Il sequestro risale al mese di giugno. L'imputato, un cittadino francese di 42 anni, era convinto che nella sua auto ci fossero 5 chili di marijuana
Quando, lo scorso giugno, è partito dall’Albania per raggiungere la Svizzera, era convinto di trasportare cinque chili di marijuana. Fermato alla dogana di Chiasso, l’uomo, un 42enne cittadino francese nato in Albania, è invece stato trovato in possesso di 11,267 grammi di eroina (grado di purezza variante dal 34,8 al 48,7%) che, se immessa sul mercato nero, avrebbe portato a un guadagno di oltre mezzo milione di franchi. La Corte delle Assise criminali di Mendrisio lo ha condannato oggi a 6 anni di detenzione e lo ha espulso per 7 anni dalla Svizzera. La Corte presieduta dal giudice Mauro Ermani ha confermato l'atto d'accusa del procuratore Nicola Respini. «Non è un disperato senza alternative – sono state le parole di Ermani durante la lettura della sentenza –. Ha un permesso di dimora (in Svizzera interna, ndr), le indennità di disoccupazione e, nonostante i debiti, le veniva riconosciuto il minimo vitale».
Durante il processo il 42enne ha ricordato quei giorni di giugno, quando si è recato in Albania per visitare la famiglia e partecipare a una festa religiosa. Al bar ha incontrato «dei ragazzi che mi hanno proposto questo viaggio» e ha consegnato a uno di loro la macchina. «Un caso – ha risposto l'imputato pressato dal giudice –. Conosco questa persona solo con il soprannome. Mi hanno detto che avrebbero fatto qualcosa alla macchina per nascondere la droga». L'eroina era celata in un vano appositamente creato tra lo schienale del sedile posteriore e il vano bagagli dell'autovettura con targhe zurighesi di proprietà dell'imputato. Un nascondiglio che le Guardie di confine, al momento del controllo, hanno notato subito. «Non è stata la prima volta che mi chiedevano di fare un trasporto, ma ho sempre rifiutato», ha aggiunto il 42enne. In giugno ha accettato «perché ero nel momento peggiore». Il compenso promesso era di 5mila euro. Somma che gli ha fatto pensare di avere in auto 5 chili di marijuana. «Avessi saputo che si trattava di eroina non lo avrei fatto», ha precisato l'uomo che ha pure ammesso di non avere controllato cosa gli era stato messo nella vettura e di non sapere nemmeno come aprire il nascondiglio. I controlli hanno evidenziato che nella vettura c'erano anche tracce di cocaina. «La macchina è stata via 4-5 giorni, non so cosa abbiano fatto», sono state le giustificazioni dell'imputato. Sulle sue mani e sulla sua fronte sono state trovate tracce di eroina. «Io non ho mai toccato lo stupefacente – ha risposto ancora il 42enne –. Il mio errore è stato quello di lasciare la macchina a loro: forse quando è stata caricata hanno toccato anche altre parti della vettura».
Il procuratore pubblico Nicola Respini ha proposto una condanna a 6 anni e 6 mesi di detenzione e 10 anni di espulsione. «Ha accettato il rischio di portare con sé qualsiasi sostanza per motivi egoistici». L'avvocato Barbara Pezzati si è invece battuta per una condanna contenuta in 3 anni evidenziando il «ruolo passivo» del suo assistito. «Non ha cercato qualcuno che gli cercasse un ruolo come trasportatore di droga, è stato un semplice gregario». Tesi, quest'ultima, che non ha trovato il consenso della corte. «È andato in Albania con due cellulari sapendo cosa andava a fare e che nell'auto non c'era marijuana ma droga più pericolosa – sono state le parole del giudice Ermani –. Era ben addentro a queste attività: il suo tenore di vita fa a pugni con uno che vive con il minimo vitale». La sua colpa, ha concluso il giudice «è oggettivamente grave già solo per il quantitativo ed è mitigata solo dal fatto che l'eroina non è entrata nel mercato; ed è altrettanto grave anche soggettivamente perché ha agito per puro lucro. Anche se non è stato l'organizzatore vero, il suo ruolo non è stato quello di semplice e puro mulo. È infatti poco verosimile che un trafficante affidi quantitativi così importanti a una persona che conosce poco e lo faccia passare per diversi valici solo dopo un incontro al bar».