque cani che, in un italiano stentato, ha chiesto alla nostra interlocutrice se avesse visto un maremmano. «Ho risposto di averne visto uno. Mi ha detto di fare attenzione perché sono cattivi. Mi sono arrabbiata: quella è una zona frequentata e lui mi ha detto che se il maremmano aveva seguito le pecore potevo però stare tranquilla... Tranquilla al punto che uno degli altri cani mi ha fatto vedere i denti e che il cane della mia amica è stato aggredito quando mi ha raggiunto».
Le due donne sono tornate indietro, hanno sollecitato l’intervento della Polizia comunale di Stabio e avvertito dell’insolita presenza due persone che, con il loro cane al guinzaglio, si stavano recando al percorso vita.
Quando gli agenti della polizia sono intervenuti sul posto, non hanno trovato nessuna traccia del gregge che, unitamente al pastore e ai cani, ha verosimilmente fatto ritorno in Italia. Come spiegare, quindi, quanto successo? Dalla Polizia comunale di Stabio ci spiegano che quanto accaduto mercoledì può essere collegato con la transumanza degli animali e un confine caratterizzato da prati, per lunghi tratti senza rete o segnali. Verosimilmente il gregge potrebbe essere stato attirato dalla presenza di un bel prato dove poter mangiare. Il fenomeno non è comunque nuovo. Già in passato è infatti capitato che un pastore facesse entrare il suo gregge sul territorio svizzero e che lo stesso gregge, a distanza di poco tempo, trovasse dimora in Italia, su un terreno non lontano dalla linea di confine. Queste ‘entrate illegali’ lungo il confine verde hanno interessato anche branchi di cinghiali e cani, poi restituiti ai proprietari grazie al microchip. Nell’errore possono incappare anche ciclisti o chi va a spasso con il cane. Il consiglio non può quindi che essere quello di avere sempre un documento di identità.
Ma torniamo alle pecore e a quanto vissuto dalla cittadina di Stabio. «Non voglio metterla giù dura, anche se mi sto chiedendo ancora adesso dove possano essere queste pecore – conclude la nostra interlocutrice –. Ma per noi è stata una situazione di pericolo e per questo abbiamo chiamato la polizia. Cosa sarebbe potuto succedere se nell’area del percorso vita ci fosse stata una scolaresca? Personalmente non ho mai avuto timori a frequentare quella zona e voglio continuare ad andare in giro tranquilla». La preoccupazione è legata soprattutto alla presenza dei cani liberi. Per prevenire situazioni sgradevoli, ed evitare richiami, la polizia ricorda che in un’area boschiva il cane può essere lasciato libero, ma deve sempre rispondere al richiamo del padrone ed essere legato non appena altre persone compaiono lungo lo stesso percorso.