Mendrisiotto

Mendrisio, conti in rosso (ma non troppo)

La Città dimezza il disavanzo ma non riesce a rimettere in equilibrio le finanze. I contributi ‘non governabili’ sono in costante crescita

archivio Ti-Press
4 maggio 2019
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Il clima sta cambiando anche per Mendrisio. Ma se l’ambiente si surriscalda in Città non è per il carico di agenti inquinanti, bensì per le finanze. Stavolta non si è riusciti, infatti, a ribaltare le previsioni a tal punto da cambiare colore ai consuntivi 2018 (come un anno fa). Le cifre del bilancio comunale sono rimaste scarlatte, sebbene non di un rosso profondo come si paventava l’ottobre scorso a preventivo. Per dirla con il sindaco Samuele Cavadini «siamo andati bene ma non benissimo». Resiste, in ogni caso, la tentazione di vedere il bicchiere mezzo pieno. «La buona notizia? Il disavanzo – di 1,4 milioni di franchi, ndr – è stato più che dimezzato». E qui la matematica non è un’opinione: nella finanziaria il deficit veleggiava sopra i 3,6 milioni. A dare fiducia al Municipio, del resto, c’è la piena coscienza di non essere venuti meno a un impegno: limare là dove era possibile la spesa pubblica. A dare una mano, poi, sono venute in soccorso le entrate fiscali extra, alquanto pingui. Solo di sopravvenienze si sono registrati quasi 2,9 milioni. Per non parlare delle imposte alla fonte attinte dalla forza lavoro frontaliera e degli effetti della mini amnistia fiscale. Ciò non ha impedito, comunque, di erodere un altro po’ il capitale proprio (che rimane sopra la soglia, anche psicologica, dei 20 milioni) e di riaprire la discussione sul moltiplicatore – oggi al 75 per cento – dentro le stanze dell’esecutivo, ma soprattutto nell’aula consiliare. Sia chiaro, il 2018 di Mendrisio è stato anche l’anno dei grandi investimenti: se ne sono messi in cantiere per 31 milioni (a cominciare dagli 11 milioni e oltre destinati alla costruzione dell’autosilo al campus Supsi). «Bisogna tornare al 2014 per ritrovare una cifra altrettanto importante (25 milioni, ndr)», fa memoria Cavadini. L’autorità cittadina, però, è ben consapevole dell’andamento delle cose. «L’allerta – ammette ancora il sindaco – resta alta: nel futuro le finanze saranno un tema dell’esecutivo. Sappiamo di non dover allentare la presa: ci aspettano anni impegnativi e incerti sul fronte delle entrate». E qui vengono alla mente i numeri degli introiti fiscali delle persone giuridiche (le aziende, in sostanza), in calo se paragonati alle stime originarie con i 14,1 milioni registrati a gettito base (quasi 3 milioni in meno). Ecco che la missione oggi è inseguire la stabilità finanziaria. «Non possiamo trascurare il fatto che il nostro disavanzo si inserisce in un contesto globale di enti pubblici, come Confederazione e Cantone, che mostrano avanzi milionari – rende attenti, dal canto suo, Marco Romano, che ha assunto da poco la direzione del dicastero Finanze –. Non solo: i Comuni vicini sono in una situazione migliore, tanto da ridurre il moltiplicatore. Il che funge da attrattore nei confronti delle aziende: l’ho toccato con mano quando era a capo del dicastero Economia». Questo, si legge fra le righe, non è ancora il momento di sbilanciarsi, l’impressione però è che prima o poi una decisione politica sul moltiplicatore andrà presa pure a Mendrisio. Anche perché l’aliquota aritmetica (ora al 77,6 per cento) sta crescendo dal 2016 ed ha ormai superato quella politica. Di sicuro, concede Romano, «andranno ponderati i diversi interessi in gioco». A rasserenare l’orizzonte, per ora, ci sono «i segnali oltremodo positivi» che giungono da parecchie ditte, attive soprattutto sul mercato delle esportazioni, dopo la chiusura dei bilanci 2018. Al Comune non rimane che attraversare questa «stagione di transizione», tenendo un occhio fisso sulla spesa e l’altro sulle entratesalvagente che rappresentano pur sempre l’eccezione, come ribadisce il capodicastero Finanze.

Casa da gioco, doppio contributo

E la Città ha voltato pagina anche alla voce ‘Admiral’. Chiusa la vertenza con il casinò e rinegoziati i patti (modulati sulla cifra d’affari), sono tornati a fluire i contributi. Doppio l’introito incassato dal Comune: il primo di 4 milioni, una sorta di ‘forfait’ per il periodo 2013-2017, il secondo di 355mila franchi, quale quota annua per il 2018. Un importo che è stato riversato per 915mila franchi sulla gestione corrente e per i restanti 3,4 milioni sul finanziamento dei lavori al Centro culturale ‘LaFilanda’.

'Con il Cantone? Adesso ci vuole maggiore severità'

I toni sono sempre pacati: non è che Mendrisio stia per scendere sul piede di guerra con il Cantone. Certo è che i contributi che escono dalle casse della Città e sono destinati a entrare in quelle dello Stato lievitano e pesano sempre di più sul budget comunale. Insomma, i costi che non possono essere governati a livello comunale superano quelli che emanano dalla politica locale. Del resto, le cifre allineate a consuntivo parlano chiaro. Un solo esempio: “L’importo a favore del Cantone sul conto corrente Stato-Comuni – si legge nell’analisi al bilancio – è aumentato di 390mila franchi”. Il risultato? A fine anno il totale restituiva quasi 4 milioni e 800mila franchi. Ora, dentro le stanze del Municipio sono più che convinti che per rimettere in equilibrio le finanze – e soprattutto spese ed entrate – ci vuole rigore. In effetti, come ripete il capodicastero Finanze Marco Romano, «sulle spese governate servono ottimizzazione, risparmio e assoluto rigore». E questa è una delle due misure che per il municipale fa parte della ricetta antidisavanzo. Ma c’è anche un altro punto: «Occorre – conferma – una maggiore severità verso il Cantone». E spiega: «I costi non governabili sono in costante crescita e non danno margini di manovra all’esecutivo. La situazione di maggiore equilibrio delle finanze cantonali ci porta, quindi, a chiedere un maggiore rispetto dell’autonomia comunale e, appunto, pure un maggiore equilibrio tra i compiti e le spese cantonali e i compiti e le spese comunali». D’altra parte, se i rimedi individuati dalla Città per rimettere in sesto i bilanci non avranno effetto, rammenta ancora Romano, si andrà a intaccare inevitabilmente il ‘patrimonio’ del Comune, l’anno scorso in calo rispetto al 2017 (è passato dai 23,8 milioni del 2017 ai 22,4 milioni del 2018). «E noi – rilancia Romano – non vogliamo entrare in una spirale che porta a erodere il capitale proprio. Il che avrebbe peraltro un riverbero sulla capacità di investimento, oggi ancora notevole. È fondamentale, insomma, cercare e trovare la stabilità finanziaria». Resta da vedere come sarà declinata l’intenzione di essere più severi con il Cantone.