L'Istituto di Riva San Vitale progetta una struttura per minori in difficoltà negli spazi dell'ex villa Brenni
Adolescenti con una vita difficile e la possibilità di trovare una rete sociale di supporto. All’Istituto San Pietro Canisio di Riva San Vitale ci si lavora ormai da sei anni. Tutto è nato nel 2011 come un esperimento e si è trasformato, nel 2013, in un progetto, Arco, che non solo ha colmato una lacuna in Ticino, ma ha saldato una iniziativa che vede in campo, fianco a fianco, pubblico e privato sociale (cfr. ‘laRegione’ del 23 ottobre 2013 e del 24 novembre 2012). Oggi la Comunità socio-terapeutica, che si prende cura di ragazzi fra i 15 e i 18 anni, ha l’opportunità di crescere ancora. E di farlo fuori le mura dell’Istituto, in territorio di Mendrisio. Da un paio di settimane è sul tavolo del Municipio e dei tenici della Città una domanda di costruzione che si prefigge di trasformare l’ex villa Brenni in un foyer per minorenni. Il Centro, che si intende ribattezzare Archetto, nei piani avrà la capacità di ospitare in permanenza 8 giovani e 2 educatori. L’intervento prevede, da una parte, di mettere mano all’edificio di inizio Novecento (risale al 1908), dall’altro di realizzare un nuovo stabile su un piano suddiviso in quattro padiglioni. L’investimento annunciato supera i 2 milioni di franchi. Mentre il cantiere si protrarrà sull’arco di 14 mesi.
L’abitazione padronale e il suo grande giardino all’angolo tra via Beroldingen e via Brenni a Mendrisio è riconoscibile per la sua torre d’angolo. Di proprietà della Diocesi di Lugano, la villa in stile Liberty, come dichiarano decori e mosaici in vetro colorati, è destinata, quindi, a cambiare vocazione, con tutti i suoi 1’816 metri quadri di superficie. Il progetto firmato dallo studio Nasi Mazzucchelli architetti di Lugano si articola, come detto, in due fasi. La prima prospetta la ristrutturazione della casa su tre piani (due nobili fuori terra); la seconda immagina la creazione di altri spazi nel parco – con un sistema prefabbricato – con finalità didattiche e di sostegno psicologico.
In questo modo all’interno della villa, alla quale in futuro si accederà dal giardino e che sarà dotata di ascensore (per abbattere le barriere architettoniche), al primo piano si farà posto a 7 camere (4 singole, due doppie e una per l’educatore), mentre fra il piano terra e il seminterrato si collocheranno sala polivalente e per riunioni, la cucina (industriale e per gli ospiti), il locale gioco e una sala cinema per i ragazzi, oltre a vani di servizio e tecnici (dalla lavanderia alle celle frigo, passando per un deposito). La costruzione ex novo, invece, sarà sviluppata, come si illustra nella relazione tecnica,“con l’idea di creare dei padiglioni nel parco”, che saranno poi collegati “da un percorso in parte coperto, ma sempre permeabile alla luce e al verde circostante”. Questa modalità strutturale darà così la possibilità di ridistribuire le diverse funzioni psicopedagogiche. Di conseguenza si farà posto a sale di attività e riunioni – che potranno, si spiega, essere unite per ottenere uno spazio più ampio –, a un ufficio polivalente, due locali per la psicoterapia e all’ufficio per la direzione. Da progetto si agirà pure sull’esterno: nel giardino saranno tracciati, infatti, “nuovi percorsi e aree gioco a disposizione degli ospiti della struttura”, e in una zona ad hoc saranno ricavati 5 posti auto. Definiti i passi dell’intervento, una volta ricevuto il parere comunale – i promotori aspirano alla licenza edilizia –, ci si potrà concentrare a consolidare quell’approccio terapeutico e quel dialogo che Arco ha aperto con genitori e adolescenti. Una Comunità che da tempo ormai offre un luogo dove crescere e trovare protezione.